martedì 2 luglio 2019

Caratteristiche del canto e dei cantanti nella prima metà dell'Ottocento

Cari lettori di Belcanto Italiano, in questo articolo raccogliamo una serie di caratteristiche e descrizioni di voci positive e talvolta negative riscontrate in alcune cronache degli spettacoli concertistici e teatrali della prima metà dell'Ottocento, principalmente in Italia. 

Si parla di: freschezza di voce, robustezza, duttilità vocale, voce bella e pura, voce nitida, perfetta intonazione, granito del canto, colorire ogni frase, purezza di trillo, voce sonora ed armonica, forza d'espressione, dolcezza, facilità nelle agilità vocali, delicatezza, metallo della voce, voce piena, voce limpida nelle corde "alte", sorprendente agilità nei gorgheggi, nei trilli, nelle scalate, passaggio impercettibile dalle corde di petto a quelle di testa, canto vigoroso, intelligenza, grazia, voce morbida, mellifluità meravigliosa degli acuti, bellissime corde di petto, perizia nel modulare la voce, voce omogenea, voce all'uopo vibrata, estensione di corde, maestria nei fiori del canto, canto dolce ed animato, accento appassionatissimo, voce agilissima, voce chiara quasi lampante, accenti soavi, espressione sì cara e commovente, volubilità di gorgheggi. 
Ed ancora di: voce pura, voce penetrativa, "morendo" che sfuma come un sospiro senza che perciò venga meno l'intonazione, incanto, ammorzare la voce, voce altitonante, limpidissima pronunzia, voce più dolce e insinuante, note squillanti, potenza drammatica del canto, incantevoli note, voce argentina, verità dell'esprimere, eloquenza della parola, bella scuola di canto, esatta intelligenza della parola, voce pastosa e vellutata, voce metallica in camera forte ed in teatro fortissima, bella maniera di canto, chiaro scuro dell’arte canora, mezza tinta, piano, alfine, il piano, il pianissimo...
Ma si parla talvolta anche di difetti più o meno gravi di ordine tecnico:
note tremolanti, voci fioche, voce appannata, voce aggradevole ma un poco nasale, prima donna mezzo sfiatata, voce che va talora a finire in uno strillo, note non ferme e troppo vibrate, cantanti che vociferano, che sembrano aver paura di non farsi udire!!!

Leggete e riflettete tutti sull'importanza di possedere una solida tecnica basata sulla proiezione della voce in tutte le dinamiche e della forza data da una ricercata risonanza squillante della voce, e non sulla spinta del fiato e sull'urlo della voce, i cui risultati portano alla capacità di poter modulare la propria voce in mille sfumature diverse riuscendo ad esprimersi artisticamente con libertà e sempre al servizio dei compositori!


Caratteristiche del canto e dei cantanti, riportate nella "Gazzetta Privilegiata di Venezia" (1816-1847) :

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- la voce e l'interpretazione del soprano Teresa Bertinotti Radicati, partecipante ad un concerto al Teatro La Fenice, vengono così descritti :
«Una freschezza e robustezza di voce che rapisce, un torrente di agilità che stordisce, una delicatezza d’espressione che intenerisce, un’intelligenza dell’arte che impone, una squisitezza di gusto che incanta, sono le vere incontrastabili doti di quest’egregia virtuosa, che sorpresero e trasportarono gli uditori.»
[«Gazzetta privilegiata di Venezia», 6 marzo 1816]

- nella recensione alla prima recita del "Ciro in Babilonia" di Rossini al Teatro Vendramin a San Luca (1816), viene sottolineata la duttilità vocale del celebre tenore Nicola Tacchinardi, interprete del re assiro Baldassarre, di cui si lodano i «modi di canto adattati alla parte che sostiene, alla parola che esprime, alla musica che eseguisce»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 13 marzo 1816]

- la critica apprezza la facilità del «grato gorgheggio» di Rosmunda Pisaroni
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 13 marzo 1816]

- a proposito della prima donna, Marietta Bagarotti, nel "Ciro in Babilonia" di Rossini al Teatro Vendramin a San Luca, il critico sottolinea che «le pregievoli doti impartitele dalla natura» sono una «veramente bella e pura voce di delizioso soprano»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 13 marzo 1816]

- il «primo soprano» Maria Marchesini, interprete di Zamoro, incantò il pubblico con «la fresca e nitida sua voce; l’intonazione perfettissima; il sillabare espressivo; il toccante granito del suo canto, uniti ad un’azione animata» come si legge nella recensione alla prima rappresentazione della "Alzira" di Manfroce al Teatro di San Moisè di Venezia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 1 ottobre 1816]

- «un cantar che nell’anima si sente» del celebre contralto Giuseppina Grassini alla Sala del Casino di Milano
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1816]

- in occasione di un concerto in onore dell’arciduca Ranieri (Milano, Sala del Casino) il contralto Grassini ritorna sulle scene milanesi per «far udir di bel nuovo gli accenti d’una soavissima melodia, e pareggiare coll’espressione del canto l’eloquenza della parola»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1816]

- la Grassini «colorisce ogni frase, ogni concetto con tinte or vibrate or patetiche»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1816]

- la critica loda la «purezza del trillo» della Grassini
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1816]

- la voce «angelica» di Maria Teresa De Sessi, ascoltata in concerto all’Istituto di Musica di Venezia, si distingue per il «raro complesso di tutti i doni e di natura, e dell’arte, che costituiscono questa giovine cantante nel ruolo delle primarie rinomate artiste»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 9 ottobre 1816]

- il tenore Gaetano Crivelli, nel ruolo di Ulisse nella "Penelope" di Cimarosa al King's Theatre di Londra, sfoggia una «bellissima voce forte, sonora ed armonica»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 5 febbraio 1817]

- il tenore Eliodoro Bianchi, interprete di Atride nell’ "Ira di Achille" di Francesco Basili al Teatro La Fenice di Venezia, «eseguisce un’aria (…) con tanta forza d’espressione ed energia di canto, che non v’è fra i cantanti chi possa fare, fra gli ascoltanti chi possa desiderare di più»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 14 febbraio 1817]

«Quanta grazia! che dolcezza! Quali affetti non seppe ella destare nel sospirato suo Rondò "Se per voi le care io torno"» il contralto Barbara Carrara nella "Pietra del paragone" di Rossini al Teatro Riccardi di Bergamo
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 maggio 1817]

- tra le qualità della giovane debuttante Laura Bernardi, alla sua prima prova come protagonista nella farsa di Carlo Coccia "La Matilde" al Teatro Vendramin a San Luca, il cronista sottolinea che «la sua voce non può essere più sonora né più toccante, la sua modulazione è singolare, sorprendente la maniera del suo gestire, e assai significante la sua espressione»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 14 luglio 1817]

- il soprano Gentile Borgondio, interpretando Amenaide nel "Tancredi" di Rossini al Theater an der Wien di Vienna, incanta il pubblico con «accenti, tuoni, maniere di canto semplici, pure, dolci»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 18 luglio 1817]

Il basso Filippo Galli, Fernando nella "Gazza ladra" di Rossini al Teatro di San Moisè di Venezia, è dotato «d’un organo di voce tanto meraviglioso, che accoppiando la robustezza del più profondo basso all’agilità più facile che mai sentire si possa, despota assoluto si è reso di due inconcepibili estremi, d’una forza di petto cioè la più gigantesca, e d’una soavità di canto la più delicata»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 31 dicembre 1817]

- la voce di Giuditta Pasta «non è tutta di un solo metallo (cioè di uno stesso "timbro"), e questa differenza tra i suoni all’interno di una stessa voce è uno dei più potenti mezzi espressivi di cui sappia avvalersi questa grande cantante»
[STENDHAL, Vita di Rossini, 1824]

- la «voce piena, robusta e sonora, la quale maestosamente campeggia nel genere di canto spianato e grandioso» è il punto di forza del basso Luciano Mariani, Elmiro nell’Otello di Rossini al Teatro Filarmonico di Verona nel 1829
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 gennaio 1830]

- il «modo di cantare risoluto» e «la propensione decisa pei pezzi di forza» caratterizzano il tenore Domenico Reina, Otello al Teatro Filarmonico di Verona nel 1829
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 gennaio 1830]

- «voce amabile, estesa ed esclusivamente limpida e forte nelle bellissime sue corde "alte"» di Giuditta Pasta nei panni di Desdemona nell’ "Otello" di Rossini al Teatro Filarmonico di Verona
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 gennaio 1830]

- la critica sottolinea la sorprendente «agilità nei gorgheggi, nei trilli, nelle scalate» della Pasta nel ruolo di Desdemona nell’ "Otello" di Rossini al Teatro Filarmonico di Verona
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 gennaio 1830]

- Francesco Regoli, «il tenore delle Grazie» interprete di Rodrigo nell' Otello di Rossini al Teatro Filarmonico di Verona esibisce un' «impercettibile passaggio dalle corde di petto a quelle di testa»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 2 gennaio 1830]

- «canto vigoroso, intonato» del tenore Antonio Piacenti nel ruolo di Antenore nella "Zelmira" di Rossini al Teatro Carlo Felice di Genova
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 5 gennaio 1830]

- di Joséphine Mainvielle-Fodor sul palcoscenico del Teatro del Fondo di Napoli: «La robustezza della voce congiunta in lei a quanto ha di più sublime l’arte incantatrice del canto, ci ha fatto parer nuove le melodie deliziose della più conosciuta musica del Rossini, qual si è quella di "Barbiere di Siviglia".»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 9 gennaio 1830]

- il soprano Serafina Rubini «dimostrò molta intelligenza, bonissima voce, morbida e bene intonata e nelle difficoltà sicurissima», nei panni di Palmide nel "Crociato in Egitto" di Meyerbeer al Teatro Grande di Brescia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 15 gennaio 1830]

- «la grazia, la intonazione e la sorprendente maestria» del celebre castrato Giovanni Battista Velluti, interprete di Armando sempre nel "Crociato in Egitto" di Meyerbeer al Teatro Grande di Brescia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 15 gennaio 1830]

- nell’elogio al castrato G. B. Velluti, interprete di Armando nel "Crociato in Egitto" di Meyerbeer al Teatro Grande di Brescia il critico mette in risalto «la melifluità meravigliosa de’suoi acuti e il passaggio felice nei bassi dolcissimi»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 15 gennaio 1830]

- il tenore Lorenzo Bonfigli, Gualtiero nel "Pirata" di Bellini al Teatro La Fenice di Venezia «ha bella voce, bellissime corde di
petto, si conosce molto di musica»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 21 gennaio 1830]

- Alexandrine Duprez, moglie del celebre tenore Gilbert Duprez, si fa apprezzare nel "Comte Ory" di Rossini al Teatro di San Benedetto per «la bellissima
voce, e per la perizia con cui sa modularla»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 3 febbraio 1830]

- in una recensione del "Pirata" di Bellini, tradotta dal tedesco per una ripresa dell’opera nella cittadina austriaca di Graz, il cronista sottolinea che Pöck è un Ernesto dalla «voce forte, intonata, gradevole, agile»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 6 aprile 1830]

- «voce fresca e intonata» di Cleofe Boyer, giovane soprano in possesso di «tutte quelle doti della natura e dell’arte, che formano gli ottimi attori», impegnata in uno spettacolo centone basato su "Eduardo e Cristina" di Rossini al Teatro Vendramin a San Luca
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 20 aprile 1830]

- Filotea Reina, giovane debuttante e moglie del noto tenore Domenico Reina, si distingue nel ruolo di "Semiramide" al Teatro Nuovo di Padova per «maestria e forza di canto» e per «voce omogenea, modi di canto delicati e non comuni»
[«Gazzetta privilegiata di Venezia», 12 luglio 1830]

- «sonante, vibrata, pieghevole ed insinuantissima voce di Cleofe Boyer, impegnata nel ruolo di Semiramide di Rossini al Teatro di Società di Udine
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 19 agosto 1830]

- la prima donna Teresa Zacchielli Croce, impegnata nel ruolo di Fiorilla, «ha agilità di voce, estensione di corde» e «sparge con criterio e maestria i fiori
del canto» nel "Turco in Italia" di Rossini al Teatro di San Benedetto
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 13 settembre 1830]

- la «giovane prima donna» Annetta Cosatti è un’apprezzata Semiramide dalla voce «bellissima ed insinuante» al Teatro Filarmonico di Verona
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 18 ottobre 1830]

- di Annetta Cosatti interprete di Romeo ne "I Capuleti e i Montecchi" di Bellini al Teatro di Società di Udine, l’estensore dell’articolo sottolinea che «la sua voce è la più omogenea, il suo canto dolce e animato, il suo accento appassionatissimo»
[«Gazzetta privilegiata di Venezia», 25 luglio 1831]

- la Cosatti interprete di Romeo ne "I Capuleti e i Montecchi" di Bellini al Teatro di San Benedetto «ha bella voce di mezzo soprano, chiara, intonata, non così estesa come quella della Grisi, né così forte, ma agilissima al pari di quella, con molt’anima e molt’azione»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 19 aprile 1831]

- «la voce chiara, quasi dissi lampante, agile, estesa, sonora» della giovanissima Regina Obizzi, interprete di Giulietta ne "I Capuleti e i Montecchi" di Bellini al Teatro di San Benedetto a Venezia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 19 aprile 1831]

- «Accenti sì soavi, espressione sì cara e commovente, tanta volubilità di gorgheggi, sempre intonati e spontanei, abbiam rare volte udito risonare sulle nostre scene, e riempire l’anima di una sì grata armonia. Felice chi può vantarsi di sì bei doni di natura e dell’arte! Felici i maestri cui è dato di avere sì degni interpreti delle loro musicali composizioni!» a proposito della celebre Rosalbina Carradori Allan nel ruolo di Ottavia ne "L’ultimo giorno di Pompei" di Pacini al Teatro Carlo Felice di Genova
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 10 febbraio 1831]

- «la sua intonazione è perfetta, né mai s’accinge ad un passaggio, anche il più difficile, senza essere certa d’eseguirlo col maggior brio e correzione»
sempre della Carradori nel ruolo di Rosina nel "Barbiere di Siviglia" di Rossini con Rubini e Lablache al Théâtre-Italien di Parigi
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 30 novembre 1831]

- al Teatro Civico di Sassari «"L’Assedio di Corinto" e "L’Italiana in Algeri" (…) si sostennero per merito principalmente del nostro prediletto basso signor Luzzi, che per la spontanea ed estesissima sua voce di un forte ed omogeneo timbro dalle note più basse alle più acute […] può cantare qualunque genere di musica, non eccettuata quella di Rossini, non atta alla più parte dei cantanti del giorno che non sanno che gridare.»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 gennaio 1847]

- il soprano Caterina Hayez «è veramente una distinta cantante» dalla «voce pura, penetrativa, intonata» nella "Lucia di Lammermoor" al Teatro La Fenice di Venezia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 28 gennaio 1847]

- dell'illustre soprano svedese Jenny Lind, le cui doti eccezionali sono lodate in una lunga lettera che ripercorre alcuni dei suoi recenti successi, in riferimento a "La fille du régiment" di Donizetti, il critico Dembsher scrive:
«Per avere poi una idea del modo di ammorzare la voce, bisogna udirla, e udirla più volte: le parole vengono meno se si volesse tentare a descriverlo. – Dal più vibrato "fortissimo", ella passa gradatamente, senza stento ed affettazione, ad un "morendo" che sfuma come un sospiro, senza che perciò venga meno l’intonazione, sempre perfetta. Tema difficilissimo a sciogliersi, e che nessuno sciolse prima di lei con tanta perfezione. Si sa che quel suono morente esce dalla sua bocca; ma ei ti sembra che uno spirito celeste tel sussurri dolcemente all’orecchio. Ti assicuro: è una magia, un incanto.»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 19 febbraio 1847]

- in una lettera pubblicata sulla «Gazzetta Privilegiata di Venezia» nel 1847, un appassionato melomane, riassumendo il recente successo veneziano del "Barbiere di Siviglia" al Teatro di San Samuele, scrive al compilatore di un quotidiano udinese che il giovane basso Manfredi, nel ruolo di Don Basilio, è «novizio in sulla scena, ma di voce altitonante e fresca»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 12 marzo 1847]

- Antonio Palma (Foresto) «alla voce più dolce e insinuante di tenore, […] unisce una limpidissima pronunzia ed una vivace e intelligente espressione»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 9 aprile 1847]

- a proposito di Sophie Crüwell [Sofia Cruvelli], impegnata nell’ "Ernani" di Verdi al Teatro Apollo di Venezia, l’estensore mette in evidenza il suono «puro, soave e simpatico» della sua voce, oltre alla sua maestria nell’emettere note «nitide, giuste, squillanti […] in tutta la estensione de’ suoi registri, belle ne’ bassi, più belle ancor negli acuti»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 22 aprile 1847]

- «voce fresca e sempre intonata» della giovane Sophie Crüwell, nel ruolo di Norma nell’omonima opera di Bellini al Teatro Apollo di Venezia
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 26 maggio 1847]

- Marianna Barbieri-Nini, nei panni di Luisa Strozzi nel "Lorenzino De’ Medici" di Pacini al Teatro Nuovo di Padova, «alla solita magia, alla solita freschezza, alla solita potenza drammatica del suo canto, ne aggiunse di nuova onde elevarsi arditamente alla splendida altezza delle circostanti meraviglie»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 18 giugno 1847]

- il soprano Elisa Taccani «valorosa cantatrice, che colle sue incantevoli note ci trasporta davvero e ci ricorda quella scuola, che sventuratamente si va sempre più perdendo nella terra che prima l’insegnava agli stranieri»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 16 luglio 1847]

- del soprano Taccani, ospite attesa del concerto dell’Unione filarmonica milanese, si legge che ella ha «una voce dolce, toccante, all’uopo vibrata» e si distingue per «un canto tutto soavità, tutto purezza»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 16 luglio 1847]

- la Taccani desta entusiasmo generale nel pubblico milanese, accorso per ascoltarla in concerto, con «la sua voce così intonata ed argentina»
«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 16 luglio 1847

- Sophie Crüwell [Sofia Cruvelli], Odabella nell’ "Attila" di Verdi rappresentato al Teatro di Società di Udine, si fa apprezzare per gli «eletti modi di canto» e per «la potenza della superba sua voce»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 30 luglio 1847]

- il celebre basso Luigi Lablache, impegnato nella "Gazza ladra" al Her Majesty's Opera House di Londra, «meravigliò e sorprese con la potenza della sua voce»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 20 agosto 1847]

- del tenore Eugenio Musich si loda l’«omogenea voce», impegnato nel "Don Sebastiano" di Donizetti al Teatro alla Scala di Milano
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 20 agosto 1847]

- la Cruvelli «Fu trovata eccellente tanto pella soavità e precisione del canto, come per la giustezza dell’azione, e per la verità dell’esprimere.» nella "Lucia di Lammermoor" al Teatro di Società di Udine
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 27 agosto 1847]

- la buona prestazione del «giovanetto» Massimiliano Severi, baritono impegnato nelle rappresentazioni di "Ernani" e "Lucia di Lammermoor" al Teatro Fidora di Adria, «fa sorpresa per la potenza della sua voce piena, spontanea, scorrevole, giusta, armoniosa»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 25 settembre 1847]

- in una cronaca da Napoli si apprende che la signora Pagowska, dilettante di canto e allieva di Serafino Torelli, professore di «declamazione lirica» a Milano, possiede «una bella scuola di canto (...) di esatta intelligenza della parola, per cui il modo largo e melodico, unito a molta espressione, produce una grata soavità di canto, che è il nostro bello italiano, superiore a tutte le altre scuole.»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1847]

- in casa della signora Pagowska, il critico di un giornale napoletano ne elenca le «qualità artistiche» toccando con insistenza l’aspetto del timbro:
«una bella ed elegante figura, che previene in suo favore a solo vederla, (…) una forte e bella voce di soprano, la quale di sua natura "pastosa, vellutata", insinuante, non ha difetto di sorta dal do basso in chiave di sol al si acuto. E questa natura di voce, per chi se ne intende, se in camera è forte, dee dirsi in teatro fortissima, poiché, essendo metallica, in gran vaso più oscilla e più si spande. (…)
Tutte le musiche per mezzo soprano stanno adattissime alla Pagowska, meno quelle ove vi sia gran sfoggio di agilità, non comportandolo il timbro assai patetico di sua voce.»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 8 ottobre 1847]

- «voce intonata, freschissima, bella scuola e più bella maniera di canto» di Anna De la Grange nel ruolo di Lady Macbeth nel Macbeth di Verdi al Teatro La Fenice
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 29 dicembre 1847]

- a proposito di Odabella in una ripresa di "Attila" al Teatro Apollo di Venezia, il recensore sottolinea che il soprano Petrettini «obbedisce talora alla moda del giorno e si compiace di far pompa di forza, il che con altre parole significa, che tal fiata ella grida»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 9 aprile 1847]
La stessa accusa è rivolta a Fortunato Gorin, Macbeth in un allestimento dell’opera verdiana al Teatro degli Avvalorati di Livorno, il cui eccesso di forza fa dire al critico che egli «fa più pompa di voce che d’arte»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 12 novembre 1847]

- il critico fiorentino chiamato a recensire "L’assedio di Corinto" di Rossini al Teatro della Pergola di Firenze, lamenta il fatto che :
«gli interpreti […] ci apparvero come tanti saltatori sulla corda privi del soccorso del contrappeso. Il contrappeso, per li odierni cantanti, sono gli strumentali accompagnamenti: sono i flauti, le trombe, i corni, la grancassa e i timpani; privi di essi, i cantanti invano si rizzano sulle punte dei piedi, invano cercano in una più elevata atmosfera il canto spianato, la voce modulata e piena, la bella melodia non aiutata dagli urli e dagli strilli. La loro laringe altro non emette che note
tremolanti, che voci alte e fioche, come quelle dei dannati danteschi, e così alla musica rossiniana tocca a soffrire l’ostracismo dei palchi scenici per impotenza delle gole cantanti.»
[«Gazzetta Privilegiata di Venezia», 21 maggio 1847]

Nel caso di Alexandrine Duprez, Isoliero nel Comte Ory di Rossini (Teatro di San Benedetto, 1830), il critico non risparmia di commentare negativamente la sua «appannata voce» («Gazzetta Privilegiata di Venezia», 11 febbraio 1830);
mentre durante un’accademia (Milano, 1831) la «voce aggradevole sì, ma un poco nasale» della signora Cecconi è subito oggetto di critica da parte dell’estensore («Gazzetta Privilegiata di Venezia», 7 giugno 1831).
Secondo Tommaso Locatelli, la voce velata della «prima donna mezzo sfiatata» (Cleofe Boyer) è sicuramente una delle cause dello scarso successo della prima rappresentazione dell’ "Olivo e Pasquale" di Donizetti al Teatro di San Benedetto (1831) («Gazzetta Privilegiata di Venezia», 27 maggio 1831).
Al soprano Giuditta Arizzoli, impegnata nel ruolo di Ebuzio nei Baccanali di Roma di Pietro Generali (Teatro di San Benedetto, 1830), sempre l’affilata penna di Locatelli consiglia di regolare «un po’ più quei suoi moti e quella sua voce, che va talora a finire, con sopportazione, in uno strillo» («Gazzetta
Privilegiata di Venezia», 22 maggio 1830).
Dopo una rappresentazione de "Gli Oriazii e i Curiazii" di Cimarosa (Teatro La Fenice, 1847) con Anna de La Grange nel ruolo di Orazia, il critico esalta le doti della prima donna, ma appoggia anche l’opinione di un collega che accusa la cantante «di non tenere troppo ferme le note, dando loro, per maggiore sentimento, non so qual vibrazione» («Gazzetta Privilegiata di Venezia», 10 settembre 1847).

- Hector Berlioz, dopo aver ascoltato Henriette Sontag in una replica delle "Nozze di Figaro" di Mozart, scriveva estasiato:
«Mai dimenticherò una sera a Londra lo sbalordimento che mi prese. Assistevo ad una rappresentazione delle "Nozze di Figaro" mozartiane. Quando nella scena notturna del giardino, la Sontag arrivò a sospirare quel divino monologo d’innamorata che fino allora avevo ascoltato in mediocri esecuzioni, questa mezza voce tenera, così dolce e misteriosa allo stesso tempo, di cui sapevo infine il segreto, mi parve mille volte più rapinosa. Infine, pensavo e non avevo riguardi a ripeterlo dentro di me, ecco la splendida pagina mozartiana resa con fedeltà assoluta! Ecco il canto della solitudine, il canto della fantasticheria piena di voluttà, il canto della notte e del mistero. È a questo modo che in una scena simile si deve elevare il canto di una donna, ecco il chiaro scuro dell’arte canora, la mezza tinta, il piano, alfine, il piano, il pianissimo che i compositori ottengono da orchestre formate da cento musicisti, da cori formati da duecento voci, ma che, né per denaro, né per ambizione, né per lusinghe, né per minacce, saprebbero ottenere dalla maggioranza delle cantanti, colte o incolte, italiane o francesi, stupide o intelligenti, umane o divine. Quasi tutte vociferano con la medesima ostinazione, non sarebbero in grado di avventurarsi oltre un mezzoforte, questo giusto mezzo del suono, sembrano aver paura di non farsi udire.»
[H. Berlioz - "Les Grotesques de la musique", Paris, Libraire Nouvelle, 1859]


 
(Fonte consultata: Federica Camata - "Canto e cantanti nelle pagine della Gazzetta Privilegiata di Venezia (1816-1847)", Università Ca' Foscari di Venezia, anno accademico 2012/2013)

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