Amici del Belcanto, oggi abbiamo il piacere di presentarvi una Raccolta di Esercizi veramente molto particolare; si tratta dell'eredità tecnica di Manuel Garcia Padre (grande amico di Rossini e perfino primo interprete del Conte di Almaviva ne "Il barbiere di Siviglia". I suoi segreti sono arrivati a noi attraverso il suo Manuale di Canto.
Questi "Exercices pour la
voix (avec un discours préliminaire)" / "Esercizi per la voce (con un
discorso preliminare), del celebre tenore rossiniano Manuel García padre (nato
a Siviglia nel 1775 e morto a Parigi nel 1832) sono la versione in francese /
italiano edita da Ch. Boieldieu (À Paris) nel 1835. Si tratta di vocalizzi
accompagnati da indicazioni di base sulla maniera di cantare, così come da
indicazioni più specifiche per l'esecuzione di tali esercizi vocali.
[N.B.:
Le prime edizioni in assoluto furono le seguenti: Garcia I, Manuel (père). Exercises
pour la Voix. Paris :
A. Parite, c1820. With English Foreward. Exercises and Method for
Singing. London: Boosey, 1824.]
La prima cosa che afferma Garcia
nelle note introduttive è che questo suo breve volumetto era pensato per i suoi
studenti; questo ci dice che l'arte del canto non si impara ovviamente con la mera
conoscenza ed istruzione, e che invece ci vuole proprio un contatto diretto con
un maestro di canto e di musica per imparare a cantare professionalmente in
modo lirico.
Varie sono le semplici
considerazioni di natura generale e anche le indicazioni più specificatamente
tecniche di postura e di fisiologia del cantare. Da notare subito che Manuel
Garcia padre scrive queste parole come sistema per riconoscere un bravo
cantante: "Non è precisamente il
far della nota ma la maniera di farla che constituisce il bravo cantante, e lo
fa distinguere dal mediocre."
Afferma inoltre anche questa
importante verità sulla bontà dello studio e l'acquisizione di una salda
tecnica vocale con un valido maestro di canto come base del successo vocale
anche di voci che in natura potrebbero sembrare inizialmente brutte: "Molti credono di non aver voce
affatto, o di averne poca o cattiva. Quasi tutti questi sono nell'errore;
poiché in generale, dipende dalla buona o cattiva maniera di prendersi per
farla sortire: e l'esperienza me l'ha fatto vedere in molti de miei scolari che
credevano di non aver voce affatto, o d'averla cattivissima e che si sono
trovati col mio ajuto avere discrete o buone voci."
Dopo il primo esercizio sulla
messa di voce, passa immediatamente agli esercizi 2, 3 e 4 che "servono filando e legando i suoni ad
unire la voce di petto colle corde di mezzo e di quelle di testa" vale
a dire ad unire i tre registri.
Il primo esercizio nel Manuale di Canto di Manuel Garcia Senior: la "messa di voce" |
Importantissima considerazione
poi quella del concentrarsi ad eseguire bene due note, ecco le sue illuminanti
considerazioni: "Pare a prima vista
che il fare due note sia cosa semplicissima, eppure non è così, e da queste due
note dipende l'arrivare a far bene tre, quatro, cinque note sino all'Ottava e
più. Perciò bisogna usare grand'attenzione in quest'esercizio poiché se non si
fa con tutta la premura possibile calerà la nota più alta o crescerà la più
bassa. Converrà esercitarsi sopra le due note dando la stessa forza e valore
all'una che all'altra; procurando che siano legate e chiare nello stesso tempo:
questo non è facile da eseguire e non ci si arriva che a forza di studio."
Raccomandazioni di grande attenzione nel passaggio tra una nota e l'altra |
Il secondo esercizio nel Manuale di Canto di Manuel Garcia Senior: si noti l'attenzione che si deve impiegare "portando" la voce tra una nota e l'altra |
Ancora da sottolineare il
principio di eseguire in modo puro le vocali come si premura di sottolineare in
questa nota: "Tutti li Esercizj
debbono farsi con tutte le cinque vocali cominciando da l'a, e, i, badando però
sempre a non pronunziarle mai staccate o saccadées,
come dicono i francesi ossia non far mai sentire quel ha, he, hi, tanto dispiacevole (e ch'è un difetto generale) invece
di a, e, i, che deve sentirsi sempre
ben distinto."
... Notare con quanta premura Manuel Garcia Padre prescrive di esercitarsi sulle cinque vocali e come suggerisca di EVITARE l'"acca" tra una nota e l'altra (inutile oltre che brutta e dannosa)... |
Egli riporta inoltre l'esempio,
stilistico e pratico, del "portamento all'italiana" spiegandolo così:
"Volendo cantare all'Italiana fa
duopo di non portar mai la voce colla sillaba che si prende perché è metodo
antico francese; ma ben sì colla sillaba che si lascia come usano i cantanti
Italiani."
Il "portamento all'italiana" spiegato da un grande amico e interprete di Rossini! |
Molto interessante la parte in
cui offre numerosi esempi di variazione e ornamentazione di una melodia,
alternando vari ritmi e figurazioni come terzine, quartine, scale veloci,
diatoniche e cromatiche, arpeggi spezzati, acciaccature, sincopi, trilli e così
via!!!
Esempi pratici di variazioni spiegati da Manuel Garcia Padre |
Rispetto al più noto trattato di
Manuel Garcia figlio (baritono, foniatra ed insegnante di canto) si nota subito
la brevità di questo mini-saggio, con acclusi vocalizzi, di Manuel Garcia
padre, manualetto che, dalla "messa di voce" (< >) alle
numerose agilità, racchiude tutto quel che un cantante deve imparare a dominare
per fare della propria voce uno strumento al servizio dell'Arte del canto e
della Musica. Nelle immagini sottostanti: Esempi di AGILITA' nel Trattato di Manuel Garcia Padre, che nessun Cantante dovrebbe trascurare di saper eseguire!
Per chi volesse approfondire lo studio di quest'affascinante argomento, eredità dell'epoca d'oro del Belcanto Italiano, ecco il link diretto da cui scaricare il prezioso Manuale di Manuel Garcia Padre "Exercices pour la voix (avec un discours préliminaire)" / "Esercizi per la voce (con un discorso preliminare):
NOTE BIOGRAFICHE su Manuel
Garcia, padre:
Manuel Garcia, padre (Manuel del
Pópulo Vicente Rodríguez) fu un tenore, compositore, impresario teatrale e maestro
di canto.
Manuel Garcia Padre |
Nonostante le sue origini
spagnole, Manuel García rappresenta, nella storia del canto, l'esempio tipico
del tenore di stile italiano dell'inizio del XIX secolo.
Secondo John Potter, fu
soprattutto dopo la sua venuta in Italia nel 1812 e l'incontro con “il molto
rispettato tenore e maestro di canto Giovanni Ansani, che egli acquisì le
abilità che lo avrebbero reso capace di misurarsi con Rossini. Ansani gli
insegnò come far arrivare al pubblico, e forse come acquisire, quel suono più
ampio che Mozart aveva riconosciuto nei cantanti italiani fin dal 1770, e
presumibilmente gli trasmise quel rigore pedagogico che gli avrebbe consentito
di insegnare a sua volta con tanta efficacia”.
Manuel Garcia Padre |
In effetti la sua voce era,
secondo Fétis, "di tenore profondo", vale a dire che
possedeva quelle caratteristiche baritonaleggianti che erano tipiche del tenore
italiano barocco e neoclassico, il quale è stato conseguentemente spesso in
seguito definito come "baritenore".
La sua tecnica di emissione era
sopraffina e gli assicurava capacità virtuosistiche eccezionali, con una
vocalizzazione fluente e rapida e un trillo di forza di grande effetto.
Dominava con notevole efficacia anche l'emissione in falsetto, al punto che, in
una delle sue tonadillas, El poeta calculista, era prevista
l'esecuzione di un duetto con sé stesso in cui alternava il canto come tenore a
quello come soprano.
Dopo aver usufruito dei
fondamentali insegnamenti di Giovanni Ansani, la cui scuola risaliva forse
addirittura a Niccolò Porpora, interpretò parti da baritenore in opere di un
gran numero di compositori coevi e fu, in particolare, il primo Norfolk nell'
"Elisabetta, Regina d'Inghilterra" all'esordio di Rossini nell'opera
seria a Napoli (1815).
Per lo stesso Rossini, l'anno
successivo, creò a Roma il ruolo di Almaviva nella prima esecuzione de
"Il barbiere di Siviglia". Durante il suo soggiorno napoletano,
García continuò anche la sua attività di compositore ed al San Carlo videro la
luce le sue opere tra le quali "Il califfo di Bagdad" (1813),
appartenente al genere comico, e "Tella e Dallaton" (1814),
appartenente invece al genere serio.
Tornò quindi a Parigi al "Théâtre
des Italiens" dal 1816 al 1824: durante questo periodo, il più fulgido
della sua carriera, egli si esibì, anche a Londra, sia in ruoli di baritenore,
serio (soprattutto "Otello" di Rossini) e di "mezzo
carattere" (Paolino ne "Il matrimonio segreto" di
Domenico Cimarosa), sia, con qualche aggiustamento, in ruoli di tenore
contraltino (Lindoro ne "L'italiana in Algeri"), e perfino
come baritono nel repertorio mozartiano (protagonista del "Don
Giovanni" e Conte di Almaviva ne "Le nozze di Figaro").
Manuel Garcia Senior nell'Otello di Rossini |
A Parigi egli si affermò anche
come valente maestro di canto: in tale veste, riuscì a convincere il riluttante
primo tenore dell'Opéra, Louis Nourrit, a permettere al figlio Adolphe
di intraprendere, sotto i suoi insegnamenti, la carriera canora, si dedicò ai
due figli maggiori, Manuel, la cui fama come didatta avrebbe superato quella
del padre, e Maria, poi passata alla storia con il cognome Malibran, ed ebbe
tra i suoi allievi anche il futuro soprano donizettiano Henriette
Méric-Lalande.
Nel 1824, aprì un'accademia di
canto a Londra e pubblicò anche un saggio dal titolo "Exercises and
Method for Singing".
Nel 1825 l 'intraprendente García
formò una compagnia di canto su base principalmente familiare e si imbarcò con
essa alla volta degli Stati Uniti. La compagnia mise in scena i primi
spettacoli operistici italiani in assoluto, a New York, e si spostò poi
anche in altre città nordamericane, programmando sia opere rossiniane sia
lavori nuovi dello stesso García, nonché il "Giulietta e Romeo" di Nicola
Antonio Zingarelli.
In America si trovava allora
pure, emigrato, l'ultrasettantenne librettista mozartiano, Lorenzo Da Ponte, il
quale riuscì ad ottenere che la compagnia mettesse in cartellone anche il "Don
Giovanni", e quest'opera ebbe quindi la sua prima americana, alla
presenza del librettista, il 23 maggio 1826, con García padre nel ruolo del
protagonista, la seconda moglie Joaquina Sitchez, detta "la Briones" come
Donna Elvira, la figlia Maria García (Malibran) come Zerlina, Manuel García
figlio come Leporello, Carlo Angrisani come Masetto e Paolo Rosich come
Commendatore.
Nel biennio 1827-28 la compagnia
si spostò in Messico, ma nel 1829 rientrò a Parigi, dedicandosi nuovamente
all'insegnamento, coinvolgendo questa volta la terza figlia, Pauline García, che
avrebbe anch'essa conquistato gran fama in Europa come Pauline Viardot.
Personalità bizzarra, dispotico
nella vita perfino nei confronti dei figli, egli trasportò qualcosa del suo
carattere sulle scene, rendendo memorabili le sue interpretazioni del
rossiniano Otello e del mozartiano Don Giovanni, ma riuscendo
pure a tenere a freno la sua esuberanza e ad assicurare il prefetto controllo
dello stile, cosa che fece del suo mozartiano Conte di Almaviva, un
autentico grande di Spagna, altero ed elegante.
Vi aspettiamo dal 6 al 21 marzo 2016 per un fantastico appuntamento dedicato all'Opera Italiana nelle terre di Beniamino Gigli.
Si selezionano:
- 10 Cantanti e 2 Pianisti (partecipanti effettivi)
- 5 Uditori (Cantanti o Pianisti)
per un laboratorio tecnico, stilistico e interpretativo su Lucia di Lammermoor, La Traviata, La Bohème.
Il corso, della durata di 16 giorni, si articolerà nello studio approfondito di Arie e Scene d'insieme, sia dal punto di vista tecnico e interpretativo che della prassi esecutiva e scenica.
Il laboratorio si svolgerà a Recanati nei locali del Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano "Beniamino e Rina Gigli", al Teatro Persiani, nell'Aula Magna del Comune con il Pianoforte di Beniamino Gigli e al Teatro "La Rondinella di Montefano.
Gli Allievi saranno sempre in costantemente guidati dai Docenti del Corso, il M° Astrea Amaduzzi, Soprano Lirico di Coloratura, Docente di Tecnica Vocale ed esperta nella prassi esecutiva Belcantistica, e dal Maestro Mattia Peli, Direttore d'orchestra, Pianista e Compositore.
Pierluca Trucchia, Presidente dell'Associazione "Beniamino Gigli" di Recanati guiderà invece i partecipanti alla scoperta dei luoghi gigliani e curerà una visita al Museo Gigli di Recanati.
A insindacabile giudizio dei Docenti, a fine corso, gli Allievi ritenuti idonei parteciperanno all'allestimento dell'Opera "La Traviata" di Giuseppe Verdi e i migliori saranno scritturati per un grande Concerto Internazionale estivo retribuito dedicato al Belcanto Italiano.
A ciascun Allievo effettivo sarà chiesta un contributo di partecipazione di 22 Euro giornalieri.
L'intero ricavato sarà devoluto all'Associazione Gigli per l'organizzazione delle numerose iniziative Culturali in collaborazione con il CISBI, Centro internazionale di Studi per il Belcanto Italiano.
Info e prenotazioni: segreteria.belcantoitaliano@gmail.com
tel. (+39) 347 58 53 253
Contatto WhatsApp di Belcanto Italiano:
(+39) 347 58 53 253