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martedì 16 dicembre 2014

L'insegnamento del Canto Lirico da Maestro ad Allievo

Cari lettori, il nostro appassionante viaggio nel mondo del Belcanto prosegue  oggi mettendo un attimo in disparte le seppur utili "scienze esatte" della foniatria e dei libri, (i trattati nascono per tentare di frenare la progressiva e lenta decadenza del Canto) prendendo in considerazione autorevoli testimonianze dirette di grandi Cantanti che ci hanno preceduto.

Analizziamo quanto dicono il Falsettista Domenico Mancini e il Tenore Franco Corelli, e cioè che il Canto si impara ESCLUSIVAMENTE per trasmissione orale da Maestro ad Allievo.
L'Allievo canta una frase vocale, l'insegnante la ripete correggendola e l'Allievo nuovamente la esegue finché non è esatta.

1 - DOMENICO MANCINI: "IL CANTO SI FA PER IMITAZIONE" - Testimonianza del falsettista Domenico Mancini (Civita Castellana, 1891 - Roma, 1984), rilasciata in una intervista registrata negli anni '50:


Ecco il punto chiave di quanto dice il Falsettista Domenico Mancini nell'intervista:  "Moreschi… mi ascoltò e mi cominciò a dare delle lezioni, ma erano delle lezioni superlative, era sempre lui che cantava, io dovevo imitarlo, perché il canto come tutte le cose, come tutti i mestieri, si fa per imitazione. Era una cosa meravigliosa, io ero incantato dalla sua bellissima voce, e cercavo di imitarlo come ragazzo, avendo una gran passione per il canto." (...) ... "La tecnica...la tecnica è la stessa perché io dovevo imitare Moreschi, lo dovevo imitare, in tutto, come lui faceva, la sua scuola era quella."

Mancini, che intervistato diceva ci volesse l'espansivo ambiente acustico di San Pietro per conoscere bene la voce del castrato e l'effetto che faceva, descrive la voce del suo maestro così: 

"Quella del Moreschi era una voce di soprano, di vero soprano, che si differenzia da tutte le altre in quanto voce naturale che canta tutto di petto, poi quando va in acuto prende la voce di testa, e allora si sente il cambiamento della voce dal petto a quella della testa, è come se fosse un tenore che dal mi bemolle passa alla testa. La tecnica era quella dei cantanti dell’epoca d’oro."

Il Coro della Cappella Sistina nel 1904, diretto dal Castrato Domenico Mustafà (ultima fila, 5° da destra) e Alessandro Moreschi (fila centrale, 4° da destra)

2 - FRANCO CORELLI: "Si iniziava così, io facevo una frase o un vocalizzo, lui immediatamente la riprendeva, e mi diceva: "guarda, noi non ci fermiamo mai, cioè, fino a che io non mi fermerò tu la dovrai rifare, perché solo allora in questa maniera tu capirai che la nota, il vocalizzo o la frase va bene"; e allora era un vocalizzo dietro l'altro, una frase dietro l'altra..."




BREVE BIOGRAFIA DEL FALSETTISTA DOMENICO MANCINI:

Domenico Mancini fu allievo del celebre castrato romano Alessandro Moreschi (1858-1922), soprannominato "l'angelo del Vaticano", fu poi falsettista della Sistina (1939-1959) ed anche professore d'orchestra (come contrabbassista) nelle orchestre romane del teatro dell'Opera di Roma, del Teatro Augusteo e dell'Orchestra di Santa Cecilia.

La preparazione con Moreschi, iniziata nel novembre del 1904, gli permette l'ammissione alla Schola Cantorum di San Salvatore in Lauro a Roma, scuola dove hanno avuto la prima formazione musicale tanti celebri cantanti e maestri, fra i quali si annoverano il baritono Giuseppe De Luca, il basso Nazzareno de Angelis, il basso buffo Salvatore Baccaloni, il compositore Goffredo Petrassi, il compositore e direttore d'orchestra Bonaventura Somma, con il quale fu legato da una lunga amicizia.

Nel 1907 viene ammesso al Liceo Musicale dell'Accademia di Santa Cecilia, dove si diploma nel 1913 in contrabbasso.
Nel 1919 prende parte, insieme al coro delle Basiliche Romane, diretto dal Maestro Mons. Raffaele Casimiri ad una tournee negli Stati Uniti e in Canada. Sempre con lo stesso maestro partecipa a concerti in Francia, Belgio, Olanda e Svizzera. Con il Maestro Mons. Lorenzo Perosi partecipa nei primi anni Venti a diversi concerti tenuti in tutta Italia.

Nel 1922 è nel coro della Cappella Giulia in Vaticano chiamato dal Maestro Boezi che lo sceglie per rimpiazzare il posto di Moreschi come solista soprano - falsettista. Nel 1935 quando Mons. Lorenzo Perosi ottiene il ripristino del Coro della Cappella Sistina, il suo nome è il primo nella lista dei cantori presentata per l'approvazione della Santa sede.
Per un cinquantennio, prende parte come solista a tutte le più importanti cerimonie liturgiche della capitale, con i maestri Boezi, Renzi, Perosi, Cometi, Casimiri, Refice, Antonelli e Somma. Ha legami con quasi tutto il mondo musicale romano dell'epoca!

Ritornando al suo maestro di canto, chiamare come è stato fatto Moreschi "l'ultimo castrato" non è esatto. L'ultimo castrato solista della Sistina, sì, ma nel coro di quell'epoca c'erano altri sei castrati, molti di cui cantavano durante le sedute di 1902 e 1904: Giovanni Cesari (1843-1904), Gustavo Pesci (1833-1913), Giuseppe Ritarossi (1841-1902), Domenico Salvatori (1859-1909), Vincenzo Sebastianelli (1851-1919), e Giosafat Vissani (1841-1904). Dopo il "motu proprio" di Pio X del novembre 1903, quelli che c'erano ancora nel coro erano tenuti ad esaurimento e maturazione della pensione ma cantavano sempre meno.





Fotografia di Mascagni firmata "Al carissimo Prof. Alessandro Moreschi con stima e affetto, Roma 1898"
Il Tenore Franco Corelli (a sinistra) con il Tenore Giacomo Lauri-Volpi al pianoforte