Gentile Maestro,
mi permetto di scriverLe una lettera perché questo è quello che esigono la mia coscienza, il mio intelletto e la mia anima.
Sono un soprano, ex strumentista e grande studiosa di storia della vocalità nel canto lirico.
Per mia natura ho sempre pensato prima di tutto alla musica e all'arte, credendo che il successo fosse una conseguenza della grande qualità.
"Successo" oggi è un sostantivo maschile, legato, prima di tutto, alla grande visibilità, all'esplosione televisiva, ai grandi guadagni. Accade allora che lo stupire a tutti i costi, a scapito della grande qualità, per arrivare in fretta al successo, dia all'industria culturale una caratteristica tipica di decadenza, indecenza e marcescenza.
Invece "successo" è un termine che trae la sua origine dal verbo "succedere"; in parole semplicissime si potrebbe dire: "Tu fai una cosa, di conseguenza ne accade un'altra".
Il successo nell'arte dovrebbe essere infatti, qualcosa che accade e che volge (si spera) al meglio, dopo un percorso di studio lungo, lento e tutt'altro che semplice.
Adesso gentile Alberto, mi permetta di dirle quello che penso circa la Sua azione di dirigere bendato la Bohème, in protesta allo scempio registico: Lei è un grande.
Finalmente, qualcuno si è ribellato allo scempio. Vede, siamo tutti d'accordo nel constatare che c'è una parte di pubblico a cui piace che l'opera lirica venga violentata brutalmente da rozzi individui di nessun intelletto. Ma è anche vero di queste operazioni volgari, meschine, superficiali, mitomaniache e accentratrici, non piacciono, non se ne può più, anzi sono detestate da un vastissimo numero di persone.
Vede gentile Maestro Veronesi, io credo che Lei sia stato veramente illuminato, e sia un uomo coraggioso e intelligente nel senso più puro della parola.
Io sono ritenuta da molti una dissidente, una che pensa e che canta alla vecchia maniera, altri mi disprezzano seriamente, ma per il coraggio che ho nell'oppormi a tale scempio, e di essere coerente con me stessa e con l'arte, tantissimi mi ammirano.
Mi sono chiesta perché un'opera di Caravaggio non possa essere toccata e invece un'opera di Verdi o di Puccini possa essere stravolta. Mi è stato risposto che Caravaggio è un pittore e un quadro non è teatro. A chi la pensa così e a questi bruti, scellerati, violentatori dell'arte, io rispondo che dovrebbero andare a studiare e che l'amore per l'arte non si compra e non è in vendita.
Questi devastatori dell'arte siano consapevoli che la loro posizione non è la stessa di milioni di persone che, in tutto il mondo, di violenza e devastazione dell'opera lirica, non ne possono più.
Dunque Lei sappia, caro Maestro, che non è per niente solo, che ha fatto benissimo a ribellarsi a una moda inutile e distruttiva.
Vede, per quanto Maria Callas fosse stata bella, avvenente e dotata di grande voce, noi oggi non la ricorderemmo se non fosse stata un'interprete eccezionale, una studiosa assoluta e perfetta in tutto quello che faceva. Posso citare grandi veri cantanti: non venitemi a dire che un Caruso, un Bergonzi, un Gigli o un Pertile fossero così avvenenti, eppure hanno fatto la storia dell'opera... con l'altissima qualità, con l'impegno, con lo studio e con il rispetto per l'arte.
Un musicista è sempre un tramite tra un capolavoro e il pubblico, e in tal senso il vero capolavoro è il manoscritto, prima traccia assoluta dell'idea del compositore.
Mi permetto di dirLe "Benvenuto tra i servitori veri della grande arte", Lei avrà sempre il nostro plauso e il nostro sostegno.
Per contro, di chi si permette di falsificare i grandi capolavori operistici e di falsificare la vera tecnica del canto lirico italiano, va tutto il nostro ribrezzo.
E voi, cantanti, che pur di essere scritturati vi piegate ad ogni tipo di luridume e strazio, iniziate a pensare e a farvi un serio esame di coscienza.
Un saluto cordiale e grato da tutta la squadra di lavoro e di studio di Belcanto Italiano.
Sua devota ammiratrice,
Astrea Amaduzzi
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