lunedì 2 dicembre 2019

La voce e l'arte di Fanny Tacchinardi-Persiani, nei giudizi critici della sua epoca (1832-1858)


Voce di "usignolo", fu la creatrice assoluta dei seguenti ruoli sopranili:
- Rosmonda in "Rosmonda d'Inghilterra" di Donizetti (27 febbraio 1834, Firenze)
- Lucia Ashton in "Lucia di Lammermoor" di Donizetti (26 settembre 1835, Napoli)
- Il ruolo del titolo in "Pia de' Tolomei" di Donizetti (18 febbraio 1837, Venezia)
- Erminia in "Il fantasma" di Giuseppe Persiani (14 dicembre 1843, Parigi)

Inoltre, dopo la prematura scomparsa della Malibran, che era stata la prima interprete di Ines nella "Ines de Castro" di Giuseppe Persiani, fu colei che fece trionfare la seconda versione della "Ines", composta dal marito Persiani, già nel 1836-'37 in Italia (Bologna, Venezia) e poi all'estero (Parigi e Londra, 1839-'40). In questa seconda versione, vi sono varie differenze rispetto alla prima versione per la Malibran, a cominciare dalle "tessiture" che dal trio Malibran-Duprez-Porto vengono spostate a quelle del trio Tacchinardi Persiani-Rubini-Lablache. La celebre romanza sopranile CARI GIORNI mantiene sostanzialmente la melodia originale ma variano il tempo, la scrittura dell'accompagnamento e la conclusione dell'aria che invece di terminare con un breve La basso (per la Malibran) finisce con un La acuto tenuto a lungo con effetto di "messa di voce" <> (per la Tacchinardi-Persiani). 




In questo articolo, viaggiando nel tempo, sono raccolte alcune impressioni e giudizi critici sulla voce e l'arte della celebre Fanny Tacchinardi-Persiani.
Buona lettura!

Il compositore belcantista GIUSEPPE PERSIANI

N.B. Il compositore recanatese scrisse anche in gioventù, nel 1826, l' "Abigaille", un Oratorio su soggetto biblico, ma in stile operistico, ricco di agilità virtuosistiche, ancora sotto l'influenza di Rossini. In seguito si sposò nel 1830 con Fanny Tacchinardi e compose sempre opere liriche (una dozzina), delle quali la più celebre rimane la "Ines" nella quale prevale uno stile più romantico che ricorda le atmosfere di Bellini e Donizetti.


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All'Esimia Cantatrice Signora FANNY TACCHINARDI PERSIANI, che con sommo plauso sostiene la parte di prima Donna assoluta nell'I. e R. Teatro degli Accademici Avvalorati di Livorno nell'Estate dell'anno 1832.

SONETTO

"Alma gentil che sì profondi in core
Di chi t'ascolta, e vede imprimer sai
Amore ed odio, e quanti affetti e guai
L'umana vita aspergon di dolore!

Lieta la Patria a te plauso ed onore
In questo dì comparte, e ognor sarai
Diletta a questo suolo, ove non mai
E' vano il merto, e la virtù non muore.

Felice te, che sul fiorir degli anni
A non orrevol men che dura meta
Di gloria sol bramosa alzasti i vanni!

Ben dritto egli è che lodi e gloria mieta
Rara virtude, e de' tuoi studj, e affanni
In cor superba andar tu debba e lieta."


(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 20 settembre 1832 - Album Teatrale)


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"IL CENSORE UNIVERSALE DEI TEATRI" del 24 luglio 1833 sulla 'Beatrice di Tenda' con la Tacchinardi-Persiani :

"Chi ascoltò nondimeno questa produzione l'applaudì di frequente: resta però a decidersi, se gli applausi diretti fossero alla composizione od all'esecuzione.
Quest'ultima fu certamente plausibilissima, e stata lo sarebbe eminentemente in ogni caso per la sola protagonista. Questa protagonista è la figlia del sempre celebre artista Tacchinardi, la moglie del sempre accreditatissimo maestro Persiani, che fra la riputazione luminosa di questo padre e di questo consorte spiega una così viva, così vasta, così pura vampa di propria luce, da poter costituir da sè sola un astro di prima e maravigliosa grandezza sul musicale orizzonte. Mi arrivavano nel passato anno i suoi tanti e tutti enfatici elogi: mi si descrivevano i trasporti nell'ascoltarla dei Livornesi. Più tardi da Padova mi si affollavano le acclamazioni: indi, dopo quelli di San-Samuele, molto più splendidi mi descriveva Venezia i suoi trionfi alla Fenice. Ma che cosa erano tutti quei ragguagli in confronto delle attuali sue prestazioni al CARCANO? Oh sublime virtù del canto, quanti hai tu seguaci e proseliti, e quanto scarso ti circonda il numero de' tuoi veraci e degni ministri. In questa tua illustre rappresentante tu fosti ben prodiga de' tuoi più eletti favori, e lo fosti, a mio credere, per risarcirti colla qualità della poca quantità de' tuoi cortigiani. Qui tu ci additi come i tuoi concenti uscir debbano da una umana gola per darci una retta idea della tua eccellenza. Qual musica non prenderebbe anima, colore, sentimento e dolcezza, qual musica non solleverebbe all'estasi del diletto, non ecciterebbe in ogni cuore tutti gli affetti enunciata da questi mezzi con una tal perfezione? Quanto viene a noi da quell'organo invidiabile, tutto procede da un'anima vivamente sentimentale, da una ragion di criterio perspicacissima, da una rara fisica costruzione, dal più squisito senso del gusto (assistito da una feracissima fantasia creatrice) e da un possesso, anzi impero dell'arte meraviglioso. La sola sua voce è ministra di quel tutto spontaneo soavissimo canto, i suoi gesti non accompagnano che il valore della parola; e questa è una delle principali osservazioni per quelle iniziate, che credono di aggiungere effetto alla loro esecuzione accompagnando coi movimenti della testa e delle braccia le diverse frasi del loro cantare. Ma non solo in questa per la nostra eroina accessoria prerogativa, nelle tante altre essenziali e tutte mirabili si specchino le nostre giovani studiose, e ne facciano oggetto di profonda ed assidua meditazione. Quanto essa facilmente ci fa sentire, tutto è fonte per noi di piacere: che se scritti poi si contemplassero que' suoi modi, quasi inconcepibili allora apparirebbero quelle terribili difficoltà, che associate a tanto buon gusto con tanta facilità, precisione ed intuonazione, escono costantemente dalle sue labbra. Questa è la via che conduce alla perfezione: vi possono essere delle altre che arrivino alla stessa meta, ma nessuna certamente migliore e preferibile a questa. Chi sente la forza di conseguirla, segua la signora Fanny Tacchinardi-Persiani, e sulle tracce di questo illustre modello sarà sicuro di non errare. Possa incamminarvisi quella giovinetta, che ora le sta vicina, e che tutta richiama la nostra attenzione."


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"Madama Tacchinardi-Persiani non è grande ma di belle forme: nella sua interessante fisonomia traspare un'ombra di dolce malinconia, e due occhi non meno vivaci che belli fan prova ch'ella conosce cosa sia un intimo sentire. Di sentimento è pure non dubbio indizio tutto il suo modo di rappresentare. Il suo metodo, il modo con cui dice i recitativi, tutto è bello e puro; essa è degna figlia ed allieva di suo padre, il tenore Tacchinardi, sì meritatamente celebrato."

(così viene descritta la persona e l'arte di Fanny Tacchinardi-Persiani, dal corrispondente milanese del periodico "Teatri, arte e letteratura" di Bologna, fascicolo del 1° agosto 1833)


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Fanny Tacchinardi-Persiani, "cantante egualmente sublime in tutti e tre i generi": "EROICA", "BUFFA", "ACCADEMICA"

"(...) al teatro Carcano ebbe luogo una ed ancor più solenne benefiziata. Si trattava di celebrare in questa il mirabile tipo di quel canto, che si vorrebbe abolire, ma che non cessa per questo d'entusiasmare. La signora Fanny Tacchinardi-Persiani ci apparì in quella sera sotto tre aspetti diversi: cantante eroica in un atto della 'Beatrice Tenda'; cantante buffa nella farsa di 'Pucita'; cantante accademica, eseguendo dei pezzi staccati colla carta in mano. In questi ultimi le furono compagni il nostro corrispondente teatrale e filarmonico sig. Giambattista Bonola, e la già più volte sentita signora Maldotti. Il Pubblico fu generoso de' suoi plausi a tutti. (...)
Questa esimia virtuosa grandeggiò eminentemente, come sempre, anche in questa occasione, ed in tutti e tre i generi apparì egualmente sublime. L'udienza molto numerosa, che con tanta attenzione assapora tutte le da lei profuse delizie, si mostrò in quella sera più che mai elettrizzata, e segnatamente accompagnando que' suoi tanti vezzi di azione e di canto, con cui essa riesce di rendere gustosissima anche la farsa di 'Pucita', e spiegò un tanto esaltamento di fanatismo che non si stancava mai di chiamarla sul proscenio alla fine. Le tante volte, ch'io enumerarle non seppi, vi comparì essa per lo più sola, ma anche seco conducendo i suoi compagni, e nondimeno esaurito non era ancora l'universale trasporto, che pareva interessato a persuaderla della insufficienza dei modi capaci a manifestare intiero quel sentimento di altissima ammirazione, ond'esser deve compreso chi ha la fortuna di farsi suo spettatore. (...)"

(IL CENSORE UNIVERSALE DEI TEATRI, 4 settembre 1833)


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GAZZETTA TEATRALE
ROMA.

– Nella stessa sera del 26 si aprì anche il Teatro Valle col Pirata rappresentato del Tenore Poggi. Lo Spettacolo non poteva che ottenere sommi plausi poichè la parte di Imogene è appoggiata all'esimia Cantante Tacchinardi Persiani, di cui noi conosciamo tutti i pregi e che ormai può ritenersi a nessun'altra seconda.

(L'ECO - 15 gennaio 1834)


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Nello stesso mese di febbraio [1834], la sera del 26, alla Pergola di Firenze andava in scena "Rosmunda d'Inghilterra" - opera nuova di Donizetti. Trattandosi d'un melodramma, per noi del tutto sconosciuto, mi pare interessante riprodurre parte d'un articolo comparso alcuni giorni dopo quella prima rappresentazione:

«...Passiamo ora all'oggetto principale, cioè alla musica. Al pubblico piacque assai la prima sera e ne diede segni evidenti al nostro gradito Donizetti con replicati applausi e replicate chiamate al proscenio. Lo avrà forse ispirato la soavità del canto della Tacchinardi-Persiani? Crederemmo certamente che sì. (...) La cavatina di sortita di Duprez (Errico II) è d'un genere grande e Duprez la canta grandemente e in modo da entusiasmare. La stessa emozione si manifesta verso la Tacchinardi-Persiani (Rosmunda). Essa piace immensamente. La voce di questa prima donna non è molto forte, ma così limpida, pura e intonata che si gode tutto il suo talento e nulla si perde di quello che eseguisce con infinita precisione e buon gusto. Chi non riconoscerebbe, in specie nei recitativi, la degna allieva di suo padre?...»

Sempre a proposito della Persiani è notevole una notizia che ci dà la "Palestra" di Napoli. Dopo aver tessuto un lungo articolo di lodi intorno a questa cantante per la mirabile esecuzione della leggiadrissima opera del Fioravanti "Le cantatrici villane", quel giornale così scrive:

«La Tacchinardi-Persiani, che contribuiva così mirabilmente all'esito delle Cantatrici, non ha, disgraziatamente, nell' "Elisir d'amore" che ristrettissimo campo di farci gustare le tanto rare bellezze del suo dolcissimo canto, ed è stata questa cagione non lieve dello scarso effetto di quest'opera. Prova ne sia il vero fanatismo che ha destato il suo duetto con Lablache (Dulcamara) ed un' "aria" scritta appositamente per lei da Donizetti, aria che può dirsi veramente un parto felice dell'estro vivace del maestro bergamasco e mal potrebbesi con parole spiegare di quanto brio e nuovità sia intessuta».

Orbene, di quest' "aria", intercalata dal Donizetti in quella riproduzione dell' "Elisir d'amore" a Napoli, oggi noi non conserviamo traccia. E' strano.

(in: Gino Monaldi - "Cantanti celebri del secolo XIX" - Roma, Nuova Antologia, 1907)


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Giudizio critico sul trionfo della Tacchinardi-Persiani in "Beatrice di Tenda" e sul maestro Giuseppe Persiani intento alla composizione della sua nuova opera "Ines de Castro" :

EMPORIO TEATRALE

Al sig. Direttore del Giornale teatrale di Bologna
Napoli, 7 Dicembre 1834

Mi chiedete notizie de' nostri spettacoli, mentre di esse sono ripiene le pagine de' nostri Giornali; nè di ciò mi sorprendo, perchè alcuni di essi (tra quali l' "Omnibus" può vantare un primato) amalgamando la favola colla storia, giungerebbero ad offuscare il vero merito, se non fosse dato ai più sublimi ingegni di corrispondere con isprezzante e compassionevol sogghigno al vano ed irriquieto ronzìo di questi garruli novellisti.
[...] Non abbiamo adunque per ora che la "Sonnambula", opera, che per essere troppo sentita, non deve omai il fanatismo, col quale è accolta, che alla sola Malibran, ma come di questa si è tante volte a sufficienza e convenientemente parlato, così stimo opportuno il darvi invece qualche dettaglio intorno la riproduzione della "Beatrice di Tenda", opera ormai molte volte sentita pur essa, ma che ha destato, fino all'ultima recita, un entusiasmo seralmente crescente. Quest'opera è stata un vero trionfo per la Tacchinardi Persiani che ne è la protagonista, e solo chi l'ha udita può (se non esprimere) comprendere almeno quanto e come a suo talento Ella desti, in chi la mira e l'ascolta, straordinario e possente tumulto d'affetti.
Ma come esprimervi quanto Ella si mostri valente attrice, mentre ogni sua mossa (specialmente nella quarta scena del secondo atto, e nell'ultimo finale) è guidata da sì fino discernimento e da sì profondo sentire che a pochi è dato in questo d'eguagliarla. – Bisogna avere un cuore di pietra per non piangere, allorquando, giunta al momento d'esser guidata al supplizio, esprime al vivo il contrasto della sua virtù e di un possente risentimento, allorchè intende la confessione della sciagurata Agnese che l'ha tradita e calunniata, e quando abbraccia questa sua rivale, svenuta pel dolore, il fa con sì commovente espressione che solo può esserne capace chi al pari di Lei è famigliare alle più generose virtù. – Non parlerò di quel puro sillabare che tanto influisce sullo spettatore e che in lei è prezioso retaggio paterno, non di quel finissimo discernimento, col quale sa scegliere le sue fioriture, nelle quali non bene sapresti se più ammiri l'eleganza ed il gusto, o la finita e facile esecuzione, ma dirò solo che il suo metallo di voce è sì limpido, che le vaste volte di s. Carlo, in cui pur l'udimmo con quest'opera, ne risuonano in ogni punto. – Dopo tutto ciò ben potete comprendere che vano è il soggiungere che può vantarsi di aver meritato ed ottenuto dal Pubblico e dalla nostra intelligentissima Corte quelle dimostrazioni di plauso straordinario che raramente sogliono accordarsi ai più distinti soggetti. – Noi invidiamo ai genovesi il bene di udirla, e non ci voleva che la sola Malibran per compensarci della sua lontananza. – Niente per ora d'interessante ho da aggiugnervi se non che ai primi di gennaio p. v. anderà in iscena l'opera nuova - "Ines de Castro" - che il maestro Giuseppe Persiani sta scrivendo appositamente per la Malibran, e per quanto egli non abbia che ristrettissimo tempo, le sue produzioni ed il suo genio ci garantiscono dell'esito di questa. Così Napoli, che lo nutrì alla scienza musicale, potrà vantarsi di avere sollevato da un vergognoso oblio un maestro che ha diritto a fama non comune.
Credetemi sempre di tutto cuore

Vostro aff. Amico
M. S.

[riportato in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - ANNO 12.mo N° 563–Tom. 22. Bologna, 27 Dicembre 1834]


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 Il 6 aprile 1836, Alessandro Lanari, "appaltatore teatrale", scriveva a Giuseppe Berti, presidente agli spettacoli alla Fenice :

«Il primo ed unico movente che mi ha fatto risolvere ad accudire all’appalto del loro Gran Teatro fu la sicurezza di poter possedere l’impareggiabile artista Sig.ra Fanny Tacchinardi Persiani da tutti gli appaltatori ritenuta la prima artista che esista dopo la Malibran, e tale dichiarata dalla stessa professione, non tanto facile a transigere e donare ad altri il primato; una tal prova ne ha data al R. Teatro S. Carlo in Napoli, e quando questa non agiva, i disordini erano soventi, e l’appalto si trovò obbligato a transigere con altra artista per una riduzione di recite, onde aumentarle alla Tacchinardi, delizia di quel pubblico.
Una delle prove poi più convincenti è l’entusiasmo che quest’artista desta presentemente in Bologna nell’opera "La sonnambula" sostenendo il confronto della somma fra le artiste: della Malibran! costringendo a mandare indietro gli spettatori tutte le sere. L’esempio che Ella saviamente mi porta trovandomi l’eccezione sul volume della sua voce, calcolando da quando nei suoi principij s’intese nel suo teatro, sarebbe ragionevolissimo, per chi non sa che la sua voce d’allora è adesso aumentata del triplo, come del triplo è aumentata in azione ed arte. Per il volume della voce l’esempio di S. Carlo in Napoli parmi possa essere sufficiente. In quanto all’esempio dell’ "Eufemio" per il M° Persiani, mi permetta di sovvenirle prima di tutto le circostanze. [Con] una Pasta, che si aveva e che il pubblico a tutti i costi voleva sentire, […] come poteva sostenersi un’opera con la Del Sere, la Carobbi, o Curioni? A Napoli, ove con ragione si giudicano i maestri, Persiani fu giudicato nella sua "Ines", e nel suo "Danao" riformato, uno dei primi maestri e di fatto, se si eccettua Donizetti, è il migliore che abbiamo. […] Circa la distinta dei spettacoli che Ella desidera, non è tanto facile il potercela dare su due piedi, perché è pur necessario, per il bene della cosa, consultarmi con gli artisti. Per prima opera nuova per Venezia, si potrebbe scegliere fra la "Lucia di Lammermoor" di Donizetti scritta per la Tacchinardi, Duprez, Cosselli e Porto, il "Danao" e l’ "Ines de Castro" di Persiani, sentito che Ella avrà l’esito di Bologna ove fra giorni li daranno tutti due, l’ "Ugo di Parigi" del M° Donizetti, e il "Marino Faliero" del med.° se sarà approvato dalla direzione, e che sto concertando ora.»


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EMPORIO TEATRALE

BOLOGNA. Teatro Comunale. – La Sonnambula dell'immortale Bellini.
(...) – "La leggiadra Amina (signora TACCHINARDI PERSIANI) destò un entusiasmo indicibile. I suoi modi semplici ed ingenui; la sua voce scorrevole, elastica, sonora, intonata, estesissima; la verità con che dimostra la malinconia, il dolore, l'ansia dell'anima, e la tema, e l'incertezza e il sonnambulismo e la gioia; tutto, tutto è sì stupendo da non poter toccarsi più oltre la cima del magistero nell'arte. – E come alla valentia della protagonista tutti prorompono in altissime acclamazioni, e segnatamente poi nella cavatina di sortita, e nel 'rondeau' finale, di cui si chiede mai sempre la replica, così son pur bene accolti gli altri attori compagni della cantrice maravigliosa. (...) Ma senza misura (ci sia lecito ripeterlo) vi ha contribuito la signora TACCHINARDI, giugnendo a generare il più alto furore non in quelli soltanto che poco frequentano il teatro, ma in quelli che sempre vi accorrono, e ne reggono e giudicano le cose con quella perizia che dalla lunga consuetudine si genera."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 28 aprile 1836)


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FIRENZE
" (...) Per contentare gli appassionati ed i non appassionati, si rappresentarono in quelle tre ultime sere [24, 25 e 26 marzo 1836] un atto dei Puritani ed un atto del Danao. Come se l'uditorio si fosse intieramente rinnovato alla PERGOLA, l'universalità trasportata all'estremo grado della gloria innalzò la Moglie cantante ed il Marito maestro. Nei Puritani fu ammirato l'eccellente cantare della Tacchinardi, nel Danao un'ammirazione superlativa eccitò il canto di lei e la musica del Persiani."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA - SUPPLEMENTO AL N. 634 - Bologna – Mercoledì 4 maggio 1836. SPETTACOLI DELLA SCORSA QUARESIMA)


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EMPORIO TEATRALE

– BOLOGNA. La sera del 1. corrente si diede l'ultima recita della SONNAMBULA; il teatro era pieno di spettatori e gli applausi furono immensi e continuati alla grande cantante Mad. TACCHINARDI PERSIANI in tutta l'opera e segnatamente nel suo rondò finale, e, prima e dopo le repliche, furono tali e tanti ch'Essa dovette presentarsi ben otto volte sul proscenio a ricevere gli attestati di gioia di un Pubblico ammiratore de' suoi sommi talenti.

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 5 maggio 1836)


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EMPORIO TEATRALE

BOLOGNA GRAN TEATRO DELLA COMUNE. – DANAO RE D'ARGO.
Musica del signor maestro PERSIANI. Attori. Signore. TACCHINARDI PERSIANI, e VALENTINI. Signori. PORTO, SANTI, POGGIALI, LOMBARDI e
DIAMANTI. Prima rappresentazione la sera del 4 maggio 1836.

(...) – "Maggiore delle nostre forze ci parrebbe pure l'incarico di favellare adequatamente della signora FANNY TACCHINARDI PERSIANI (Ipermestra), se gli applausi di che venne altrove, e dappertutto, onorata codesta egregia, ed i sommi cui Ella seppe costringere i bolognesi, non valessero, meglio di ogni nostro discorso, a mostrare impareggiabile il merito della valorosa cantatrice, che il Pubblico entusiasmato non è mai sazio di applaudire, e di riveder sul Proscenio al finire dello spettacolo. La cavatina di sortita, ed il 'rondeau' finale, specialmente, sono da Essa cantati con tanta perfezione e sublimità da rendere minori del vero le parole qualunque di laude, che si volessero adoperare. – Il signor Porto (Danao) alla robusta e bella voce di basso, che sì lo distingue, unisce nobiltà di azione, e con tanto valore sostiene la parte del greco re, da riscuoterne non lieve plauso in ogni suo pezzo, e più poi nel canto declamato del duetto nell'atto primo insieme alla valentissima Tacchinardi."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 14 maggio 1836)


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– "Madama TACCHINARDI PERSIANI, il dì 22 corr., è stata, in Bologna, fissata pei teatri di Parigi e Londra, col contratto per dieci mesi dall'anno 1837 al 1838, coll'onorario di franchi 80,000.
Essa è pur anche fissata per il teatro la Fenice in Venezia per il carnevale 1836 al 37 coll' onorario di franchi 30,000."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 26 maggio 1836)


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EMPORIO TEATRALE

BOLOGNA. "La Società del Casino ebbe nella sera del 13 scorso maggio un concerto nelle sue sale nel quale cantarono madama Tacchinardi Persiani, li signori Facchini e Porto bassi, ed il signor Monari tenore. L'esimia signora Tacchinardi, sempre eguale a se stessa, sempre universalmente accetta, riescì gratissima anche in Accademia, ove spiegò tutta la maestria del canto e tutta l'agilità di Lei propria nell'eseguire in modo ammirabile, sino a destare entusiasmo, la cavatina dell'Ugo, l'aria del secondo atto dei Puritani, ed il gran quartetto della Parisina. Quest'ultimo pezzo venne cantato in unione dei nominati altri tre soggetti, che seco Lei gareggiarono all'eccellente riuscita del trattenimento."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 4 giugno 1836)


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EMPORIO TEATRALE

BOLOGNA. "La sera della scorsa Domenica 29 maggio ebbero termine le rappresentazioni d'opera in codesto nostro maggior teatro, per la corrente stagione di Primavera. Chiuse le recite l'INES DE CASTRO, del maestro Persiani, del cui felicissimo incontro toccammo di volo nell'ultimo nostro foglio. L'esito di quest'opera fu un vero trionfo sì pel maestro, che per l'inarrivabile sposa di lui, signora FANNY TACCHINARDI, che colse in ogni sera le più belle e ben meritate corone dal Pubblico entusiasmato; corone di che parteciparono i compagni ancora dell'egregia donna, il valentissimo Porto, il tenore Santi, la Debedeilhè. – Non è del nostro assunto il far qui l'analisi dell'ottima poesia del libro del sig. Cammarano, nè di ragionare sul conosciuto merito della musica dell'INES : solo diremo che, scritta quest'opera per la somma delle attrici cantanti, la Malibran, non gli vien meno alcuno de' tanti suoi pregi qualora sia dato vederla e udirla dalla consorte di Lui, che ne dettava le sublimi note. Nè migliore interprete poteva desiderare de' propri sentimenti, il maestro Persiani, chè le pene della infelice consorte di D. Pietro di Portogallo sono sì al vivo ritratte dalla Tacchinardi da costringere all'affanno ed al pianto chiunque se ne faccia spettatore. E ben ne testimoniarono gli applausi che il Pubblico le tributava ad ogni suo pezzo e che maggiori, se pure è possibile, facevansi alla scena finale dell'opera, che le meritò in ciascuna sera innumerevoli chiamate sul proscenio, e sola, e in unione al maestro ed ai valorosi compagni; chiamate che pur eran copiose al finir d'ogni altro atto." (...)

D. S. "Nella sera dello scorso sabato ebbe luogo la beneficiata dell'egregia Tacchinardi Persiani; essa venne onorata dell'augusta presenza di S. M. il Re del Regno delle due Sicilie."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 4 giugno 1836)


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EMPORIO TEATRALE

MODENA. 3 giugno 1836. – "Vi scrivo tuttavia dominato dall'impressione vivissima suscitata in me dalle due prime rappresentazioni della Sonnambula dataci nel nostro teatro Comunale dalla stessa compagnia d'artisti, che per tante sere ha fatti e reciprocamente avuti gli onori del vostro principal teatro. (...)
Son d'avviso che tutto l'uditorio abbia divisa meco un egual soddisfazione; se debbo giudicarlo alle fragorose salve d'applausi colle quali distingueva sopra tutto i soavissimi concenti della tenera Amina (signora Fanny Tacchinardi Persiani) (...)
La signora Persiani, degna di essere noverata fra le prime attrici cantanti del giorno, non deve passare allo straniero insalutata e inestimata da suoi connazionali italiani, a norma de' suoi meriti straordinari. Napoli, legislatrice dell'arte musicale, le ha già reso compiuta giustizia; e noi conformando i nostri a sì decisivi suffragi, dobbiamo riconoscerla uguagliata da poche altre famose donne in ciò che costituisce l'assoluta maestria del canto, secondata da una voce maneggiabile in un grado sorprendente, ed inferiore a pochissime nella grazia, nell'aggiustatezza e nel calore dell'azione. Anzi, a mio singolar modo di vedere, l'ingenuità, la semplicità, 'la bella e vera natura di Amina', sono da lei rappresentate con sì giudiziosi e fini modi di superiore intelligenza, senza esaltazione o sforzi 'da effetto, o esagerazioni fuori di carattere', che se un'altra attrice, comechè eccellentissima per infiniti rispetti, si scostasse d'una linea sola dallo spirito di questa parte quale è creata dalla Persiani, io la patirei di mal grado.
Indubitato è però, che il genio con cui ella sa mettere a profitto il tesoro immenso d'un'arte trasfusa e personificata in lei, non si saprebbe dir più se da tutti gli sforzi possibili allo studio o da tutti i doni della natura, la mettono in grado di servire in un modo stupendo alla varietà, al gusto, all'espressione drammatica, alla frase musicale, con una vena inesauribile, un colorito vivacissimo, un senso, una dolcezza ineffabile, una soavità che incanta, una voluttà che rapisce. Tanti pregi uniti e un esito così felice non hanno paragone fra noi, salvo in bocca di quei modenesi ricordanti ancora il rinomatissimo di lei padre con tal copia di elogi, che lasciava increduli noi giovani finchè venisse la figlia a giustificarli.
Il bravo Porto, il tenore Santi, tutto il resto della compagnia, non che l'orchestra e quasi anche i cori, secondano col massimo impegno e successo la Persiani, anima e vita dell'applaudito spettacolo.
Di questi avremo certamente più da parlare in altr'opera. Non voglio però tacere che nei 'duo' di soprano e basso, fra la Persiani e Porto, la voce robustissima, intonata e saviamente contenuta di questo, coll'altra purissima, d'argento, poetica come l'ultimo canto del cigno, della Persiani, formano un impasto armonico di tal genere, che, secondo me, poche fiate in sua vita sarà dato gustare ad umano udito.
Del resto, taluno ha saputo riscontrare qua e là alcune piccole incoerenze d'azione; ma ... in mezzo a rapimenti, che hanno tanto del sublime, giova esservi alcuna cosa che talora ci sovvenga essere ai mortali conteso il toccare quaggiù alla perfezione. (*)
Gradite ec. F. G. P.

(*) Alla quarta rappresentazione il teatro venne illuminato ad onore di S. M. la Duchessa di Parma, che in unione a questa R. Corte volle assistere al nostro
spettacolo, dimostrandone con benigne parole la più lusinghiera approvazione."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 9 giugno 1836)


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EMPORIO TEATRALE

CESENA – LA SONNAMBULA. – Bologna, 1 ottobre 1836.
" (...) guarite, che siano entrambe queste giovani cantanti, queste belle speranze del nostro teatro, noi confidiamo veder ricalcar con onore quelle scene, delle quali è ora primo astro splendente una Fanny Tacchinardi Persiani, e che malgrado la immensa sua celebrità , nel marzo di quest'anno ebbe anch'essa a soffrire uguale giattura in uno de' principali teatri d'Italia, come si legge nel supplemento al N. 634 di questo Giornale."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 6 ottobre 1836)


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VENEZIA.
Spettacolo della Fenice all'Apollo. – Lucia di Lammermoor, poesia del signor Cammarano, musica del maestro Donizetti.
" (...) I pezzi musicali più graditi furono la cabaletta della cavatina della donna, la Persiani, Lucia, cabaletta bellissima con un preludio sul flauto, sonato egregiamente dal Martoratti, e d'un dolcissimo motivo, in cui la Persiani fa prova di quell'agilità di voce e perfezione di canto che tutti sanno (...) " (Dalla Gazz. di Venez.)

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 9 gennaio 1837)


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VENEZIA.
Teatro l'Apollo. – Ines de Castro. "L' opera del Persiani ha fatto colà maggior effetto (...) "
" (...) lo spartito si resse, e si sostenne; nel qual esito fortunato certo non ebbe poca parte il sommo valore, e l'impegno dimostrato dalla Persiani nella sua parte. Ned è meraviglia a chi pensa ch'ella sosteneva l'opera del marito; ci andava del suo, combatteva 'pro aris et focis'. E nel vero si potrebbe difficilmente far pruova di maggior bravura e perizia di canto, quant'ella ne pose in mostra nella cavatina, nella sua aria, e nel terzetto ch'è veramente, che che se ne potesse dire in contrario, un bel pezzo di musica, e che fece anche grand'effetto nel pubblico (...) La Persiani ha una parte di gran fatica, e l'ultima scena in ispecie, in cui Ines muore combattuta e dal veleno e dalla tempesta di più angosciosi pensieri, è quasi superiore alle sue forze, pure non l'è mancata la lena, e la rappresentò con molto effetto (...) "

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 30 gennaio 1837)


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TEATRI

VENEZIA. Teatro Apollo – Lucia di Lammermoor, musica del Cav. Maestro Donizzetti, buoni versi del Cammarano. Il Conte Pini , ballo tragico di Samengo.
" (...) La Tacchinardi Persiani, quella stessa che a Napoli e in tutt'i teatri massimi d'Italia, ottenne i più luminosi trionfi, quella che è attesa con ansietà a Vienna, a Parigi ed a Londra, si presentò trepidante sulle scene, e la prima sera, vinta dall'agitazione, tutta non potè spiegare quella forza, quella maestria, quel sapere che la collocano fra le prime cantanti del giorno. Il che non fu alla seconda rappresentazione, in cui il Pubblico replicatamente, coll'applauso spontaneo della convinzione, le tributò tutte quelle lodi che merita; quindi è certo che ogni sera diverrà sempre più cara."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 12 gennaio 1837)


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EMPORIO TEATRALE

VENEZIA. Teatro d'Apollo. – Ines di Castro di Persiani, colla Tacchinardi Persiani, la Mazzarelli, Poggi e Cecconi
" (...) Aria e finale della Persiani applauditissima con chiamata; la musica non è delle più moderne, ma havvi assolutamente del buono, e se in altri teatri si fosse eseguita quest'opera come a Venezia certamente sarebbe anche colà stata gustata. La Tacchinardi Persiani è sempre applaudita come meritano i suoi sommi talenti e conosciuta per una grande cantante."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 4 febbraio 1837)


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TEATRI

VENEZIA. Teatro Apollo. – Prima rappresentazione dell'opera nuova Pia de' Tolomei, musica del Cav. maestro Donizzetti, parole del sig. Cammarano. – Esecutori, signore Tacchinardi Persiani, e Rosina Mazzarelli, signori Antonio Poggi e Giorgio Ronconi ec.
(...) – "Il Rondeau finale della Tacchinardi piacque assaissimo, e venne chiamata per tre volte sul proscenio, come pure tre volte anche il Maestro dopo calata la tela, momento in cui vi erano poche persone rimase a tal uopo. L'esecuzione fu impuntabile, la Tacchinardi cantò da quella grande artista che è."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 25 Febbraio 1837)


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VIENNA.
I. R. Teatro di Corte presso la Porta Carinzia.

"Il giorno 13 incominciarono le rappresentazioni dell'Opera Italiana colla Lucia di Lammermoor di Donizetti. (...) La rappresentazione riuscì quale aspettarcela potevamo dai più rinomati artisti italiani; la prima donna, madama Tacchinardi Persiani, è una cantante di bravura tale che difficile sarebbe trovare una che la pareggi. Alla sua abilità nulla è impossibile, e le cose più ardite le riescono sempre colla massima nettezza."

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 24 aprile 1837)


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VIENNA.
I. R. Teatro presso la Porta di Carinzia.

"Ecco le notizie giunteci da colà intorno alla prima rappresentazione data nel detto teatro il 28 dello scorso mese della Sonnambula di Bellini.
La Tacchinardi Persiani fece la parte di Amina, e nell'avviso teatrale dicevasi ch'ell'era tutt'ora indisposta, ma che non aveva voluto che si differisse una rappresentazione aspettata con tanta impazienza. Questo contribuì diggià a disporre gli animi in suo favore; ella fece e cantò la parte di Amina in modo tutto diverso della Tadolini, ma non fu meno applaudita della Tadolini, e giustificò sempre più la gran riputazione ch'ella si era acquistata nella Lucia. Poggi fece la parte di Elvino. Anch'esso era indisposto, per la qual cosa i suoi più bei pezzi non riuscirono bene quanto si poteva aspettare da un simile cantante. Il duetto 'Si affretti il bel momento' fu cantato da lui e dalla Tacchinardi con tale eccellenza, che se ne chiese tumultuosamente la ripetizione. Il teatro era pieno affollato."

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 8 maggio 1837)


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VIENNA.
I. R. Teatro presso la Porta Carinzia

"Anche nell'attuale stagione dall'opera italiana si rappresentarono I Puritani di Bellini, che tanto erano piaciuti l'anno scorso. Quest'opera andò di nuovo in scena il giorno 16 per la prima volta, ed in modo da rialzare ancora le favorevoli impressioni che ci aveva lasciate, e da farla riguardare come bella novità. Nuovi erano i personaggi che rappresentarono le seguenti parti. La signora Tacchinardi Persiani sostenne la parte di Elvira; il signor Lonati quella di Arturo, madama Gentiluomo quella della Regina, il sig. Rebusini quella di padre. Le due colonne dell'opera, Marini e Rigamonti, fecero le parti stesse che avevano fatte prima. Era naturalissimo che in un tale stato di cose l'attenzione universale dovesse essere rivolta ad Elvira, poichè l'anno scorso noi avevamo veduta questa parte interessante fra le mani di una principiante che non poteva soddisfarci particolarmente, mentre ora la sapevamo passata tutto ad un tratto fra quelle di una cantante perfetta. Quanto sorprendente fosse la signora Tacchinardi in quest'opera non può esprimersi che dicendo quale ne fu il successo.
La cantante dopo il duetto con Marini, dopo la sua polonese, fu chiamata fuori tre volte, poi alla fine dell'atto primo, dopo la sua magnifica scena del secondo atto, tre volte ancora, ed alla fine dell'opera fu di nuovo chiamata reiteratamente. Tutti erano presi da entusiasmo per la Tacchinardi. Chi l'ha sentita cantare fino ad ora anche una volta sola, può formarsi un'idea della sua maestria sua; colla Polonese ella rapì – e questa volta l'effetto del suo ammirabile canto fu anche appoggiato da una bella azione e da una tavoletta del più squisito gusto. (...) "

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 29 maggio 1837)


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VIENNA.
I. R. TEATRO PRESSO LA PORTA DI CARINZIA.

" (...) Il giorno 27 giugno, come una delle ultime rappresentazioni dell'opera italiana, si diede la Lucia di Lammermoor di Donizzetti.
Madama Tacchinardi Persiani superò sè stessa; ella non aveva mai cantato bene come cantò questa volta. Si sarebbe detto che volesse rendere la sua partenza più sensibile ai Viennesi. Essa ha avuto l'alto onore di essere nominata Cantante di Corte e di Camera.
La signora Tacchinardi fu chiamata quattro volte insieme a Poggi dopo il primo atto, e sei volte fu chiamata dopo l'aria del delirio.
Il teatro era affollatissimo.
Il giorno 2 di luglio per ultima rappresentazione dell'opera italiana si diedero i Puritani di Bellini.
Quest'opera che abbiamo già udita più volte venne benissimo eseguita, ed in modo da accrescere al sommo grado l'interesse del Pubblico, nel separarsi dagli artisti italiani. Sembrò infatti, che il Pubblico avesse avuto l'intenzione di mostrare agli artisti tutto il suo favore, e questi l'intenzione di mostrarsene sempre più degni. Che le distinzioni maggiori dovessero toccare alla Tacchinardi, la cosa s'intende da sè. Dopo la Polonese, che con somma compiacenza ella ripetè, invece di essere chiamata fuori tre volte come era solito, ella lo fu otto volte; nel secondo atto fu chiamata sette volte, ed alla fine chi avrebbe potuto contare le chiamate? Ma bisogna pur anche dire che quello che fece madama Tacchinardi in questa sera fu il 'non plus ultra' della perfezione nell'arte del canto. Per ben lungo tempo, anzi per sempre, conserveranno i Viennesi la memoria di questa insuperabile cantante, la quale ha reso loro così sensibile la sua partenza unicamente per accrescere il piacere universale quando ritornerà, come speriamo. (...) "

(Cosmorama teatrale, in appendice al COSMORAMA PITTORICO - 10 luglio 1837)


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Paris.—Italian Opera.—Debut of Mme. Persiani.

" (...) It is easy to perceive that Mme. Persiani owes as much to art as she does to nature; and that her talent is 'acquired', and not a gift. It is, however, magnificent by its power, and the extent of its compass. She has all the lower tones of a regular soprano, and, at the same time, an amazing compass above; she rises, without effort, a third higher than any singer we have hitherto heard in Paris, reaching E with ease. We have never heard any other singer go above C*. For execution of rapid passages, up and down the scale, quite faultless; her shake brilliant; 'gruppetti', 'fioriture', every ornament and grace of the most refined school of singing, perfect: perhaps she might be reproached with a super abundant use of ornament. (...) Mme. Persiani is of the same school as the Sontags, the Mombelli, and of Mme. Taccani, who made her debut last year. The Italians consider Mme. Persiani as their best singer."

[* Miss Stephens, in the Mocbing-Bird song, used to go up to F, and repeat the passage, piano.]

(THE MUSICAL WORLD - Nov. 17, 1837)


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Paris.—Donizetti's new opera, ' Lucia di Lammermoor,' has been completely successful at Paris.

" (...) The part of Lucia is by far the most important in the opera. Mme. Persiani, although suffering from indisposition, sustained the character with a degree of talent which seems to encrease daily: she displays at each successive representation, a fund of amazing powers, and means hitherto unknown. It is quite impossible to carry farther the science of vocalization, the ease, the certainty, the good taste, in fine, the art of singing in all its various branches. Mme. Persiani ought, most decidedly, to have a professorship at the Conservatorio, for she is the greatest professor that has appeared for many years on the lyrical stage at Paris."
F.

(THE MUSICAL WORLD - Dec. 22, 1837)


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"(...) la sola novità data nel corso della stagione fu l'Ines di Castro del maestro Persiani eseguita da mad. Tachinardi di lui consorte. Quest'opera ebbe un successo dei più strepitosi. Distinse quel Pubblico le bellezze e l'artifizio della composizione perfettamente, e presero tutti un'alta idea del suo autore; ma ciò che suscitò il più gran fanatismo fu l'eccelso merito dell'illustre cantante. Dopo la Fodor mai più sentirono i Parigini una tal perfezione di canto; e questa perfezione, che unisce a pari grado l'espressione musicale e l'espressione drammatica, produsse quell'incantesimo di cui non sanno quei dilettanti ricordare un esempio. Il talento della Tachinardi ha trovato a Parigi, come a Vienna, tutta quell'altissima estimazione che le si compete, e per farsi ammirare vicino a lei non vi vuole ora meno che l'immensa abilità di Rubini."

(IL CORRIERE DEI TEATRI, 8 settembre 1838)


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Il 9 marzo 1839 si rappresentava, per la prima volta, alla Scala di Milano il "Bravo" di Mercadante (...) il 17 dello stesso nome a Parigi si fondava un giornale dello stesso nome, "Il Bravo", e s'inaugurava con un concerto, alla Sala Herz, che riuscì una delle più grandi solennità musicali del tempo.
La direzione del concerto era affidata a Donizetti.
Al pianoforte sedeva il maestro Tadolini. Nel programma figuravano i nomi della Grisi, della Tacchinardi-Persiani e dell'Albertazzi, e quelli di Rubini, Duprez, Ivanoff, Tamburini e Lablache, vale a dire dei primi cantanti del mondo. (...)
Approfittiamo della relazione scritta e pubblicata, il giorno dopo il concerto, nello stesso giornale "Il Bravo" per metterne in luce la cronaca sbalorditiva e ricordare così la virtù di quei sommi a cui l'Italia deve tanta parte di quella gloria artistica che le valse poi la simpatia e l'amore di tutto il mondo civile.
E adesso diamo, senz'altro, la parola al cronista del giornale:

« (...) Tamburini e Rubini avevano, come due araldi, preceduto l'arrivo d'una delle favorite del pubblico. L'udienza battè infatti tre volte le mani quando comparve la Persiani, leggiadramente vestita, la quale con quella voce e quell'arte meravigliosa, a tutti ormai nota, cantò l' "aria" d' "Alessandro nelle Indie" di Pacini, gioiello d'esecuzione nuovo per Parigi. La Persiani è una delle più alte maestre del canto italiano, e lo mostrò in quell'aria di cui il pubblico, insaziabile tiranno, voleva ad ogni costo la replica. (...) »

Parigi, Gran Concerto con la Tacchinardi-Persiani ed altri grandi cantanti dell'epoca - "Il duetto 'Sull'aria' tra la Grisi e la Persiani, che ha avuto gli onori del bis" (Parigi, 17 marzo 1839)

Il vecchio e illustre Panofka, maestro dell'Ivanoff, col quale un mio amico ebbe propizia occasione d'incontrarsi, alcuni anni or sono, così riferiva le impressioni da lui provate a quello storico concerto:

« (...) Una bella voce, secondo me, è quella che, in una giusta estensione del suo registro, è, ad un tempo, forte, limpida, rotonda, vibrata, pieghevole; senonchè le suddette qualità è mestieri trovarle riunite in tutti i gradi della scala vocale d'un cantante: l'arte sola più dare cotale perfezione. (...)
La Persiani è cantante oggi senza rivali nel genere leggero. Qui a Parigi la chiamano "La Fata" - lo sapete. La sua gola è un portento! I suoni ne escono come da una canna d'argento, diffondendo un piacere indicibile. Il suo metodo e il suo stile sono quanto di meglio io conosca.»

ALCUNE PAGHE DI CANTANTI

(...) Lablache anch'esso è quotato, in genere, a lire 1,500 per sera, e talvolta anche più.
La Tacchinardi-Persiani guadagna somme enormi. Le sue recite vengono generalmente valutate a lire 3,000 ciascuna.
Rubini finalmente, oltre le lire 150 mila di assegno fisso, per soli sei mesi, al Teatro Italiano di Parigi, ne prende 100 mila a Londra per il rimanente dell'anno. Ciò che forma una cifra complessiva di lire 250 mila all'anno! Le paghe degli altri artisti di minor fama oscillavano intorno alle 30 e 40 mila lire per ciascuna stagione.

(in: Gino Monaldi - "Cantanti celebri del secolo XIX" - Roma, Nuova Antologia, 1907)


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"Qualités naturelles et qualités acquises, instrument rare et méthode parfaite, Mm Persiani ne réunit-elle pas tout, en effet?
La voix de Mme Persiani n'est pas seulement d'une justesse et d'une sonorité surprenantes, d'un volume et d'une étendue extraordinaires, elle a encore toute la souplesse et toute la grâce que le travail le plus persévérant puisse donner. Articuler la musique, en attaquer les passages difficiles avec plus de netteté et de précision que ne le fait Mme Persiani, voilà qui serait impossible; car l'habile cantatrice a sur ses facultés vocales le plus complet empire, réglé par un goût exquis. De la perfection sans pareille où est arrivée Mme Persiani, quelle preuve pourrions-nous donner meilleure que la facilité de la cantatrice à briller dans la grande musique? La voix de Mme Persiani n'a pas besoin de traits et de roulades pour provoquer l'enthousiasme; elle exécute les difficultés mieux que personne, sans contredit, avec une audace et un bonheur qui tiennent du prodige; mais elle s'entend admirablement aussi à faire valoir la musique sérieuse et simple, ce qui est le comble de l'art.
Comme actrice, Mme Persiani mérite encore des éloges sans réserves. Petite, pâle, la figure un peu maigre, l'oeil rêveur et tendre, le geste vif et ardent, elle est à merveille dans les rôles dramatiques ; et, deux jours après, le regard pétillant, les lèvres railleuses, la démarche coquette, elle se fait applaudir dans les rôles qui demandent exclusivement de la finesse et de l'esprit. Zerline, Adine, Lucie, autant de caractères particulièrement divers que Mme Persiani sait rendre tour à tour avec une franchise et une vérité incomparables, tant est mobile et expressive, c'est-à-dire intelligente et belle, sa douce physionomie !"

(dal profilo sull'artista scritto da J. Chaudes-Aigues, intitolato "Madame Persiani" apparso su "L'Artiste", Paris 1839)


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"It is her admirable execution, and her natural acting which make her prized.
She has a voice which is what critics call 'a legitimate soprano'. It has no great volume of tone, but is clear, flexible, and pure, its best notes running from C, in the treble clef to its octave. Her cadences are many and intricate, but she has immense flexibility of organ, and never fails in even the most difficult attempts. She does with her voice what Paganini does with his violin—runs exquisite passages, one after another, each more difficult, and all successful. Her acting has not the grandeur of Pasta, nor the pathos of Malibran-but it has a naturalness (if I may con a word) which has rarely been surpassed."

[Signora Persiani, the new prima donna at the Italian Opera ("The Musical Review" - New York, 1839)]


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TEATRI

PARIGI. Teatro Italiano. — Ultima recita. - I Puritani- (Dalla "Revue des Théâtres").
(...) — "E la signora Persiani! Quali elogi troveremo noi degni di quella cantante di genio? Perchè non comparve stasera a ricevere il nostro addio, colei che l'anno scorso presentossi pallida, tremebonda e quasi senza voce innanzi al Pubblico parigino, del quale è divenuta l'idolo oggidì! Oh, esso non fu mai tanto giusto nel suo entusiasmo!"

LONDRA. Teatro della Regina. — Il giorno 4 corr. andò in iscena la Sonnambula: madama Persiani è stata festeggiatissima.

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 18 aprile 1839)


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TEATRI

LONDRA. Teatro della Regina. — "La signora Erminia Elssler, la prima inscritta per le rappresentazioni a benefìcio, raccolse giovedì 11 scorso aprile, il fiore della società di Londra. La riproduzione della Lucia di Lammermoor, il secondo atto dei Puritani e l'allettamento d'un nuovo balletto del signor Guerra intitolato 'Una notte di ballo', assicuravano il successo di quella serata che fu in vero brillantissima. I trasporti d'entusiasmo non mancarono né dal lato dei 'persianisti' né da quello dei 'grisisti', e le due Opere per virtù della somma e grande abilità di queste due artiste andarono alle stelle. Tutti i cantanti furono chiamati a più riprese sul proscenio."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 11 maggio 1839)


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TEATRI E VARIETA'
Parigi.
"Quella sera rappresentavasi la 'Lucia di Lammermoor', spartito fatto francese, e che tutti ripetono a quest'ora, giacché tale è il vero carattere del genio da attirare la moltitudine in ogni luogo dove sappiansi interpretare le sue inspirazioni. Rubini, Tamburini e la Persiani cantarono come nell' anno scorso e come canteranno per lungo tempo con quella sublimità, che fa nascere l'emulazione, che feconda l'ingegno di quelli che tentano, coi propri mezzi, di camminare sulla via da essi tracciata e di sollevarsi colla loro inspirazione." (La Fama.)

(in: "TEATRI ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 17 ottobre 1839)


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TEATRI E VARIETA'

Parigi. Teatro italiano.
(...) "L'Elixir d'Amore con Lablache, Tamburini, Mario e madama Persiani presenta l'insieme il più delizioso. Madama Persiani sembra, se pur è possibile, anche migliore dell'anno scorso in quelle vocalizzate così difficili e così graziose ch'ella getta con tanta arditezza in quella scala cosi alta, che niun'altra voce di soprano non potrebbe arrivarvi."
("Revue des Théâtres").

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 7 novembre 1839)


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TEATRI E VARIETA'

PARIGI. — "La Sonnambula al Teatro italiano colla Persiani e Rubini ha avuto un trionfo dei più solenni, e sembrava che fosse la prima volta che si rapresentasse quest' Opera. Rubini sorprese (ed è tutto): la Persiani cantò 'come una fata': gli applausi furono dei più clamorosi e straordinari. Lettere e fogli portano eguali notizie di quest' Opera."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 21 novembre 1839)


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CESENA 28 novembre 1839. — "Ieri a sera ha avuto luogo la beneficiata dell' illustre Maray. L' Opera fu la Gemma, frammezzata da una grande Sinfonia del Cesenale Petrini Zamboni. Quindi l'ultima scena della Sonnambula. (...)

CESENA. l.° dicembre 1839.
La sera poi del 29 novembre, destinata a suo benefizio, fu rimessa in iscena la Gemma. Popolarissimo fu il Teatro con illuminazione a giorno. Sonetti, Corone di fiori, ed immensi evviva, che eccheggiavano quelle volte: da che questo tumulto e chiasso d'entusiasmo? Causa ne fu il bellissimo 'rondeau' finale della Sonnambula dell'immortale Bellini dall'artista eseguito cosi a perfezione che nulla lasciava a desiderare e trasportava l'udienza alle più forti acclamazioni. Ma noi, che qui siamo per la verità, asseriamo che in quel famoso 'rondeau' più non pareva la Maray, poiché dalla maniera, dal garbo, e dalla grazia l'avremmo detta una Malibran, una Persiani, veri modelli del bel canto. La esorteremo dunque a piacersi di questo metodo, che non potrà che innalzarla a quell'apice, che le abbiamo pronosticato."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 12 dicembre 1839)


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"Il Pirata" a. I, n. 97 del 3-6-1836, pag. 388 - Bologna (Teatro Comunale).

"L'Ines di Castro del maestro Persiani mise il colmo ai non ordinarii trionfi della Tacchinardi, di cui certo a Bologna, da quegli intelligenti e conoscitori del vero canto italiano, si parlerà a lungo. Il pubblico l'accompagnò in tutto il corso della rappresentazione colle più vive voci di clamore e di gioja; come non si scordò di distinguere chi la secondava con tanta valentia, il basso Porto e il tenore.
Il 29 dello scorso mese quella compagnia dava fine ai suoi impegni, e si portava dopo a Modena, ove intendeva di prodursi jeri l'altro. Non diciamo che alla Tacchinardi si preparano colà nuove feste, perché il lettore già se lo immagina."

"Il Pirata" a. II, n. 61 del 27-1-1837, pag. 243 - Venezia (Teatro Apollo), la sera del 21.

"L'Ines De Castro ha fatta la sua comparsa. (...)
Atto I. (...) cavatina della Persiani, applaudita e chiamata
Atto III. (...) Aria finale della prima donna, applaudita con una chiamata altrettanto spontanea e solenne al calar della tela. (...)
A noi pare (...), che quando s'è detto essere sempre nel pieno favore dei Veneziani tanto la incomparabile Tacchinardi, come l'applauditissimo Poggi, non siavi d'uopo d'altre parole."

"Il Censore universale dei Teatri" n. 18 del 4-3-1837, da Venezia.

"Uno spartito di merito vero e reale, composto dal maestro Persiani ed eseguito in principalità dalla di lui Moglie, doveva ben avere quel successo che gli si compete per diritto innanzi ad un'udienza tanto amante della buona musica, qual è l'udienza veneziana; e lo ebbe anche il competente successo, perché tutta quest'opera fu ascoltata con molta attenzione e persuasione gustata e la comune attenzione e persuasione si scosse poi e si trasportò al furore per acclamare la Tacchinardi nella sua cavatina, e nella sua grande scena finale (...)"

"La Fama" a. V, del 3-1-1840, pag. 8 - Musica - Teatri Stranieri.

"L'Ines di Castro del maestro Persiani, ottenne ora un successo assai favorevole al Teatro Italiano di Parigi. (...) Quello che importa di farvi intendere è la grazia irresistibile, la suprema abilità, colla quale la signora Persiani canta ed agisce sotto le spoglie della povera Ines: essa è quasi sempre sulla scena, e porta da sola il peso delle più importanti situazioni. Tutto ciò che possiamo dire della Persiani è, ch'ella tocca sempre i confini della perfezione, e non di rado la raggiunge."

(da: Saverio Durante - "Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani" - Milano, 1970)


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"On conçoit tout l'effet qu'a produit le beau talent de madame Persiani dans le rôle d'Inès de Castro, employé cette fois à faire valoir l'ouvrage de son mari. Presque constamment en scène, cette grande cantatrice a eu l'occasion de faire reconnaître la flexibilité de son talent; car dans cet opéra elle a des morceaux à chanter dans tous les modes, depuis celui si gracieux et qu'elle dit si bien dans la prison "Cari giorni a me sereni", jusqu'aux grands airs pathétiques qu'elle chante lorsqu'Inès, devenue folle, finit par mourir sur la scène."

(Théâtre royal Italien. Chronique d'Inès de Castro, opéra-séria en deux actes, musique de Persiani. Avec Mme Persiani, Rubini et Lablache. "Annuaire historique universel pour 1839". Revu par M.Charles-Louis Lesur)


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Nel dicembre del 1839 Fanny Tacchinardi-Persiani interpretò con grande successo l'INES DE CASTRO nel Teatro Italiano di Parigi. Il giornale parigino "Outre-Mer" profuse encomi verso la Persiani :
"Un solo giudizio può darsi sulla Persiani, e questo giudizio è sempre lo stesso in qualunque Opera in cui canti. Essa riunisce cioè la maggiore maestria con la più rara facilità ed agevolezza, e giunge alla perfezione. La sua grande Aria di sortita nell'Atto primo, la sua parte nel Terzetto del secondo Atto, e la sua Cavatina nella prigione, furono da essa dette con grazia tanto inesprimibile, che veniva interrotta quasi ad ogni battuta dai grandi applausi. Moltissime persone che avevano avuta la fortuna di sentire cantata dalla Malibran la parte di Ines dicevano ad alta voce nei loro Palchi, che la Malibran non la cantava meglio. Ciò deve credersi facilmente; giacché vi è nel genio musicale come nel vocale e nel poetico, un grado, dove la rivalità sola è possibile ma non la preminenza. Ora madama Persiani è giunta a questo grado come degna e legittima erede di madama Malibran".

[("Outre-Mer", 29 dicembre 1839, in "Il Casanostra 1889", A. XXXIV, Recanati 1888, pag.49)]

"Messa di voce" a conclusione della romanza "Cari giorni", nella seconda versione, del 1839, dello spartito della "Ines de Castro" di Giuseppe Persiani, scritto per la moglie Tacchinardi-Persiani, Rubini e Lablache

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Madame Persiani, in: "Galerie de la presse, de la littérature et des beaux-arts" - 2e série - Paris, Aubert 1840


TEATRI

LONDRA. Teatro Italiano. "La Sonnambula colla Persiani, col tenore Ricciardi e Lablache figlio. S. M. la Regina accompagnata dal prìncipe Alberto assistere si piacque alla prima rappresentazione di cotesta Opera, nella quale per la prima volta s'intese in quest'anno la magia di voce e d'arte della Persiani, che vi cantò colla usata eccellenza. (...) — Per tre sere eseguita venne la Sonnambula, e l'esito ne fu quale aspettar potevasi da quella incantatrice Sirena che appellasi la PERSIANI, e dal Ricciardi, entrambi applauditi furono, e chiamati e richiamati per più volte sulla scena, ed al terminare dello spettacolo."

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 9 aprile 1840)


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CORRISPONDENZA TEATRALE

LONDRA. Teatro di Sua Maestà. "La sera del 25 aprile andò in iscena la Lucia con applausi infiniti ai toccanti e melodiosi accenti di RUBINI, ed al canto sì drammatico della Persiani;"

(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 14 maggio 1840)


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Madame Persiani nel ruolo di Ines de Castro (1840)

"De tous les instruments, le plus beau, le plus harmonieux, le plus flexible, le plus riche en modulations tour à tour énergiques, tendres et passionnées, c'est, sans contredit, la voix humaine. Parmi les organes de la mélodie, même les plus perfectionnés, en est-il un seul qui, pour la puissance, la vigueur, l'éclat, le charme, la grâce, la variété, le prestige des ornements, la délicatesse des broderies, puisse rivaliser avec la voix d'un chanteur éminent, quand cette voix a été exercée, assouplie, fortifiée par un travail persévérant, quand ce chanteur s'appelle Rubini ou Lablache, Damoreau ou Persiani. La voix humaine est non seulement le plus merveilleux de tous les instruments, mais en core un des dons les plus précieux, les plus magnifiques que le Créateur ait faits à l'homme; et lorsqu'elle a été fécondée par une méthode rationnelle, et par une étude assidue, elle exerce d'une manière bien plus puissante que l'éloquence et la poésie, un empire absolu, une attraction irrésistible sur les esprits et sur les coeurs. Tandis que nos instruments, et ceux-là même qui se sont le plus perfectionnés, grâce aux ingénieuses combinaisons de l'industrie moderne, sont bornés dans leurs moyens et dans leurs effets, la voix humaine possède tous les modes d'expression possibles. Traduisant tour à tour avec une merveilleuse flexibilité toutes les inspirations, tous les caprices du génie, elle éclate en ardentes imprécations, elle exprime les nuances les plus délicates du sentiment; elle soupire de gracieuses élégies, module des plaintes mélancoliques, ou bien elle emprunte le langage exalté du mysticisme, et sur les ailes de l'enthousiasme religieux, elle vous ravit dans les sphères les plus hautes, les plus éclatantes. Par son mécanisme si parfait, la voix humaine est une véritable merveille. Ses effets harmoniques sont d'une variété infinie. Sa puissance est sans limites. Malgré tous ses efforts, l'industrie n'a rien inventé, rien produit qui puisse rivaliser avec elle.
Toutefois, si, parmi nos instruments, il en est un qui, pour l'abondance et la variété des richesses mélodiques, puisse être jusqu'à un certain point comparé à la voix, c'est sans contredit le violon. (...)"


(LA FRANCE MUSICALE - Paris, Dimanche 14 mars 1841; "Histoire du violon", 1er Article, C.V.)


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In occasione della rappresentazione di "Linda di Chamounix" nel novembre 1842, al Teatro Italiano di Parigi, Donizetti scriveva tra l'altro :
"Stasera seconda di 'Linda'. Felicissimo esito. Replicato il finale al terzo atto. La Persiani grande attrice e cantante. Tutti, tutti bene."

(G. Donizetti, Lettere inedite, Roma, 1892, Lettera LXV, pagg, 76-77)


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MADAME PERSIANI.
This amiable lady and most accomplished "artiste" is an interesting instance of how far the "mens divinior" transcends all other gifts of mere physical force or charm. Not that we would say her natural powers are inferior or even "mediocre" (for where ever was vocal organ so tasked by an unbounded fancy, and shown to be so obedient to its wildest dictates), but that in science, grace, powerful portraiture of character, be it grave or gay, romantically sentimental or familiarly cheerful, Persiani stands alone "à force d'esprit". Genius-lit, there is no difficulty which presents a gloom to her; no labyrinth “of the hidden soul of song” which she cannot easily explore; nothing which she touches with her magic wand that does not freshen into new beauty,

"Like fairest flow’rs of morn, that yet more fair,
'Neath Hebe's dewy kiss expand their bloom."

Many of our first-rate vocalists have risen from comparative nothingness in the art by slow advancements to their present high station; but Mdlle. Tacchinardi blazed forth a musical comet at once, and has been magnifying upon our sense every nearer approach she makes to us. To give a list of the "rôles" which show her powers off to the best advantage would be as endless as those powers themselves; suffice it to say that whatever is high in the musical art has an additional elevation bestowed upon it by the treatment of this great "cantatrice"—that she is the bigot of no school—that her style is engendered between head and heart, and that if ever the singing-women of Osiris were celebrated in Thrace by the name of the Muses, Persiani deserves a similar compliment at our hands.

A short sketch of the brilliant career of this extraordinary vocalist will not, we are sure, be uninteresting. Mdlle. Tacchinardi is the daughter of the celebrated tenor of that name, and was born at Rome on the 4th of October, 1812. Not destined by her father for the profession which she has since so adorned, her "début" was owing to accident rather than design, for it was in consequence of a principal singer's sudden illness at Leghorn that “la jeune Fanny” goodnaturedly undertook a part in “Francesca di Rimini,” which crowned her with such unequivocal success, that it was no longer deemed advisable to withhold her from pursuing "une carrière où elle entrait, pour ainsi dire, en souveraine". Shortly afterwards she signed an engagement for the opera at Padua, from which she repaired to Venice, where Pasta was then singing; and in a little time "la petite Pasta", as she was "surnommée", became not only the rival of that celebrated "cantatrice" but the favourite of the Venetian public.
In the spring of 1833 she visited Milan, attended by the same brilliant success; thence proceeded to Rome, where, in the winter of 1834, two operas were expressly written for her; subsequently to which, her same spreading over all Italy, she was hailed with rapture at Florence, Naples, Genoa, Pisa, &c.
During her stay at Naples a circumstance occurred which we cannot forbear quoting, in the same language, too, in which the interesting dialogue took place;—“En 1835, un soir qu'elle venait de chanter dans 'Lucia di Lammermoor,' partition écrite exprès pour elle, comme elle était occupée à revètir son costume du second acte, une femme entra dàns sa loge. Après quelques complimens prononcés d'une voix attendrie, 'Ces beaux cheveux sont-ils bien à vous, madame?' dit en souriant l'inconnue à la cantatrice. L'admirable chevelure de Madame Persiani résista à la main curieuse qui s'y jouait; l'inconnue ajouta, 'Eh bien puisque je n'ai pas ici de couronnes de fleurs à vous offrir, permettez-moi de vous entresser une avec vos cheveux.' Cette inconnue était Madame Malibran.”
Our space precludes the possibility of relating a hundred similarly interesting anecdotes coupled with this amiable and accomplished "artiste"; we must, therefore, for the present forego the pleasure, and briefly state that having, despite all her modest fears to the contrary, finally established her fame at Paris, in October 1837, in “La Sonnambula,” she has continued since that time to delight all hearers wherever “she wends, her tuneful way,” on the Continent or here, in public or in private life.

("The Illustrated London News", 24 June 1843)




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THE THEATRES.
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ITALIAN OPERA.
This central arena of all that is attractive in the "beau monde"—all that is delightful in the arts of music, and her sister, the muse of poetical motion—and (to use the phrase of most magical influence) all that is "fashionable" in the gay world, will open this evening, March 11, with Donizetti's opera of "Adelia:" principal characters by Madame Persiani, Signor Conti, and Signor Fornasari. (...) Of the skill, versatility, and artistical finish of Persiani, little need be said. Inferior to many of her rivals in physical power, she posseses in a great degree over, we may say, all of them, a more ready physical obedience to perform whatever her rich fancy, guided by the purest taste and judgment, may suggest; and if the volume of her voice be not of the "calibre" of a Pasta or a Grisi, her "recitals" are always eloquent, energetic, and graceful. There is also in some of her pathetic tones a thrillingness of design rather than reality, which not the less conveys the sentiment of the singer to her sensitive auditors. Her performances may be styled

"Il cantar, che nell'anima si sente—
Il più ne sente l'alma, il men l'orecchio!"

With such a "prima donna" the opera never before (in our time) commenced its career.
(...)

("The Illustrated London News", 11 March 1843)

HER MAJESTY'S THEATRE.
(...) The opera chosen for the occasion was Donizetti's "Adelia," expressly written for the display of Persiani's high culture and finished taste; and never, perhaps, did that great singer display her extraordinary art to more advantage, or a composer exhibit greater genius and judgment in "writing up" to the versatile powers of that cantatrice, who "seems always to do best that which she is doing!" (...) Persiani in "Ah! non è, non è, tal nome," was almost superhuman in volition of limitless fancy and faithful obedience of voice; and in the beautiful "Addio per poco" with Conti, she proved herself the "artiste" of her day. (...) At the fall of the curtain Persiani and Conti were loudly called for to receive the congratulations of a delighted audience. (...)

("The Illustrated London News", 18 March 1843)

THE OPERA.
Never did the Opera open more brilliantly than on Saturday last. The fashionable world opened its season on the same spot where it has so often commenced it before. Fair faces thronged the boxes, adorned as beauty only knows how to adorn itself; and black eyes were wandering round them in search of friends, or gazing fixedly on the syren Persiani, who was pouring from her throat the linked notes of her marvellous music with a passion and poetry which almost seemed as if the gift of song had that hour been born anew within her, and was then and there revelling in its own irresistible and flooding sweetness.
The plot of the opera was slight, as Donizetti's plots generally are; but the slender story was abundantly compensated by the plenteous poetry and passion with which Madame Persiani invested the creation of the heroine. The execution of the mad "scena", "Ah! mi lasciate," was inspired bt the very muse of operatic melody (...)

("The Illustrated London News", 18 March 1843)

 


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HER MAJESTY'S THEATRE.
On Saturday last Donizetti's heretofore much injured opera of "Belisario" was vindicated even to the composer's heart's content, could he have been present to hear the magnificent manner in which it was performed, and witness the enthusiastic "furore" with wich it was received. (...) Persiani, for whom the contralto part of Irene was transposed, sang as usual―that is, beyond all female rivalry. Her recitativo of "La man terribile," was exquisitely given; as, indeed, was every other portion of this beautiful opera allotted to her.
("The Illustrated London News", 1 April 1843)


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HER MAJESTY'S THEATRE.
On Tuesday evening Bellini's opera of "La Sonnambula" was performed, the part of Amina by the miraculous Persiani, who, on this occasion, as much surpassed herself as her former representations of the same "rôle" did all other would-be rivalries. With a vivid recollection of the great Malibran's highly artistical treatment of this interesting subject, and also of the impassioned Grisi's, we have no hesitation in asserting that Persiani's Amina is (to parody Milton) a higher flight amongst the highest, and that she leaves all competitorship "à la distance". The marvellous power which this lady possesses to embellish without obscuring her author's meaning―the rich "fioriture" she uses, like a "graceful foliage" that permits the "pure gold of the melody" to shine through in undiminished lustre―the soul―the pathos―the truth―the nature with wich she pourtrays the feelings of the innocent but suspected village girl, all constitute her as perhaps the most acomplished and versatile "artiste" that ever trod the stage. Whatever she does it were "vain to censure and useless to praise."

("The Illustrated London News", 20 May 1843)

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These same Hanover-square Rooms are the arcana of a mysterious temple, and many and beautiful and powerful have been the worshippers within its wails. Here are held many of the gay subscription assemblies of the London season―and here the stately and aristocratic hall of the Royal Academy holds its fancy court. (...) There Malibran and Sontag, Catalani and Pasta; Persiani, Grisi, Dorus Gras, have again and again given forth melody to hte greedy ear, so tuned and modulated, and eloquent with life and passion, as never seemed the human voice before.

("The Illustrated London News", 24 June 1843)


Fanny Tacchinardi Persiani nel ruolo di Rosina - Paris, Théâtre Italien, 8 gennaio 1844

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Alla fine del 1843 interpretò felicemente l'opera del marito, "Il Fantasma". Così scrive un giornale del tempo :
"La Persiani non ha cantato mai in tal modo; prima d'ora non non la credevamo capace di tali prodigi. In primo luogo la sua voce ha guadagnato immensamente; è divenuta quasi piena, pastosa; e poi ha una facoltà, che può dirsi unica, di 'dire' sulle note più alte; così, quasi tutto il suo recitativo in quest'opera è scritto fra il 're' di mezzo e il 'la' sopra le righe. Lo ripeto, la Sontag e la Damoreau, corifee per eccellenza di questo genere civettuolo ed ornato, non han fatto mai, nei loro più brillanti capricci, nulla che possa dare un'idea, sia pure lontana, delle note che essa emette e moltiplica con facilità incredibile."
("Revue des deux Mondes", in G. Radiciotti - "Teatro, musica e musicisti a Recanati", pagg. 137 e segg. - Recanati, 1905)


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Teatro Italiano. "Il Fantasma", opera del maestro Persiani :

" (...) Quanto alla famosa Polacca della Persiani, è impossibile dare un'idea dei trasporti eccitati da questo meraviglioso bijou musicale. Tutto il teatro applaudiva con una frenesia che per alcuni minuti minacciava di non potersi trattenere. Questo pezzo, in cui la Persiani fa mostra di sì stupendi prodigi di vocalizzazione, solo basterebbe a fare la fortuna d'un'opera. (...) "

(in: "Gazzetta Musicale di Milano" - Domenica 16 febbraio 1845 - "NOTIZIE")

Théatre Royal Italien. Chateau dans l'opéra Le Fantôme de Mr Persiani  [estampe]  D. Ferri et Verardi pinx.t ; Ph. Benoist lith. 1844

Fanny TACCHINARDI-PERSIANI (1812-1867) - Lithographie sur Chine appliqué de Marie-Alexandre ALOPHE (1812-1883) d'après un dessin d'Antonin MOINE (1796-1849) représentant cette célèbre chanteuse d'opéra, soprano lyrique interprète de Bellini et de Donizetti, vers 1845. 



Théâtre Italien. I Capuletti, acte IV, scène dernière. Roméo, madame Angri ; Giulietta, madame Persiani  [estampe]  H. Valentin - L'Illustration (Paris), 1849

Fanny Tacchinardi Persiani. Imp de Lemercier, Bernard & c. [n.d. c.1850.] Lithograph.

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"La voix de Mme Persiani, soprano très-étendu, qui n'embrasse pas moins de deux octaves et demie, brillait surtout par une souplesse vraiment extraordinaire, qui permettait à la cantatrice les fioritures et les effets de vocalise les plus hardis. L'opéra élégiaque allait mieux à son talent que le rôles tragiques, que la petitesse de sa taille, la légèreté un peu maigre de sa voix et le manque d'énergie dramatique concouraient à lui interdire."

(Gustave Vapereau - "Dictionnaire universel des contemporains", 1858)


Théâtre Royal Italien. Chateau d'Inès dans l'Opéra Inès de Castro, par Mr. Persiani. Peint par Mr. Ferry.  [estampe]  Villeneuve del.t 1860
 
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MADAME PERSIANI.
(...) Never was there woman less vulgar, in physiognomy or in manner, than she; (...)
It was an acute "soprano", mounting to E flat "altissimo"—acrid and piercing rather than sweet, penetrating rather than full (...)
She was such a mistress of the art of singing as few woman in our, or in any time, have been. Her father, Tacchinardi, the tenor (...) knew every secret of his art, having, on the one hand, a fair knowledge of instrumental effects, and, on the other, having modelled himself after "the famous tenor, Babbini". Most, if not all, that he knew, Tacchinardi imparted to his daughter. Her voice was developed to its utmost capacities. Every fibre of her frame seemed to have a part in her singing. There was nothing left out—nothing kept back. (...)
The perfection with which she wrought up certain songs—such as the "Sonnambula" 'finale', or the mad scene in "Lucia"—if considered in respect to style, and to what style can do—has not in my experience been exceeded—has been very rarely approached.
She had the finest possible sense of accent—a gift, as I may have somewhere else said, sparingly given;—one hardly to be acquired by those who possess it not by nature. From her, every phrase had its fullest measure. Every group of notes was divided, and expressed by her with as much precision as the best of violinists (who has" the gift of accent) brings into his bowing.—And this was done with that secure musical ease, which made her anxious, mournful face, and her acute, acid voice, forgotten.—It mattered not whether the movement was as rapid as the "stretto" in the known duett of Donizetti's "Linda", with its "staccato" theme—as one of the florid passages of eight quavers in common time, twice or four times divided, such as abound in the Rossinian operas;—or whether it was some "largo", large and expressive, such as the well-known "Chi mi frena" from the second act of "Lucia"—Madame Persiani's "attack" (thus to present the French word "aplomb") was not more unfailing, than the delicate sensibility with wich she gave every note its fullest value—never herself becoming breathless—rarely heavy. This was the second of her rare musical qualities and attractions.
The third (perhaps the "first" with the least thinking part of the public) was her taste and extraordinary facility in ornament. Whether she invented or commissioned her changes and "cadenzas", is not to be ascertained easily; but she rarely produced one which was wrong in style; and, in many of her songs, exhibited a variety, more or less brilliant, in proportion as she was better or worse in voice. Strange to add, her shake (a grace which it is the humour of the day to contemn) was the least brilliant of her executive passages.—In every other form of accomplishment she was incomparable among Italians: always trying to throw some expression into her embroideries and flourishes—thereby, however, less voluble, less easy, than certain great executive artists of other countries—such as Sontag, or Madame Cinti-Damoreau, or a later French singer or two who could be named. (...)
Every conceivable passage was by her finished to perfection—the shake, as I have said, excepted, which might be thought indistinct and thin. In the attack of intervals, distant one from the other—in the climbing up a series of groups of notes, ascending to the highest notes of the scale—she was unrivalled. Her variety, too, was great. When she was "encored", she rarely repeated her "cabaletta" without some change or enhancement to its brilliancy. When she was uncertain as to the state of her powers, (a matter of frequent occurrence), she could retrench, and substitute graces so acceptable, as to conceal from her audience that her voice was more weary or less strong than she could wish it to be.
How convincingly these rare and remarkable merits were felt, when, after a few years of absence from our stage, Madame Persiani reappeared in London—how, in comparison with her, her younger successors sounded like so many immature scholars of the second class—may appear in the course of these remembrances.
On her gala-nights, to the last, the spirit—the splendour, it may be said—of her expressive execution, was irresistible.—I remember, especially, one evening, when she sang the part of "Amenaide", at the "Royal Italian Opera", in "Tancredi", with Mademoiselle Alboni—as a perfect revel of vocal skill—daring, triumphant, perfect—riveting by its display of art. It was with reference to some such performance that Mendelssohn—true German as he was, but just to Italy, as few German musicians are now-a-days—said, to the amazement of the pedantic few among his audience, "Well, I do like Madame Persiani, dearly. She is such a thorough artist, and she sings so earnestly,—and there is such a pleasant, 'bitter' tone in her voice!"

[Chorley, Henry Fothergill - "Thirty Years' Musical Recollections" - London 1862 (Vol. I) - 'Madame Persiani', p. 145-152] 


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Il rinomato soprano Fanny Tacchinardi-Persiani, figlia e allieva del tenore Nicola Tacchinardi :

(...) a Milano la chiamavano "la piccola Pasta".

(in: "Dizionario Universale dei Musicisti" compilato da Carlo Schmidl. Ricordi - Trieste, giugno 1887 - pagine 548) 


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Per ulteriori approfondimenti, leggere i seguenti articoli : 





- Ricerche e selezione dei documenti sulla Tacchinardi-Persiani, a cura di Mattia Peli -

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