sabato 12 dicembre 2020

Rossini sul Bel Canto

Rossini sul BEL CANTO

ROSSINI SUL "BEL CANTO" :

«Il "bel canto" è costituito da tre elementi:
1° Lo strumento — la voce — lo "Stradivari", se volete;
2° La tecnica, ossia i mezzi per servirsene;
3° Lo "stile" che ha come ingredienti: il gusto e il sentimento.

In primo luogo parliamo della voce, dello strumento che bisogna formare. Il fatto è che la natura ahimé! non crea un organo perfetto in tutte le sue parti, così come un pino non fa nascere uno "Stradivari". Come è necessario un liutaio per costruirlo, così sta al futuro cantante produrre lo strumento di cui intende servirsi. E in questo caso il lavoro è ben più lungo e arduo!
In passato, presso i miei connazionali, si facilitava questo compito: si rimediava alla mancanza di compiacenza della natura, fabbricando dei "castrati". Il mezzo, è vero, era eroico, ma i risultati erano meravigliosi. Ho ancora potuto ascoltare qualcuno di questi "ragazzoni" quando ero giovane.
Non potrò mai dimenticarlo. La purezza, la miracolosa flessibilità di queste voci e soprattutto il loro accento così estremamente "penetrante", tutto ciò mi aveva commosso, affascinato al di là di ogni parola. (...)»
Poi, dopo aver dato qualche dettaglio sullo straordinario virtuosismo dei "castrati", il maestro proseguì :
«Ah! sì, a quei tempi, era un lavoro ingrato la formazione della voce, dello strumento.
Si cominciava lavorando esclusivamente all'emissione pura e semplice del suono. L'omogeneità dei timbri, l'uguaglianza tra i registri, questa era la base della formazione sulla quale si basava il resto degli studi. Questo insegnamento pratico constava di almeno tre anni di esercizi. (...)

Quando finalmente l'organo aveva acquisito la flessibilità e l'uguaglianza volute, ossia una volta che il futuro cantore era in possesso del suo "stradivari", soltanto allora cominciava ad imparare a "servirsene" : LA TECNICA; essa comprendeva l'impostazione, la tenuta dei suoni e tutti gli esercizi di virtuosismo: vocalizzi, gruppetti, trilli, etc.»
— «Per tre anni,» interruppe l'Alboni, «il mio insegnante di canto m'ha tenuto su un'unica pagina che possiedo ancora e che da sola contiene tutti i tipi d'esercizi accademici di tenuta dei suoni, d'agilità, etc.»
— «E che t'ha insegnato», aggiunse Rossini, «a costruire il suono in modo un po' diverso rispetto ad oggi; perché attualmente i cosiddetti cantanti sono, bisogna ammetterlo, degli strani discepoli. Mentre un lungo apprendimento è necessario per suonare il clarinetto, strumento "già pronto all'uso", loro, confidando con presunzione in uno strumento "che non è per nulla pronto all'uso", ossia una voce rozza, disomogenea, mal impostata, affrontano il pubblico senza batter ciglio, non sanno condurre una nota senza ricorrere a una sorta di ripetizione, non la lasciano estinguersi naturalmente senza un colpo di glottide che ha l'aspetto di un singhiozzo interrotto» (...)

I principi del Bel Canto esposti da Gioachino Rossini - Passy 1858

Egli proseguì così: «Dopo questo, cominciava il lavoro sulle vocali. Ecco in cosa consisteva: l'impostazione dei suoni e i vocalizzi si eseguivano dapprima su ciascuna vocale, una alla volta, "a", "e", "i", "o", "u", poi si facevano scorrere progressivamente quest'ultime, tutte e cinque, su una nota dello stesso valore o su un gruppo di note.

Per esempio:

A E I O U [sul Do tenuto]

A [do-si-la-sol] A [do-si-la-sol] A [do-si-la-sol] A [do-si-la-sol]
E [do-si-la-sol] E [do-si-la-sol] I [do-si-la-sol] I [do-si-la-sol] etc.
A [do-si-la-sol] E [do-si-la-sol] I [do-si-la-sol] O [do-si-la-sol] U [do-si-la-sol].

Questo sistema si applicava su tutte le note tenute e su tutti gli esercizi, che si complicavano all'infinito.

Lo scopo era di arrivare al punto in cui il suono, per quanto possibile, non variasse di timbro e di intensità, nonostante i movimenti della lingua e delle labbra, provocati dalla successione delle vocali, ora aperte, ora chiuse. In questo modo si ottenevano delle "o" che non sembravano uscire da un megafono, delle "e" che non assomigliavano al verso gracchiante di una raganella e delle "i" che non erano preparate "à la vinaigrette"; questa era una delle parti più delicate dell'insegnamento. Allo studio delle vocali seguiva quello dei dittonghi, delle consonanti, dell'articolazione, della respirazione etc. Si badava soprattutto che il suono si propagasse grazie all'aiuto del palato della bocca. Questo, in effetti, è il trasmettitore per eccellenza di una bella sonorità. E in questo bisogna ammettere che la lingua italiana sembra davvero privilegiata nel promuovere lo sviluppo del "bel canto". "Amâre... bêllo..." Questi "mâ", "bêll", piazzati sul palato e così trasmessi, non son già musica?»

[dal libricino di Edmond Michotte intitolato "Une soirée chez Rossini à Beau-Séjour (Passy) 1858, Exposé par le Maestro, des principes du 'Bel Canto'", 1895 ca. - trad. it. di Carolina Barone]

Esercizio vocale di Rossini per fondere i registri della voce
 

Esercizio di Rossini per fondere i registri della voce:

«Quando, dopo aver rinunciato alla mia carriera teatrale, tornai a insediarmi a Bologna, tutta la mia attenzione continuò a focalizzarsi sull'insegnamento del canto al liceo. Ho appena parlato dell'omogeneità del timbro e dell'equalizzazione dei registri; ecco per esempio un modello d'esercizio che avevo prescritto e grazie al quale ottenni dei risultati straordinari. È facile e l'allievo stesso, essendo dotato di un buon orecchio, riusciva a correggersi da solo». E mettendosi subito al pianoforte, il maestro suonò le seguenti note:

DO5 DO4 DO5 - SI4 DO4 SI4 - SIb4 DO4 SIb4 - LA4 DO4 LA4 - LAb4 DO4 LAb4 - SOL4 DO4 SOL4 - FA#4 DO4 FA#4 - FA4 DO4 FA4 - MI4 DO4 MI4 - MIb4 DO4 MIb4 - RE4 DO4 REb4 - DO4

DO4 DO5 DO4 - DO#4 DO5 DO#4 - RE4 DO5 RE4 - RE#4 DO5 RE#4 - MI4 DO5 MI4 - FA4 DO5 FA4 - FA#4 DO5 FA#4 - SOL4 DO5 SOL4 - SOL#4 DO5 SOL#4 - LA4 DO5 LA4 - LA#4 DO5 LA#4 - SI4 DO5 SI4 - DO5

Dopodiché, continuavamo lo stesso esercizio procedendo per semitoni ascendenti, 'do-do diesis, re-re-diesis, mi, etc.', fino al limite della tessitura vocale, quest'ultima diversa secondo l'età e i progressi del martire o della 'vittima', disse Rossini, scambiando un sorriso con la sua illustre ex-allieva: l'Alboni.
«Senza questa prima disciplina che ha come scopo lo sviluppo dell'unifomità del timbro in tutta l'estensione dell'organo vocale, una voce, per quanto abbondantemente dotata dalla natura, resterà sempre del tutto difettosa. Non è la stessa cosa per il cervello, di cui le migliori facoltà innate, esigono dei lunghi e scrupolosi sforzi prima di raggiungere la pienezza del loro valore?»

[dal libricino di Edmond Michotte intitolato "Une soirée chez Rossini à Beau-Séjour (Passy) 1858, Exposé par le Maestro, des principes du 'Bel Canto'", 1895 ca. - trad. it. di Carolina Barone]

Nessun commento:

Posta un commento