sabato 14 marzo 2020

L'ideale di Verdi nella "mezza voce" del tenore De Negri


Giovanni Battista De Negri nel ruolo verdiano di OTELLO

Giuseppe Verdi aveva un preciso ideale della perfezione nel canto e nella sua espressione profonda. Come rilevava Celletti :

“Secondo Gino Monaldi (noto critico musicale della fine dell'Ottocento i cui scritti sono in maggioranza dedicati a Verdi, che egli ebbe modo di frequentare personalmente tra il 1886 ed il 1890 alle terme di Montecatini!), Tamagno divenne un vero attore e un vero interprete soltanto quando imparò l'Otello sotto la guida di Verdi, mentre prima era soltanto l'inespressivo detentore d'uno splendido organo vocale. [--> Gino Monaldi, "Cantanti celebri" (1829-1929), Edizioni Tiber, Roma 1929, pp. 96-97]

D'altronde Verdi esitò molto prima di accettare Tamagno come primo protagonista dell'Otello. Lo riteneva incapace di cantare bene le non poche frasi da eseguire a mezzavoce (lettere a Giulio Ricordi del 18 e 22 gennaio 1886). Secondo il Monaldi, Verdi, dopo la 1a esecuzione dell'Otello si sarebbe mostrato entusiasta dell'interpretazione di Tamagno. Più tardi, tuttavia mostrò di preferirgli di gran lunga, come Otello, il tenore Giovanni Battista De Negri (Alessandria 1850 - Torino 1923).
De Negri non disponeva di un'estensione e d'una facilità, in zona acuta, paragonabili a quelle di Tamagno, ma vantava splendide note centrali ed era un notevolissimo interprete, anche sotto il profilo scenico. Come protagonista dell'Otello fu ritenuto da Verdi sensibilmente superiore a Tamagno (lettera a Giulio Ricordi, 5 febbraio 1889), diversamente dal quale sapeva avvalersi della mezzavoce, anche nel Tannhäuser, con eccellenti risultati.”

[in: "Vocalità e cantanti in Verdi e coevi" (capitolo tratto da vol. secondo della "Storia dell'Opera Italiana", Garzanti 2000)]

Autografo di Verdi al tenore De Negri

Ed ancora, in un libro precedente specificava che:

“Giacché, scriveva Verdi a Giulio Ricordi, Tamagno era incline a cantare sempre forte e, se tentava la mezzavoce, il suono diventava "brutto, incerto, stonato". Nell' "Otello", continuava Verdi, vi erano frasi larghe, lunghe, legate

"da dire a MEZZA VOCE, cosa impossibile per lui".

Più tardi Verdi si rassegnò a Tamagno, ma quando udì Giovanni Battista De Negri, voce meno folgorante e stentorea, ma cantante più rifinito, espressivo e musicale, lo preferì di gran lunga, come da lettera a Giulio Ricordi del 5 febbraio 1889. I punti di forza di Tamagno, scrisse Verdi, erano, nell' "Otello", l' "Esultate", l' "Ora e per sempre addio" e "qualche altro sfoggio di voce". In tutto il resto De Negri (che però era anche lui applaudito nell' "Esultate" e doveva bissare l' "Ora e per sempre addio") era nettamente superiore.”

[da: "Il canto", Garzanti (Edizioni Speciali Vallardi), 1989]


 Ecco il De Negri in "Niun mi tema", dall'Otello verdiano

 

Ora, tenuto presente questo quadro, rispondiamo assieme a questa domanda: un cantante può essere 'completo e professionale' se non sa alternare continuamente - a piacere ed all'uopo - la "piena voce", alla "mezza voce" ed ai piani-pianissimi ("filati"), nelle sue performance canore concertistiche ed operistiche? 

La risposta, ovviamente, è: NO!

Ad esempio, un cantante che sia famoso e canti nei maggiori auditori e teatri del mondo ma sia oggettivamente lacunoso nella varietà delle dinamiche e dei coloriti, sarà pure popolare, ma non assolverà al suo compito d'artista al quale è chiamato in causa dal compositore stesso; potrà anche essere eventualmente applaudito da un pubblico accondiscendente, ma tradirà i compositori e le loro volontà creatrici.
Viceversa chi rispetta l'autore - realizzando a livello pratico il più possibile tutto ciò che l'autore ha prescritto - sarà un vero artista e sarà allora davvero un "tramite", tra pubblico e opera d'arte; e finalmente gli ascoltatori potranno conoscere per 'esperienza concreta' ciò che è segnato con tanta cura in partitura (in primis da Verdi e Puccini, i quali sono tra i più precisi e ricchi di indicazioni).
In altre parole, l'ascoltatore potrà "ricevere l'OPERA D'ARTE": questo avverrà sia che il cantante sia famosissimo, o semplicemente appena conosciuto. In tal modo anche il valore di un artista dipenderà sempre dal "merito" puro e dalla qualità artistica dell'interprete, a prescindere dal luogo: dipenderà dal contenuto, non dal contenitore! 

Bisogna dunque studiare seriamente il canto lirico, evitando di presentarsi in stagioni teatrali prima d'aver raggiunto un livello canoro che consenta di fare della voce ciò che si vuole, a livello timbrico (chiaro-scuro), dinamico (messa di voce), espressivo, cantando più legato o più staccato, sapendo "unire i registri", emettendo qualsiasi suono della gamma con facilità, sia in zona grave che nel centro e in zona acuta, sapendo padroneggiare con maestria le agilità vocali (di terzine e quartine di crome e semicrome) e naturalmente accoppiando a tutto ciò una buona arte scenica, che deve andare sempre di pari passo col canto. 


Oggi si ricorda poco il tenore De Negri, che all'epoca non fu inferiore al Tamagno, anzi! La variabilità e ricchezza di differenti possibilità vocali, che si nota nelle recensioni dell'epoca, dovrebbe costituire un modello pratico per tutti: studenti o maestri, dilettanti in formazione o professionisti alle prime armi o già navigati! Siano queste recensioni un monito per tutti.
De Negri nel "Simon Boccanegra" di Verdi al teatro di Alessandria (novembre 1884)

Come riportato nella "Gazzetta Musicale di Milano" del 23 novembre 1884 - sez. "Teatri - Alessandria (Piemonte)", nella rappresentazione dell'opera "Simon Boccanegra" di Verdi :

«Il nostro concittadino, il tenore De Negri (Gabriele Adorno), l'attrattiva della serata, ha splendidamente confermato la bella fama da cui era preceduto, ottenendo, senza iperbole, un vero trionfo.
Erano molti anni che non avevamo udito un tenore così delizioso. Dopo la breve ma bell'aria: Cielo di stelle orbato, venne salutato da lunghi applausi, che diventarono veramente entusiastici alla fine del duetto col soprano, dopo quello col basso, alla sua romanza, al gran finale primo, ed al terzetto di difficilissima tessitura.
Il De Negri, che ci è concesso finalmente di spassionatamente giudicare, oltre al possedere un bellissimo metodo di canto ed una perfetta conoscenza di scena, ha una magnifica voce di vero tenore drammatico, limpida, calda, estesa, potente e di timbro simpaticissimo: tutto questo fa di lui un artista di vaglia destinato a calcare i più grandi teatri.
Il celebre tenore Guasco, ora defunto, da noi più volte interpellato sul conto del De Negri, ci rispondeva: "la stoffa c'è, se studierà mi rimpiazzerà degnamente"; e non si è sbagliato.
Il De Negri ha dimostrato chiaramente domenica sera, che nulla ha tralasciato per riuscire un artista di prim'ordine.
»

G. B. DE NEGRI  (Der Humorist, 21. April 1885)
"Bei all dem Mißgeschick, das den Ur-Impresario der gegenwärtigen Stagione im Carltheater, Herrn Merelli ereilte, muß ihm dennoch die Anerkennung gezollt werden, gute und brave Sänger in der Truppe sich verschafft zu haben und der Besten Einer ist Herr De Negri. Ein junger Mann von gefälligem, einnehmendem Exterieur, der mit Leichtigkeit über das hohe (Brust) C verfügt, der sich spielend mit den höchsten Tenortönen abfindet, hat Herr De Negri bald alle, die ihn bisher gehört hatten, zu fesseln und zu entzücken verstanden. Signor De Negri darf stolz auf den Erfolg sein, den er errungen, denn wir Wiener dürfen mit Akiba sagen: "Alles schon dagesessen". Sein Organ ist kräftig und überaus gut geschult, sein Stimmumfang gebietet über anderthalb Octaven (was wohl selten bei Tenoristen vorkommt), dabei besitzt seine Stimme einen Schmelz und ein Timbre, das man gerne applaudirt, wenn er eine oder die andere Arie gesungen. Überall wo Signor De Negri gesungen, erntete er großen Beifall und jetzt ist auch Wien eine Stadt geworden in der Reihe von Kunststädten, wo er sich verdiente Lorbeeren holt. Wir sind begierig auf den Ruh Blas, den er in Wien creirt." 
(Der Humorist, 21. April 1885)


Recensione tratta da "Rivista Teatrale Melodrammatica" del 1° dicembre 1886 - DE NEGRI nel ruolo di Radamès
 
Breve recensione dell'OTELLO interpretato dal De Negri nel dicembre del 1887

Ecco alcune emblematiche critiche giornalistiche sul canto di De Negri, in Otello e Tannhäuser:

Torino - Teatro Regio - "Otello di Verdi ebbe grandissimo successo: la musica fece straordinaria impressione. Esecuzione complessiva buona, diretta con molta efficacia dal maestro Bolzoni. De Negri, Colonnese, Beltrami, applauditi. Replicato duetto tenore e baritono e l'Ave Maria. Il tenore De Negri fu eccellente protagonista e superò ogni aspettativa."
(da "Gazzetta Musicale di Milano" del 1° gennaio 1888, sezione 'Telegrammi')

"...il suo [di De Negri] metodo di canto dinota sempre uno studioso e buon artista, e la sua voce, che già altra volta avevamo potuto apprezzare, si mantiene limpida, bella, specialmente negli acuti, uguale, vibrante, così resistente da arrivare all'ultimo in parte così faticosa senza che appaia segno di stanchezza. Fu applauditissimo, e meritatamente..."
(da "La Stampa" del 26 dicembre 1887)
Torino, 25 dicembre 1887.
"L'esecuzione fu abbastanza accurata, in special modo dal protagonista tenore De Negri. Egli, gradita conoscenza del pubblico torinese, riconfermò col successo di jeri sera, la bella fama acquistatasi come valente cantante e distinto attore.
La sua calda e bella voce, il fraseggio corretto e la buona interpretazione ch'egli seppe dare alla parte di Otello, fecero prorompere il pubblico in calorosi e schietti applausi. Il duo del finale secondo con Jago dovette bissarlo fra generali ovazioni."
(da "Rivista Teatrale Melodrammatica" del 1° gennaio 1888)

"Grandissimo successo De Negri (...)
Si dice anche...Tamagno è il primo; ma De Negri non è il secondo...Ed io mi confermo ancor più che pel carattere d'Otello (intendiamoci carattere non musica) ci vuole voce maschia; e badate a quella d'Oxilia!"
(da lettera di Giuseppe Verdi a Giulio Ricordi - Genova, 10 dicembre 1889)

 

"Il De Negri, già ottimo la prima sera, divenne superlativamente buono. Nel finale dell'atto secondo e nel racconto del terzo ebbe momenti felicissimi largamente rimunerati dalla più cordiale ed unanime spontaneità degli applausi."
(da una recensione del Tannhäuser alla Scala relativa alle recite successive alla prima, in: "Gazzetta
dei Teatri" del 7 gennaio 1892)


Il tenore De Negri su "IL TEATRO ILLUSTRATO", luglio 1890

- Le nostre Illustrazioni: G.B. DE NEGRI -
Il tenore che nell'ultima stagione alla Scala richiamò le simpatie d'ogni spettatore di buon gusto, cantando nel Simon Boccanegra, - G.B. De Negri - non fu portato sulle nostre principali scene dalla cieca Fortuna, ma dal proprio valore.
Nato nella vicina Alessandria, or sono poco più di otto lustri, non si dedicò alla musica che a ventitrè anni, avendo per insegnante l'egregio maestro Giulio Moretti. Trascorsi diciotto mesi in istudi assidui, appassionati, il De Negri potè esordire a Bergamo, dove ebbe la bella ventura di cogliere onori senza fine.
Dopo questo splendido ingresso nella carriera artistica, peregrinò senza posa pei teatri principali d'Italia e dell'estero: lo udirono Verona, Genova, Livorno, Torino, Messina, Agram, Buda-Pest, Vienna, Madrid, Montevideo, Buenos Ayres e molte altre capitali dei due emisferi, e dappertutto ogni sua apparizione fu un trionfo.
Il De Negri è un tenore dalla voce virile, timbrata, espressiva e dal canto ampio e vigoroso, e perciò l'Ebrea di Halévy, l'Otello di Verdi, l'Aida, il Tannhäuser di Wagner, la Norma, il Trovatore, la Jone, il Poliuto sono opere che si direbbero dettate appositamente per mettere in evidenza le bellissime doti di questo cantante, il quale, ancor giovane, ha ancora innanzi a sè un avvenire invidiabile.
Il tenore De Negri accoppia ai pregi dell'artista insigne altresì quelli del perfetto gentiluomo.

(IL TEATRO ILLUSTRATO, luglio 1890)




OTELLO

Teatro alla Scala
"L'impresa avendo fra i propri artisti scritturati il signor De Negri, ha deciso di dare alcune rappresentazioni dell' "Otello" di Verdi. E' noto che il De Negri gode fama di essere uno fra i migliori interpreti di quest'opera..."
(in: "Gazzetta Musicale di Milano", 7 febbraio 1892)

L'Otello alla Scala:
"L'avviso ha chiamato folla in teatro ed il successo riuscì trionfale, quale era facilmente prevedibile, specialmente pel tenore De Negri e pel Maurel, che, salutati entrambi al loro presentarsi, cantarono tutta la loro parte con sommo magistero d'arte, di talento, e ne furono rimeritati con insistenti applausi e ripetute chiamate al proscenio dopo ciascun atto. (...)
Si è detto e ripetuto che De Negri è un Otello potente, ma lo si voleva vedere e giudicare; l'esito superò la fama. Sì, De Negri è potente in questa parte; potente per la bellezza della sua voce, l'efficacia e correttezza del suo canto, non solo, ma benanco per l'accuratezza della sua azione, che nessun cantante certo può dare così meravigliosamente. Se non bastassero a rivelare tutto il suo valore d'attorecantante l' "Addio sante memorie", il duetto con Jago e il monologo al terzo atto, il quarto atto è tutta una scoltura vigorosamente artistica ch'egli ne fa, e dalla sua gola e dal suo petto ansante escono suoni di voci e rantoli di pianto che fanno fremere, che agghiacciano, che commovono, e propriamente alle parole:
'...Ah! morta!... morta!... morta!...'
per tutto l'uditorio sceltissimo lunedì sera corse un brivido, che si sciolse ad opera finita con quattro entusiastiche chiamate al proscenio al grande artista."
(in: "Gazzetta Teatrale Italiana", 18 febbraio 1892)

G.B. DE NEGRI in Milano nell'OTELLO, alla Scala

Perseveranza:
"In primo luogo c'è un vero protagonista."
"Il pubblico della Scala conosce ormai benissimo il De Negri, sa valutarne i meriti artistici d'ordine superiore, come si è fatto un esatto criterio delle sue qualità materiali di cantante: quelli inerenti alla voce."
"In precedenza si poteva supporre, in quali punti dell'opera egli avrebbe saputo emergere."
"Il De Negri ha studiato con vero intelletto d'arte questo caratteristico tipo lirico: mi pare che egli abbia, in ispecie nel duetto d'amore dell'atto primo, che da parte mia non intesi mai cantare così deliziosamente e con tanta soavità di sentimento, nella scena del giuramento alla fine dell'atto secondo, nel monologo del terzo, detto con alto significato artistico, infine nella grande scena finale del quarto atto, in cui ha trovato accenti angosciosi, strazianti, l'espressione individuale propria dei grandi interpreti, rivelandosi un Otello degno della Scala; e il pubblico, che lo ha chiamato ripetutamente ad ogni atto, ed alla fine con vere e ripetute ovazioni, ha messo così il suo visto ai numerosi successi che in quest'opera egli seppe ottenere nei primari centri artistici d'Italia.
"Come interpretazione drammatica del personaggio, ebbe pure felici momenti, sopratutto negli ultimi due atti. (...)"
"De resto, mi piace in lui, oltre la sobrietà degli effetti vocali, senza dire della sempre castigata intonazione, della superba dizione, del metodo di canto eccellente, del fraseggiare ampio e sensato, anche la temperanza degli effetti drammatici, mentre l'eccedere sarebbe un cadere nel manierismo, in contraddizione flagrante col buon senso e col buon gusto."
"Il De Negri può compiacersi di aver aggiunto al successo del Tannhäuser quest'altro dell'Otello, due spartiti che per lui saranno in ogni grande teatro una eccellente carta di raccomandazione."
Lombardia:
"Nuovo nella parte di Otello riusciva De Negri. Egli ha superato il pericolo dei confronti, e ha ottenuto piena vittoria; l'Esultate gli ha procurato il primo applauso, e gli ha guadagnato le simpatie degli uditori. Nel procedere dell'opera egli è andato delineando una interpretazione tipica individuale dell'Otello, che, dopo avergli procurato applausi nell' 'Addio sante memorie' e nel duetto con Jago, si è affermata nel monologo del terzo atto, detto con una finezza di sentimento ammirevole, e si è imposto al pubblico nel quarto atto."
"In questo atto il De Negri si è mostrato artista di primo ordine; ogni dettaglio è reso con una coscienza, con un amore, con una passione come di rado si incontrano."
"La tragica morte è resa da attore originale ed efficacissimo.
Il pubblico ha avuto ragione di acclamarlo più volte al proscenio dopo quest'atto."
Italia:
"il tenore De Negri fu salutato, dopo l'Esultate nel primo atto, da una vera salva di applausi schietti ed
unanimi; e l'approvazione del pubblico all'ottima sua interpretazione, andò man mano confermandosi, e nel duetto con Jago e nella scena del terz'atto, per terminare in una vera ovazione dopo il finale del quarto atto, da lui eseguito stupendamente."

Commercio:
"Il De Negri, che si conferma ogni dì più un tenore fuori linea, ha dovuto lottare jeri, novello Don Giovanni, colla statua del commendatore - Tamagno, l'eco delle di cui note formidabili nell' 'Addio sublimi incanti del pensierì, e nel 'Sì, pel cielo marmoreo giuro', sembrava palpitasse tuttora nella penombra di qualche dorato palchetto, al richiamo angoscioso della musica che saliva dall'orchestra."
"Il De Negri, se non ha sprigionato delle note apocalittiche, ha piaciuto moltissimo per le qualità già da lui fatte apprezzare in altre interpretazioni, vale a dire per la limpidezza ed intonazione del canto, per la rotondità e la fluidità dei vocalizzi, per l'azione calda e l'intensità del sentimento che egli trasfonde nel personaggio. Il pubblico lo applaudì replicatamente, sia durante gli atti, sia a sipario calato, evocandolo col Maurel al proscenio e festeggiando entrambi con insistenza."

Corriere della Sera:
"Il De Negri ha cantato con vigore ed espressione, e particolarmente all'ultimo atto piacque per il canto appassionato e l'azione nello stesso tempo efficace e misurata."

Secolo:
"Il tenore De Negri aveva da lottare coi ricordi sempre vivi del Tamagno, e con tutto ciò seppe farsi applaudire, mercè il timbro simpatico della sua vigorosa voce, la eccellente pronuncia e il vivo sentimento trasfuso nelle frasi capitali d'Otello."
"nel duetto con Maurel (finale secondo) si è mostrato degno del suo compagno, e nel finale ultimo 'E tu come sei pallida', ebbe accenti toccanti. La parola 'morta!' fu da lui proferita da vero artista."

Italia del Popolo:
"Il De Negri ci piacque immensamente, e tale fu l'impressione della grandissima maggioranza del pubblico.
(...) egli, anche sotto le vesti di Otello, fu un vero, un eletto artista."
"Alla frase di sortita la sua posizione era, per così dire, stabilita: ricevette là la prima calorosa approvazione, come poi a tutti i numeri."
"Noi abbiamo ammirato in lui, al secondo ed al terzo atto, una grande abilità di coloriti, una giusta distinzione da frase a frase, secondo le loro espressioni, di modo che ha evitato quella certa cronicità spasmodica di furore che genera monotonia, ed ha reso più intensa l'impressione del personaggio. Il pubblico lo ha sentito, e ha festeggiato l'artista."
"Al quarto atto poi egli ha commosso, profondamente commosso, prima nella terribilità del duetto rapidissimo; poi, alla morte, fu immenso; le tre note singhiozzate trovarono diritto la via del cuore; egli ha fatto correre per la sala un brivido di terrore e inspirato un vivo senso di pietà: cantante, attore, interprete sommo."
"Il successo di questo atto fu grande, completo."

Lega lombarda:
"Gli applausi più unanimi, più generosi toccarono al tenore De Negri, che sfoggiò, oltre che la sua splendida voce ed i suoi acuti tuonanti, un'arte drammatica assai fina, riproducendo con giusta misura e con passione il personaggio violento del Moro di Venezia."
"L'ultimo atto in ispecie, ebbe dal De Negri un'interpretazione colorata ed insieme equilibratissima."
"Al grido straziante: 'Morta!... morta!...' un fremito corse per tutto l'uditorio."
"Quanti hanno avuto il bene di udire Tamagno in questa parte, mi assicuravano jersera che il De Negri, senza averne la voce cannoneggiante, lo supera nella varietà del colorito drammatico."
(in: "Gazzetta Teatrale Italiana", 18 febbraio 1892)

Rivista Milanese - Sabato, 20 febbraio
"Il signor De Negri aveva un terribile confronto artistico nella esecuzione grandiosa e potente del primo protagonista che interpretò Otello: crediamo affatto ozioso il fare confronti, constatando semplicemente che il De Negri riportò successo completo e meritatissimo in tutta l'opera, sia per la chiara, efficace dizione, sia per la nobiltà della frase ed il giusto accento: nel quarto atto ebbe momenti bellissimi, strazianti: ma senza dilungarsi, basterà dire che dalla prima frase di sortita sino alla fine dell'opera, gli applausi e le approvazioni accompagnarono sempre il simpatico ed eccellente esecutore."
(Otello di Verdi alla Scala, in: "Gazzetta Musicale di Milano", 21 febbraio 1892)

G.B. DE NEGRI a Venezia nell'Otello, al teatro La Fenice

Gazzetta di Venezia:
"Voce simpatica, squillante - fraseggiare largo, pieno di grazia - interpretazione sempre accuratissima del personaggio, fanno del De Negri uno dei più apprezzati Otello parte certo adatta per pochissimi eletti."

La Venezia:
"Il De Negri - cara conoscenza dei veneziani - s'impose subito alla frase di sortita; e poi delineò insieme alla Kupfer Berger così soavemente il duetto d'amore - che quel pezzo di musica ebbe tutto il suo sapore di poesia calma e serena. Il prim'atto si chiuse fra gli applausi. Una chiamata al De Negri e alla Kupfer Berger."
"Nel second'atto De Negri e Fumagalli ci rappresentarono Otello e Jago con vigoria così eloquente di voce, di canto, di accento, di azione che il pubblico ne rimase impressionato, quasi commosso: dal De Negri si volle assolutamente la replica dell' 'Addio, sante memorie'. Calato il sipario, entusiastici applausi chiamarono tre volte Otello e Jago - entrambi davvero degni di cantare la tragedia shakespeariana musicata da Verdi."
"Non molto effetto cavò l'orchestra dal famoso preludio dei contrabbassi - ma fu invece potente nel canto e nell'azione il De Negri alle scene finali dell'omicidio e del suicidio."
"Ricordiamo il De Negri - Otello, nell'autunno dell'88, a Treviso. Da quell'anno egli ha limato, affinato, completato la sua interpretazione - la quale è ora il risultato di un'analisi paziente e potente del personaggio e degli effetti musicali."
"Pronuncia chiarissima, voce calda e poderosa, accento giusto e vario, profondità di sentimento - ecco i pregi di Otello, a cui il pubblico di Venezia, come testè quello di Milano, ha acclamato."
(in: "Gazzetta Teatrale Italiana", 8 marzo 1892)


 

TANNHÄUSER

Cronaca Milanese, 5 gennaio - Tannhäuser alla Scala:

"...ogni sera i primi applausi sono per la Arkel e pel De Negri (...) Il tenore De Negri, difficilmente può trovare chi lo eguagli nell'interpretazione di questa importantissima parte, così difficile nel canto, come è fortemente drammatica nell'azione. In ogni suo pezzo - e si può dire che Tannhäuser è sempre in iscena - il De Negri riesce a sfoggiare tutta la potenza dei suoi mezzi straordinari, e nella preghiera al primo atto come nel duetto con Elisabetta, a modulare con tanta dolcezza e passione da farsi spesso interrompere dagli applausi del pubblico, che poi lo acclama con vero entusiasmo dopo il racconto all'ultimo atto, una pagina veramente potente di musica e di sentimento."
(in: "Gazzetta Teatrale Italiana", 6 gennaio 1892)

G.B. DE NEGRI a Milano nel Tannhäuser, alla Scala

Perseveranza:
"I primi onori spettano al De Negri, il quale jeri ha cantato come alla Scala non udimmo quasi mai prima d'ora."
"La sua voce ebbe una vigoria, una nitidezza, una sicurezza di emissione veramente superbe. Egli ha cantato come meglio non si potrebbe, da cima a fondo, con passione comunicativa, con slancio. Gli applausi, le approvazioni furono frequenti e calorose; in ispecial modo durante il settimino, il finale secondo, ed il meraviglioso racconto, che ha in lui un interprete sommo. Da parte sua, il Tannhäuser non potrebbe esser meglio interpretato."

Italia:
"Benissimo il De Negri - il pubblico si rallegra di sentirlo così bene in voce - il suo accento caldo e vibrato e la robustezza delle sue note, rendono sin da quel pezzo sicuro il pubblico che sarà un eccellente Tannhäuser."
"De Negri si fa applaudire vivamente, per la passione con cui dice le frasi molto calde della preghiera."
"De Negri, nella frase bellissima del finale, strappa un applauso a pieno teatro, tanta è l'espressione dell'accento e il vigore della voce."
"Anche in questo pezzo il De Negri, il cui successo va crescendo col procedere dell'opera, è assai applaudito."
"Il successo si rialza alla invocazione a Venere di Tannhäuser, che De Negri canta ed agisce da vero artista; e si accentua maggiormente al finale, eseguito bene da tutti, ma in cui il De Negri, nelle sue frasi, strappa applausi unanimi e calorosissimi."
"In quest'atto c'è il racconto di Tannhäuser - un lungo racconto, nientemeno che di 62 versi - difficilissimo ad eseguirsi perchè richiede: grande varietà e finezza di coloriti, potenza di voce, efficacia di azione."
"Ebbene - malgrado tali difficoltà - questo fu il punto culminante del successo del De Negri."
"Non si poteva eseguirlo con maggiore intelligenza e con più sicura maestria."
"E davvero, ben pochi tenori possono in quel pezzo incatenare così tenacemente l'attenzione del pubblico e trarne effetti così gagliardi."
"I primi onori quindi al De Negri, che seppe imporre al pubblico un carattere ed un personaggio poco simpatici e superare brillantemente le immense difficoltà musicali della parte."




Cronologia selezionata di alcune apparizioni:

1876 Bergamo, Teatro Riccardi - Poliuto (Poliuto)
1879 Agram, Teatro Nazionale - Gli Ugonotti (Raoul)
1880 Livorno, Teatro Floridi - Norma (Pollione)
1883 Messina, Teatro Vittorio Emanuele - La Favorita (Fernando)
1889 Torino, Teatro Regio - La Gioconda (Enzo)
1883 Messina, Teatro Vittorio Emanuele - Ernani (Ernani)
1885 Vienna, Carl Theater - Rigoletto (Duca di Manotva)
1887 Torino, Teatro Regio - Otello (Otello)
1888 Genova, Teatro Carlo Felice - Otello (Otello)
1888 Torino, Teatro Regio - Tannhäuser (Tannhäuser)
1889 Torino, Teatro Regio - La Gioconda (Enzo)
1889 Genova, Teatro Carlo Felice - Otello (Otello)
1899 Buenos Aires, Opera - Ernani (Ernani)
1899 Montevideo, Teatro Solis - Ernani (Ernani)
1890 Bologna, Teatro del Corso - Cavalleria rusticana (Turiddu)
1891 San Pietroburgo, Teatro Hunter - Ernani (Ernani)
1891 San Pietroburgo, Teatro Hunter - La Gioconda (Enzo)
1891 Milano, Teatro  La  Scala - Tannhäuser (Tannhäuser)
1892 Trieste,  Teatro Verdi - Tannhäuser (Tannhäuser)
1895 Milano, Teatro alla Scala - Guglielmo Ratcliff (Guglielmo)
1895 Brescia, Teatro Grande - Guglielmo Ratcliff (Guglielmo)
1895 Genova, Teatro  Carlo Felice - Tannhäuser (Tannhäuser)
1896 Genova, Teatro Carlo Felice - Guglielmo Ratcliff (Guglielmo)
1896 Milano, Teatro alla Scala - Guglielmo Ratcliff (Guglielmo)
1897 Trieste, Teatro Verdi - Tannhäuser (Tannhäuser)


 

Per maggiori approfondimenti su De Negri, si invita alla lettura dell'unica breve biografia esistente a lui dedicata: Gustavo Rossi - "Un cantante dell'ultimo Ottocento: G. B. Negri" - Alessandria, 1960.

Il tenore De Negri

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