domenica 5 novembre 2023

La 'giornata tipo' del giovane Puccini

Il librettista Fontana e Giacomo Puccini ai tempi di 'Le Villi'

- LA 'GIORNATA TIPO' DEL GIOVANE PUCCINI -

EPISTOLARIO - Le Villi

«Giovedì, ore 11 antimeridiane.

Carissima mamma,
Ieri ho avuto la seconda lezione di Bazzini [n.b.: Antonio Bazzini, compositore e violinista italiano, ebbe tra i suoi allievi Puccini e Catalani - dal 1873 insegnò composizione al conservatorio di Milano, di cui divenne direttore nel 1882] e va benissimo. Per ora ho quella sola, ma venerdì comincio l'estetica. Mi son fatto un orario così disposto:
la mattina mi alzo alle otto e mezza, quando ci ho lezione, vado. In caso contrario studio un po' di pianoforte. Mi basta poco, ma bisogna che lo studi. Ora compro un "Metodo" ottimo di Angeleri, che è uno di quei metodi dove ognuno può imparare da sè benissimo. Seguito fino alle dieci e mezzo, poi faccio colazione, poi esco.
All'una vado a casa e studio per Bazzini un paio d'ore; poi dalle tre alle cinque via accapo col pianoforte, un po' di lettura di musica classica. Anzi, mi vorrei abbuonare, ma ci sono pochi "bigei". Per ora passo il "Mefistofele" di Boito, che me l'ha imprestato un mio amico, certo Favara di Palermo. Alle cinque vado al pasto frugale (ma molto di quel frugale!) e mangio un minestrone alla milanese, che per dir la verità è assai buono. Ne mangio tre scodelle, poi qualche altro empiastro; un pezzetto di cacio coi "bei" e mezzo litro di vino. Dopo accendo un sigaro e me ne vado in Galleria a fare una passeggiata in su e in giù, secondo il solito. Sto lì fino alle nove e torno a casa spiedato morto.
Arrivo a casa e faccio un po' di contrappunto, non suono; la notte non si può suonare. Dopo infilo il letto e leggo sette o otto pagine di un romanzo. Ecco la mia vita!...

Avrei bisogno di una cosa, ma ho paura a dirgliela, perché capisco anch'io, Lei non può spendere. Ma stia a sentire, è roba da poco. Siccome ho una gran voglia di fagiuoli (anzi un giorno me li fecero ma non li potei mangiare a cagione dell'olio che qui è di sesamo o di lino!) dunque, dicevo... avrei bisogno di un po' di olio; ma di quello nuovo. La pregherei di mandarmene un "popolino". Basta poco, l'ho promesso di farlo assaggiare anche a quelli di casa. Dunque se le mie "geremiadi" frutteranno, mi farà la gentilezza (come l'ungo, già si parla d'olio!) di mandarmene una cassettina che costa quattro lire da Eugenio Ottolini, il quale l'ha mandato al tenore Papeschi. Qui fanno opere a tutto andare, ma però, me, nulla... Mi mangio le mani dalla bile!...

L'altra sera sono andato alla "Redenzione" (oratorio di Gounod) che mi ha noiato parecchio. Ieri sera fui all'opera nuova del Catalani; generalmente la gente non va in visibilio. Ma io dico che, artisticamente parlando, è una bella cosa e se la rifanno ci torno. Le scrivo in lezione di drammatica che mi secca di molto... Mi par mill'anni di essere a casa, ché devo fare un "Quartetto" ad archi per Bazzini. Stasera va in scena la "Mignon" ed il "Simon Boccanegra" di Verdi (rifatto!). Le sedie chiuse costano L. 50, — e son già date tutte via. Com'è ricca Milano. Ieri sono andato a Monza col tramvai...
L'abbuono alla Scala è 130 lire il carnevale e quaresima. Che roba!!! Per avere una sedia chiusa ci vogliono 200 lire, oltre l'ingresso, che fanno 330. Che razza di roba!! Maledetta la miseria!!!! Ieri "di scapaccione" sono stato a sentire la "Carmen". Bellissima opera davvero. Che piena! Stasera vado a mangiare i fagiuoli dai Marchi.»

[Nell'immagine soprariportata: Il librettista Ferdinando Fontana e Giacomo Puccini ai tempi dell'opera-ballo in due atti "Le Villi" (epoca di composizione: agosto-dicembre 1883, quando aveva circa 25 anni). I due si erano conosciuti a Lecco, presentati da Ponchielli che allora villeggiava (con molti altri artisti) nel rione di Maggianico] 

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 Nella lettera pucciniana scritta alla mamma, nel periodo delle "Villi" il compositore di Lucca scriveva:

«Mi son fatto un orario così disposto: la mattina mi alzo alle otto e mezza, quando ci ho lezione, vado. In caso contrario studio un po' di pianoforte. Mi basta poco, ma bisogna che lo studi. Ora compro un "Metodo" ottimo di Angeleri, che è uno di quei metodi dove ognuno può imparare da sè benissimo. Seguito fino alle dieci e mezzo, poi faccio colazione, poi esco. All'una vado a casa e studio per Bazzini un paio d'ore; poi dalle tre alle cinque via accapo col pianoforte, un po' di lettura di musica classica.»

Si tratta di Antonio Angeleri (1801-1880) - Pianista e insegnante, che nel 1826 era entrato al Conservatorio di Milano quale insegnante di pianoforte, rimanendovi sino al 1871.

https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-angeleri_(Enciclopedia-Italiana)/

La Treccani del 1929 dice: "Allievo di Francesco Pollini, rappresenterebbe in Italia la tradizione della scuola mozartiana (ammesso che il Pollini non potesse considerarsi derivante anch'egli da Clementi) e deve in ogni modo considerarsi il vero capo della scuola pianistica lombarda. Fatto curioso: in 44 anni dedicati all'insegnamento ufficiale, nessuno dei suoi allievi per quanto se ne ricordi, ebbe la ventura di vedergli mettere le mani sulla tastiera. Malgrado ciò, ebbe allievi numerosissimi ed eccellenti tra i quali gli Andreoli, i Fumagalli, Rinaldi, Rovere, Fasanotti, Ficcarelli, Appiani. Come indirizzo didattico, egli ricercò il bel suono e sembra abbia anche intuito le possibilità avvenire del pianoforte."

In collaborazione con Carlo Andreoli, l'Angeleri pubblicò a Milano (Ricordi, 1872) "Il pianoforte, posizione delle mani, modo di suonare" - Cenni teorico-pratici, metodo contenente utili esercizi di tecnica pianistica corredati da numerose postille e note, che fu tradotto nelle principali lingue europee.

E' questo metodo, che Angeleri pubblicò l'anno successivo al pensionamento, che utilizzò Giacomo Puccini nella sua giovinezza a Milano nel periodo delle "Villi" (1883)! --> https://books.google.it/books?id=FTS7_Jdv1RYC

Antonio Angeleri - IL PIANOFORTE - posizioni delle mani, modo di suonare (Milano, 1872)

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