BELLINI: "TI SIA DI REGOLA DI NON ATTACCARTI SERVILMENTE (al 'Metronomo' indicato); STRINGI ED ALLARGA TEMPI SECONDO LO VORRA' LA VOCE DEI CANTANTI"!!!
Mio caro Florimo,
Senti ora i cambiamenti che ho fatti per la Malibran. (...) Lo spartito ti verrà marcato col "métronome", ma ti sia di regola di non attaccarti servilmente; stringi ed allarga tempi secondo lo vorrà la voce dei cantanti e l'effetto dei cori, infine fa' come ti piace per trovar l'effetto d'ogni pezzo, se il tempo marcato lo rende o troppo veloce o troppo languido. Si trova nell'introduzione un motivo eseguito da quattro corni a tempo 6/8, che ha in mezzo qualche battuta di nota a 3/4. Ora per rendere più grandioso il motivo, vedi che il motivo stesso ti porta a slargare queste battute poco poco, ma solo quelle e in un grado solo impercettibile.
Tu lo proverai al pianoforte, e vedrai che, per esprimere un suono maestoso e come si sentisse venire dal centro delle nuvole, quelle tre note d'ogni battuta a 3/4 vogliono essere affrettate. Il resto pei tempi è regolare e tu hai intendimento bastante per colpirne il giusto. Ho scritto al Principe di Ottajano che per
non guastare un terzetto nel primo atto, che qui alle prove fa molto effetto, dovrebbe persuadere la signora Merola a prendere la parte della regina Enrichetta di Francia. Il quartettino nell'introduzione, come quattro sole voci sono poche per cantare da dentro, così gli ho scritto di raddoppiarne le parti, come qui si farà; cioè soprani M.me Malibran e M.me Duprez, tenori Duprez e Pedrazzi, primi bassi Porto e Coletti, bassi profondi Benedetti e Crespi. Qui tal quartetto verrà accompagnato da un organo di nuova invenzione, che è armoniosissimo e dolce, che si suona con grandissima espressione, essendo fatto ad uso delle piccole filarmoniche; ma io per Napoli lo mando istrumentato con due corni, due clarinetti, due fagotti; facendo però raddoppiare il fagotto secondo da un controfagotto può più sostenere l'armonia, che dev'essere dolcissima e nudrita. Fate preparare una campana in "fa", che servirà e per questo quartetto e pel finale del primo atto, quando dovrà suonare a stormo, ec., come vedrai dalla partizione. Dove sarà marcato i W, viole e violoncelli con le sordine, bisogna che tutti i professori la mettano, perchè non è per ricavare un "piano" come si crede in qualche teatro d'Italia che la sordina si mette, ma per averne un suono nasale e lontano. Dunque non cedere su questo e guarda bene che tutti la mettano. Un solo professore che non l'avrà, guasterà l'effetto del pezzo. Le sordine entrano nell'introduzione, in un tre quarti del primo atto che ripete il motivo del pezzo brillante, che ho fatto per la Malibran e nel largo della scena di questa, ec. Dunque ne sii prevenuto. Bisogna che abbi cura per l'esecuzione de' corni in orchestra e sul teatro; poiché Gallemberg mi dice non essere tanto forti, e la mia opera è piena di effetti appoggiati a tale istrumento che qui si suona mirabilmente. Inutile che ti raccomandi i cori, in particolare nel primo atto, che bisognano di forza e d'azione. Tu mi dici che sono buoni, quindi non dubito dell'esecuzione. Ti sia anche di prevenzione che tanto gli strumenti da fiato come i W bassi quando hanno marcato "pp" non lascino di dare espressione, e che il colorito l'abbia ancora come il forte il piano, e che tal colorito sia ben marcato da far spiccare qualunque motivo "pp". Mi sono spiegato? (...)
Va', che andrà tutto bene. Qui il primo atto, finora provato a pianoforte, dà molte speranze: non v'è pezzo che non faccia effetto, è chiaro chiaro come la musica più facile, mentre non è; e specialmente col finale del primo atto perderai la testa per l'insieme; ma che i cori mettano tutta la forza nella stretta, ed il colorito di tale stretta per i cori e cantanti dev'essere come quella che le due donne mettono nella stretta dei "Capuleti", con la diversità che qui deve essere eseguita con la più feroce espressione che possa darsi, per esempio come "Guerra guerra" nella "Norma". Quando arriverai alla fine della seconda volta della stretta, incalza sempre il tempo e la forza. La Malibran farà il resto col gioco della scena. Oh come mi addolora il non poter venire io! Ma, che vuoi?, si sono ridotti che chi sa se anche verso il 15 andrò in iscena. (...)
Quanto mi ricorderò, quanto sperimenterò, facendo le prove, te lo scriverò subito. Ricordati però sempre di non stare servilmente a quanto ti potrò dire, ma cerca sempre l'effetto, quando mancherà nei miei avvisi, e tu e la Malibran e Cottrau siete soggetti tali da non ingannarvi. Domani, che ne avremo 22, ti finirò questa lettera, dopo aver letta quella che m'invia la Società, donde vedrò se converrà inviare il contratto firmato. Tutto consulterò e regolerò col Conte di Gallemberg, che mi mostra molto interesse. Io però spero che cotesti signori saranno contenti e non ne nasceranno disgusti, se la partizione giungerà a Napoli col vapore che lascia Marsiglia il 10 gennaio. (...)
Non venendo io, avea proposto di consegnare la partizione alla persona che mi sarebbe indicata qui a Parigi, precisamente il giorno 1° gennaio. Ma ora mi si vuol dare la responsabilità dell'invio non solo, ma che tale partizione giunga il 12 gennaio, primo atto... Quindi se anche io spedissi tale musica da Parigi perchè giunga per l'epoca voluta, e la disgrazia volesse che un vapore incontrasse un cattivo tempo, ritardando così il suo arrivo in Napoli, sarei io che ne pagherei la pena, ec. Ora, per fargli vedere che dalla mia parte non mancherò a quanto ho promesso, compirò il lavoro del travolgimento di tutto lo spartito, pagherò tutte le spese pesantissime che vi sono, e, se alla fine la Società non sarà contenta di tutti i miei sforzi col rifiutare di riceversi i "Puritani", intendo tutte queste trattative per non avvenute, e resteremo sciolti da ambe le parti; poichè per le due opere nuove allora tratterò diversamente. Io ho pensato di rimettere la partizione a Mons. François Falconet, per mezzo del suo corrispondente, per subito rimetterla a te, e tu consegnarla alla Società; e se questa se la riceverà, ti deve nello stesso tempo pagare i tremila ducati, che tu terrai presso un sicuro banchiere sino a mio avviso; diversamente terrai presso di te lo spartito, senza farlo vedere ad anima vivente; chè io penso darlo con la Malibran a Milano, non combinando con Napoli. Già io credo che, se la musica giungerà verso il 16 gennaio, tutta intera la Società, toltine cavilli, se la riceverà, e ne sarà contenta. Addio dunque, ti accludo la lettera per la Malibran, aperta per regolarti. Dille che curi ella stessa le parti ai cantanti, e gli infonda un poco del suo genio angelico. (...)
(da una lettera di Vincenzo Bellini a Florimo - Parigi, 21 dicembre 1834)
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L'ultima opera di Bellini, "I PURITANI", debuttò al 'Théâtre de la comédie italienne' di Parigi il 24 gennaio del 1835, con esito trionfale.
Bellini poteva così scrivere a Francesco Florimo: «Mi trovo all'apice del contento! Sabato sera è stata la prima rappresentazione dei Puritani: ha fatto furore, che ancora ne sono io stesso sbalordito… Il gaio, il tristo, il robusto dei pezzi, tutto è stato marcato dagli applausi, e che applausi, che applausi».
Il cast era davvero eccezionale per l'epoca: Giovanni Battista Rubini (Arturo), Giulia Grisi (Elvira), Antonio Tamburini (Riccardo) e Luigi Lablache (Giorgio).