venerdì 23 febbraio 2018

Bontempi e l'addestramento dei giovani cantanti nelle scuole romane della prima metà del Seicento



Scriveva Celletti, in "La grana della voce" del 2000 : « Nell' "Historia Musica" del Bontempi (Perugia, 1695) [un castrato e compositore di merito e uno storico] è descritto l'addestramento dei giovani cantanti nelle scuole romane della prima metà del Seicento. Gli allievi vivevano in casa del maestro come pensionanti e studiavano otto ore al giorno. Il pomeriggio era dedicato al contrappunto, alla composizione, al clavicembalo; la mattina all'addestramento vocale, che tra l'altro riservava un'ora allo studio del trillo e un'ora ai passaggi d'agilità. Lo scopo, più che a produrre funamboli, mirava a rendere la voce pieghevole e duttile ai fini espressivi. Quello era infatti il tempo, come poi spiegherà il Tosi nelle "Opinioni", del canto soave e patetico e degli Adagi sostenuti con suoni saldi e morbidi, mentre le agilità degli Allegri vorticosi erano di là da venire. » 

Ecco il fondamentale passo del libro, a cui allude Celletti, che è assolutamente da leggere, considerare e meditare per lo studente di canto odierno:

G. A. ANGELINI BONTEMPI, Historia musica, Perugia 1695 (pag. 170)
"Le scuole di Roma obbligavano i discepoli ad impiegare ogni giorno 
- un’ora nel cantar cose difficili e malagevoli per l’acquisto dell’esperienza. 
- Un’altra nell’esercizio del trillo. 
- Un’altra in quello de’ passaggi [melismi]. 
Un’altra negli studi delle lettere 
- ed un’altra agli ammaestramenti ed esercizi del canto, e sotto l’udito del Maestro ed avanti ad uno specchio per assuefarsi a non far moto alcuno inconveniente né di vita né di fronte né di ciglia né di bocca. E tutti questi erano gli impieghi della mattina. 

Dopo il mezzodì si impiegava 
- mezz’ora negli ammaestramenti appartenenti alla teorica:
- un’altra mezz’ora nel contrappunto sopra il canto fermo, 
- un’ora nel ricevere e mettere in opera i documenti del contrappunto sopra la cartella [tavoletta smaltata per scrivere e cancellare esercizi
musicali]; 
- un’altra negli studi delle lettere; 
ed il rimanente del giorno nell’esercitarsi nel suono del clavicembalo, nella composizione di qualche salmo o mottetto, o canzonetta, o altra sorta di cantilena secondo il proprio genio. E questi erano gli esercizi ordinari di quel giorno nel quale i discepoli non uscivano di casa. 

Gli esercizi poi fuori di casa erano 
- l’andar spesse volte a cantar, e sentire risposta da un’eco fuori della Porta Angelica verso Monte Mario, per farsi giudicare da se stesso de’propri accenti: 
- l’andar a cantare quasi in tutte le musiche, che si facevano nelle chiese di Roma: 
- e l’osservare le maniere del canto di tanti cantori insigni, che fiorivano nel pontificato di Urbano VIII, 
- l’esercitarsi sopra quelle; e renderne le ragioni al Maestro, quando si ritornava a casa, il quale poi per maggiormente imprimerle sulla mente dei discepoli, vi faceva sopra i necessari discorsi e ne dava gli opportuni avvertimenti.

Questi son stati gli esercizi, questa la scuola che noi sopra la musica armonica abbiamo avuto in Roma da Virgilio Mazzocchi, professore insigne e maestro di cappella di S. Pietro in Vaticano, il quale ha dato nuovi lumi a questa scienza."

Per "fare un cantante" ci voleva quindi una salda tecnica (data dall'esperienza pratica sotto la guida del Maestro), non disgiunta da una buona preparazione musicale (strumentale e compositiva). Anche in seguito, nel Settecento e prima metà dell'Ottocento, erano sempre i cantanti stessi a inventare ornamentazioni, variazioni e cadenze ed ogni cantante creava le proprie (in tal modo da divenire seppur in misura limitata, in un certo senso, "co-creatori" e "co-compositori" della parte di un dato personaggio operistico e/o oratoriale), senza copiare come si fa generalmente oggi quelle di qualche cantante noto (per es. quelle della Moffo per l'aria di Rosina eseguita in fa) o eseguire sempre le stesse poche famose scritte nel Ricci. 
Per riportare in auge il Bel Canto è dunque necessario che i cantanti si presentino in teatro davvero pronti tecnicamente parlando ed abbiano (possibilmente) una preparazione non solo vocale, cosa che in larga scala (a parte rarissimi casi) non avviene ormai da diversi decenni. E' quindi giunta l'ora di ritornare sulla "retta via" praticata un tempo, affinché l'Arte del Canto possa davvero tornare a risplendere. 

Vedi precedente articolo di riflessione qui pubblicato 




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