Il celebre soprano Adelina Patti, paragonata da Rossini a "un
usignuolo", stimata da Verdi che la considerava "meravigliosa" Violetta e
la "più completa" Gilda, diretta e lodata da Gounod per il ruolo di Jiuliette nel "Roméo et Juliette", ebbe una lunga carriera, durata oltre 40 anni (dal 1859 al 1906),
nella quale interpretò 42 ruoli operistici!
Ecco come la descriveva lo scrittore e critico d'arte Lancellotti:
...Adelina Patti fu cantante di grandezza senza pari. Quando era nel fulgore degli anni e dei trionfi, un vecchio critico musicale italiano di cui s'è perso il nome, scriveva queste parole, riportate all'indomani della morte della Diva da un giornale inglese: "La sua voce è di soprano assoluto, non voluminosa ma assai penetrativa; è estesa nella parte superiore del suo diapason; è sensibilissima anche nelle più tenui sfumature a fior di labbra, e il suo limpido tintinnio ha, in qualsiasi grado di volume, come una soave dolcezza; è così unita che i naturalisti confesserebbero non esservi in essa soluzione di continuità; è morbida, pastosa, elastica, vellutata, e tanto lieve che sembra una piuma librata nello spazio. Nelle note acutissime è spontanea quanto nelle note centrali e nelle gravi. Essa non solamente è voce cittadina, come l'avrebbe chiamata il Boccaccio, ma signorile, non solo ha mirabile facilità di gorgheggio in cui sono notevoli le scale diatoniche e cromatiche, ascendenti e discendenti, il trillo, il mezzo trillo, i passi flautati, i nitidi mordenti, ma anche la sicurezza negli attacchi e il passaggio da un registro all'altro".
Trionfavano, allora, sulle scene liriche mondiali Cristina Nilsson, Paolina Lucca, Etelka Gerster, Giuditta Pasta, Maria Malibran, l'Alboni e la Ungher, definita da Rossini "petto di bronzo, voce d'argento, talento d'oro". Ma presto Adelina Patti le superò tutte, facendosi paragonare al flauto e all'usignolo [Quando Rossini la sentì la prima volta nel "Barbiere", le espresse subito tutta la propria ammirazione: "Voce di paradiso, non c'è che dire! E gorgheggi degni d'un usignuolo!"]. Verdi, dopo avere assistito ad una rappresentazione di "Rigoletto" con la Patti, disse che "nessuna Gilda era stata mai più completa ed espressiva di lei". E, in una lettera del dicembre 1877 al Conte Arrivabene, aggiunse: "E' natura d'artista così completa che forse non v'è stata mai l'uguale. (...) la Patti è più completa. Voce meravigliosa: stile di canto purissimo. Artista stupenda, con uno 'charme' e un 'naturale' che nessuno ha".*
(da: Arturo Lancellotti - "Le voci d'oro" - Roma, 1942)
Trionfavano, allora, sulle scene liriche mondiali Cristina Nilsson, Paolina Lucca, Etelka Gerster, Giuditta Pasta, Maria Malibran, l'Alboni e la Ungher, definita da Rossini "petto di bronzo, voce d'argento, talento d'oro". Ma presto Adelina Patti le superò tutte, facendosi paragonare al flauto e all'usignolo [Quando Rossini la sentì la prima volta nel "Barbiere", le espresse subito tutta la propria ammirazione: "Voce di paradiso, non c'è che dire! E gorgheggi degni d'un usignuolo!"]. Verdi, dopo avere assistito ad una rappresentazione di "Rigoletto" con la Patti, disse che "nessuna Gilda era stata mai più completa ed espressiva di lei". E, in una lettera del dicembre 1877 al Conte Arrivabene, aggiunse: "E' natura d'artista così completa che forse non v'è stata mai l'uguale. (...) la Patti è più completa. Voce meravigliosa: stile di canto purissimo. Artista stupenda, con uno 'charme' e un 'naturale' che nessuno ha".*
(da: Arturo Lancellotti - "Le voci d'oro" - Roma, 1942)
*N.B. - La Patti, di Verdi, cantò ben sette opere: "La Traviata", "Il
Trovatore", "Rigoletto", "Luisa Miller", "Giovanna d'Arco", "Ernani" ed
"Aida"!
E su "IL TEATRO ILLUSTRATO", dell'agosto 1883, in 'Le nostre illustrazioni - ADELINA PATTI' si scriveva di lei:
"(...) va riconosciuta nella signora Adelina Patti una cantante dotata dalla natura di una voce della miglior tempra di soprano, limpida, flessibile, pronta a superare ogni difficoltà, e, oltre queste qualità, ne è da ammirare la perfetta intonazione, la splendidezza, l'estensione ricca, senza poi dire che la Patti sa valersi nel modo più eletto di ogni elemento del così detto bel canto. (...)" E.M.
Ed ancora: il Monaldi, compositore, critico musicale ed impresario teatrale i cui libri sono per la maggior parte dedicati a Verdi, che ebbe modo di frequentare personalmente tra il 1886 e il 1890 alle terme di Montecatini, scriveva:
"Adelina Patti possedeva la voce più perfetta, come suono, che sia mai forse scaturita da una laringe umana. Aveva una quadratura musicale istintiva, superiore a quella di qualsiasi provetto musicista. (...) Nel 'Barbiere' la voce della Patti diveniva d'una festività e d'una gaiezza incantevole. I suoi gorgheggi, d'impareggiabile purezza, sembravano il tintinnio d'un campanello d'argento. (...) nella Traviata riusciva anche a commuovere. "Addio del passato" cantato dalla Patti, vi scendeva nell'anima come il pianto melodioso d'una fata: quelle sue mirabili note sembravano dolorose ed erano carezze di mani vellutate."
(Gino Monaldi - "Cantanti celebri del secolo XIX" - Roma, Nuova antologia, 1907)
La Patti nel Barbiere di Siviglia al Covent Garden (28 March 1875) |
La Patti nel ruolo di Violetta |
La "MESSA DI VOCE" (<>) - insegnata alla Patti - assieme a ornamentazioni, abbellimenti, scale, volate ed agilità varie, costituiscono la base dell'antica scuola italiana di canto:
Both Ettore Barili and Signora Paravelli (...) taught her how to breathe, how to sustain tone with what Italians call the "messa di voce" (swelling and diminishing on single notes), how to execute scales and runs—in fact, all the exercises for agility, the ornaments and embellishments, that form the foundation of the old Italian school.
(Adelina's First Teachers—Ettore Barili and Signora Paravelli —What
They Taught Her - CHAPTER III - "The reign of Patti", by Hermann Klein
... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
Adelina Patti at the age of nine |
Questi sono i suoi "10 Comandamenti vocali", ossia i vocalizzi usati dalla Patti, che possono essere senz'altro usati in modo proficuo anche al giorno d'oggi dagli studenti di canto!
Si può notare - in questi vocalizzi-esercizi, pur non essendo accompagnati da indicazioni specifiche d'esecuzione - che su certe note più alte sono indicate delle "corone", proprio in concomitanza con le note che hanno bisogno di un necessario "giro vocale" mentre su altre note medio-basse viene posto il segno ∧ che sicuramente suggerisce al cantante di marcare maggiormente tali note del vocalizzo!
I "10 Comandamenti vocali" di Adelina Patti (riportati in: "Great Singers on the Art of Singing" by James Francis Cooke - Theo. Presser Co. - Philadelphia, 1921) |
Nel 1903, ha anche lasciato - in un'intervista per i contemporanei e i posteri - alcuni importanti principi-consigli strategici in particolare rivolti ai giovani, come quello di coltivare il centro della voce e quello di non forzare mai e di risparmiare la voce:
Adelina Patti svela i segreti per preservare a lungo la voce: coltivare i centri (I)
<<People who cultivate the voice have widely different ideas on what constitutes the best method of its preservation. If I gave lessons, I should cultivate the middle notes, and the voice of the singer would be good at the age of a hundred. The whole harm to a voice comes in pushing it up and down, in trying to add extra notes to its compass.
"How high can you sing?" appears to be the question. But what about the foundation part of the voice — that is, the middle notes? My success is founded on those notes, and there can be no enduring success without them. (...)
Without the beautiful middle notes there is no cantabile, and upon the proper development of these and the avoidance of strain by forcing high and low notes the enduring powers of the singer depend.
High gymnastics are very beautiful; but lose the middle notes, and you lose all. (...)
The tremolo, one of the most objectionable and unbearable of vocal faults, is but a phase of this forcing, and comes of the spreading of the vocal cords through straining. (...)
The middle voice is the one that you need to sing with. I sing comfortably.
If you want to sing for years, do not strain the natural compass of the voice. That is like living on capital. I have always lived within my income, and I have always had something to put aside.>>
<<Le persone che coltivano la voce hanno idee molto diverse su ciò che costituisce il metodo migliore di conservarla. Se io insegnassi, coltiverei le note centrali, e la voce del cantante sarebbe in salute all'età di cent'anni. L'intero danno che si fa ad una voce viene dal volerla spingere su e giù, nel tentativo di aggiungere note in più alla sua estensione.
"Quanto acuto puoi cantare?" pare essere il quesito. Ma che dire della parte basilare della voce — vale a dire, le note centrali? Il mio successo si fonda su quelle note, e senza di loro non vi può essere alcun fruttuoso risultato duraturo. (...)
Senza le belle note centrali non v'è cantabile, e dal loro corretto sviluppo e dal sottrarsi allo sforzo causato forzando le note acute e gravi dipendono le energie durature del cantante. La ginnastica negli acuti è molto bella; ma perdete le note centrali, e perderete tutto. (...) Il tremolio della voce, uno dei più sgradevoli e insopportabili difetti vocali, non è che una fase di questa forzatura, ed è il risultato del dissipare le corde vocali sforzandole. (...)
La voce media è quella con la quale bisogna cantare. Io canto comodamente. Se si vuole cantare per anni, non si forzi l'estensione naturale della voce. Sarebbe come vivere basandosi sul capitale. Io ho sempre vissuto entro il mio reddito, e mi sono sempre tenuta qualcosa da mettere da parte.>>
(tratto da: "Madame Patti's Advice to Singers, her own rules for preserving the voice - Dictated by Madame Patti to William Armstrong, and revised by her for publication" apparso sulla rivista americana "The Saturday Evening Post", l'8 agosto 1903)
<<People who cultivate the voice have widely different ideas on what constitutes the best method of its preservation. If I gave lessons, I should cultivate the middle notes, and the voice of the singer would be good at the age of a hundred. The whole harm to a voice comes in pushing it up and down, in trying to add extra notes to its compass.
"How high can you sing?" appears to be the question. But what about the foundation part of the voice — that is, the middle notes? My success is founded on those notes, and there can be no enduring success without them. (...)
Without the beautiful middle notes there is no cantabile, and upon the proper development of these and the avoidance of strain by forcing high and low notes the enduring powers of the singer depend.
High gymnastics are very beautiful; but lose the middle notes, and you lose all. (...)
The tremolo, one of the most objectionable and unbearable of vocal faults, is but a phase of this forcing, and comes of the spreading of the vocal cords through straining. (...)
The middle voice is the one that you need to sing with. I sing comfortably.
If you want to sing for years, do not strain the natural compass of the voice. That is like living on capital. I have always lived within my income, and I have always had something to put aside.>>
<<Le persone che coltivano la voce hanno idee molto diverse su ciò che costituisce il metodo migliore di conservarla. Se io insegnassi, coltiverei le note centrali, e la voce del cantante sarebbe in salute all'età di cent'anni. L'intero danno che si fa ad una voce viene dal volerla spingere su e giù, nel tentativo di aggiungere note in più alla sua estensione.
"Quanto acuto puoi cantare?" pare essere il quesito. Ma che dire della parte basilare della voce — vale a dire, le note centrali? Il mio successo si fonda su quelle note, e senza di loro non vi può essere alcun fruttuoso risultato duraturo. (...)
Senza le belle note centrali non v'è cantabile, e dal loro corretto sviluppo e dal sottrarsi allo sforzo causato forzando le note acute e gravi dipendono le energie durature del cantante. La ginnastica negli acuti è molto bella; ma perdete le note centrali, e perderete tutto. (...) Il tremolio della voce, uno dei più sgradevoli e insopportabili difetti vocali, non è che una fase di questa forzatura, ed è il risultato del dissipare le corde vocali sforzandole. (...)
La voce media è quella con la quale bisogna cantare. Io canto comodamente. Se si vuole cantare per anni, non si forzi l'estensione naturale della voce. Sarebbe come vivere basandosi sul capitale. Io ho sempre vissuto entro il mio reddito, e mi sono sempre tenuta qualcosa da mettere da parte.>>
(tratto da: "Madame Patti's Advice to Singers, her own rules for preserving the voice - Dictated by Madame Patti to William Armstrong, and revised by her for publication" apparso sulla rivista americana "The Saturday Evening Post", l'8 agosto 1903)
Adelina Patti svela i segreti per preservare a lungo la voce: non forzare mai la voce (II)
<<Very often students wear out their voices with overstudy before they appear in public. They destroy the freshness of the voice by singing too much. (...)
It was my brother, Mr. Ettore Barili, who laid the foundation of my singing, and his method to-day is taught by my nephew, Alfredo Barili. (...) My golden rule in singing is to spare myself until the voice is needed, and then never to give it all out. Put it in the bank. I do not push my voice for the pleasure of the moment. If you are prodigal of your powers at such times, the next time you wish to be generous you cannot.
There is an old Italian proverb that I hold fast to as my guide: "Who goes slowly goes safely : who goes safely goes far." I have always followed that course in the use of my voice. Consequently I have it at command when I need it. (...)
The true secret of preserving the voice is not to force it and not to sing when one ought not to.>>
<<Gli studenti, spessissime volte, s'esercitano eccessivamente consumando la voce prima d'apparire in pubblico. Essi, cantando troppo, distruggono la freschezza della voce. (...)
Fu mio fratello, il Sig. Ettore Barili, a porre le fondamenta del mio canto, ed il suo metodo oggi viene insegnato da mio nipote, Alfredo Barili. (...) La mia regola d'oro nel canto è quella di risparmiarmi finché occorra avere voce, e poi di non esaurirla mai tutta. Mettete la voce in banca. Io non spingo la mia voce per il piacere del momento. Se si dissipano le proprie energie in quei momenti, la prossima volta che si voglia essere generosi non lo si potrà essere.
C'è un vecchio proverbio italiano al quale tengo fede come fosse la mia guida: "Chi va piano va sano e va lontano". Ho sempre seguito questa via nell'usare la mia voce. Di conseguenza l'ho a disposizione quando ne ho bisogno. (...)
Il vero segreto per preservare la voce è quello di non forzarla e di non cantare quando non si dovrebbe.>>
(tratto da: "Madame Patti's Advice to Singers, her own rules for preserving the voice - Dictated by Madame Patti to William Armstrong, and revised by her for publication" apparso sulla rivista americana "The Saturday Evening Post", l'8 agosto 1903)
<<Very often students wear out their voices with overstudy before they appear in public. They destroy the freshness of the voice by singing too much. (...)
It was my brother, Mr. Ettore Barili, who laid the foundation of my singing, and his method to-day is taught by my nephew, Alfredo Barili. (...) My golden rule in singing is to spare myself until the voice is needed, and then never to give it all out. Put it in the bank. I do not push my voice for the pleasure of the moment. If you are prodigal of your powers at such times, the next time you wish to be generous you cannot.
There is an old Italian proverb that I hold fast to as my guide: "Who goes slowly goes safely : who goes safely goes far." I have always followed that course in the use of my voice. Consequently I have it at command when I need it. (...)
The true secret of preserving the voice is not to force it and not to sing when one ought not to.>>
<<Gli studenti, spessissime volte, s'esercitano eccessivamente consumando la voce prima d'apparire in pubblico. Essi, cantando troppo, distruggono la freschezza della voce. (...)
Fu mio fratello, il Sig. Ettore Barili, a porre le fondamenta del mio canto, ed il suo metodo oggi viene insegnato da mio nipote, Alfredo Barili. (...) La mia regola d'oro nel canto è quella di risparmiarmi finché occorra avere voce, e poi di non esaurirla mai tutta. Mettete la voce in banca. Io non spingo la mia voce per il piacere del momento. Se si dissipano le proprie energie in quei momenti, la prossima volta che si voglia essere generosi non lo si potrà essere.
C'è un vecchio proverbio italiano al quale tengo fede come fosse la mia guida: "Chi va piano va sano e va lontano". Ho sempre seguito questa via nell'usare la mia voce. Di conseguenza l'ho a disposizione quando ne ho bisogno. (...)
Il vero segreto per preservare la voce è quello di non forzarla e di non cantare quando non si dovrebbe.>>
(tratto da: "Madame Patti's Advice to Singers, her own rules for preserving the voice - Dictated by Madame Patti to William Armstrong, and revised by her for publication" apparso sulla rivista americana "The Saturday Evening Post", l'8 agosto 1903)
Mme. Patti's Advice to Singers - The Saturday Evening Post, 8 August 1903 |
Per esistere il "belcanto", come sostenevano Stendhal e il critico musicale Hanslick, ha bisogno di rappresentazioni di opere liriche cantate bene, con melodie animate e rese belle dalle voci di grandi cantanti-interpreti, altrimenti risulta inintellegibile:
"Bel canto" opera was emotive in a way that written text alone could not be. It required a level of nuance in performance that the librettist and the composer could only suggest to a very limited extent in notation. Stendhal was of the opinion that Rossini operas were completely unintelligible if they were not sung well. The 19th-century music critic, Eduard Hanslick (1825-1904), writes in an essay on soprano Adelina Patti:
That enthusiastic admirer of Italian art, W. Heinse, once wrote: 'The Italians are quite right in paying a Gabrielli or a Marchesi five or ten times as much for singing an opera as they pay a Sarti or a Paisiello for writing it. The finest composition is a mere skeleton if the melodies are not animated and made beautiful by such voices.' Although this assertion is questionable, especially if it were to lead to the general assumption that the interpretative artist takes precedence over the creative, there is much to be said for it, particularly as regards Italian opera. [Eduard Hanslick, Music Criticisms 1846-99, trans Henry Pleasants (Great Britain: Peregrine Books, 1963), 167]
According to Hanslick, Patti was able to make what would otherwise be considered superficial and empty works, not only palatable, but thoroughly enjoyable listening. This he put down to her musical genius, which comprised intelligence, a good ear, an unfailing memory, and infallible technique. While not everyone was so critical of "bel canto" opera, most would have agreed with Stendhal and Hanslick in saying that, more than other music, the performance of a "bel canto" opera determined its reception to an unusually large degree.
(from: Clare Tunney - "The Bel Canto Cello" - A study of violoncello playing in Italy in the 19th century - University of Western Australia School of Music, 2012)
"Bel canto" opera was emotive in a way that written text alone could not be. It required a level of nuance in performance that the librettist and the composer could only suggest to a very limited extent in notation. Stendhal was of the opinion that Rossini operas were completely unintelligible if they were not sung well. The 19th-century music critic, Eduard Hanslick (1825-1904), writes in an essay on soprano Adelina Patti:
That enthusiastic admirer of Italian art, W. Heinse, once wrote: 'The Italians are quite right in paying a Gabrielli or a Marchesi five or ten times as much for singing an opera as they pay a Sarti or a Paisiello for writing it. The finest composition is a mere skeleton if the melodies are not animated and made beautiful by such voices.' Although this assertion is questionable, especially if it were to lead to the general assumption that the interpretative artist takes precedence over the creative, there is much to be said for it, particularly as regards Italian opera. [Eduard Hanslick, Music Criticisms 1846-99, trans Henry Pleasants (Great Britain: Peregrine Books, 1963), 167]
According to Hanslick, Patti was able to make what would otherwise be considered superficial and empty works, not only palatable, but thoroughly enjoyable listening. This he put down to her musical genius, which comprised intelligence, a good ear, an unfailing memory, and infallible technique. While not everyone was so critical of "bel canto" opera, most would have agreed with Stendhal and Hanslick in saying that, more than other music, the performance of a "bel canto" opera determined its reception to an unusually large degree.
(from: Clare Tunney - "The Bel Canto Cello" - A study of violoncello playing in Italy in the 19th century - University of Western Australia School of Music, 2012)
Verdi sulla Patti, da lui considerata la più grande Violetta, scriveva in una sua lettera del 6 novembre 1877 a Giulio Ricordi :
<<La Patti era allora quello che è adesso: organizzazione perfetta; perfetto equilibrio fra la cantante e l'attrice... Artista nata in tutta l'estensione della parola.
Quando la sentii la prima volta (aveva 18 anni) a Londra, restai stupito non solo della meravigliosa esecuzione, ma di alcuni tratti di scena in cui si rivelava una grande attrice. Mi rammento il contegno casto e pudico quando, nella Sonnambula si posa sul letto del militare e quando, nel D. Giovanni sorte contaminata dalla stanza del libertino. Mi rammento una cetta contro-scena nell'aria Don Bartolo nel Barbiere; e più di tutto nel Rec. che precede il Quartetto del Rigoletto quando il padre le mostra l'amante nella Taverna dicendo: "E l'ami sempre?... Io l'amo" risponde. Non v'è espressione che possa esprimere l'effetto sublime di questa parola detta da Lei. - Questo ed altro sapeva dire e fare anche prima di 10 anni fà. (...) fin da quando la sentii la prima volta a Londra (quasi bambina) la giudicai Cantante ed attrice meravigliosa. Un'eccezione nell'arte.>>
[L'esordio europeo della Patti era avvenuto al Covent Garden di Londra nel maggio del 1861; l'artista era allora diciottenne. Verdi ebbe occasione di ascoltarla per la prima volta nella primavera dell'anno seguente, 1862, allorché si recò a Londra per la prima esecuzione dell' "Inno delle Nazioni" al Her Majesty's Theater. La rivide a Parigi nel 1866. E qui la riascoltò ancora nel 1870, come si apprende da alcune sue lettere; a Giulio Ricordi il 12 aprile 1870 dalla capitale francese: "Meravigliosa la Patti nel Rigoletto e nella Traviata". A Clarina Maffei, poche settimane dopo, sempre da Parigi: "Ho frequentato molto i teatri: in quei di musica nulla di buono, ad eccezione della Patti che è meravigliosa". ]
Dopo averla udita in "Traviata" a Genova nel successivo dicembre, ribadiva ad Arrivabene:
<<Qui nulla di nuovo se non che vi furono tre recite della Patti con entusiasmo indicibile. Meritamente, perché è natura d'artista così completa che forse non vi è stata mai eguale! Oh! Oh! E la Malibran?! Grandissima, ma non sempre eguale! Sublime talvolta, e qualche volta barocca!.. Lo stile del suo canto non era purissimo; non sempre corretta l'azione, la voce stridula negli acuti!.. Malgrado tutto artista grandissima, meravigliosa. Ma la Patti è più completa. Voce meravigliosa: stile di canto purissimo: attrice stupenda con un 'charme' ed un 'naturale' che nissuna ha!...>>
<<La Patti era allora quello che è adesso: organizzazione perfetta; perfetto equilibrio fra la cantante e l'attrice... Artista nata in tutta l'estensione della parola.
Quando la sentii la prima volta (aveva 18 anni) a Londra, restai stupito non solo della meravigliosa esecuzione, ma di alcuni tratti di scena in cui si rivelava una grande attrice. Mi rammento il contegno casto e pudico quando, nella Sonnambula si posa sul letto del militare e quando, nel D. Giovanni sorte contaminata dalla stanza del libertino. Mi rammento una cetta contro-scena nell'aria Don Bartolo nel Barbiere; e più di tutto nel Rec. che precede il Quartetto del Rigoletto quando il padre le mostra l'amante nella Taverna dicendo: "E l'ami sempre?... Io l'amo" risponde. Non v'è espressione che possa esprimere l'effetto sublime di questa parola detta da Lei. - Questo ed altro sapeva dire e fare anche prima di 10 anni fà. (...) fin da quando la sentii la prima volta a Londra (quasi bambina) la giudicai Cantante ed attrice meravigliosa. Un'eccezione nell'arte.>>
[L'esordio europeo della Patti era avvenuto al Covent Garden di Londra nel maggio del 1861; l'artista era allora diciottenne. Verdi ebbe occasione di ascoltarla per la prima volta nella primavera dell'anno seguente, 1862, allorché si recò a Londra per la prima esecuzione dell' "Inno delle Nazioni" al Her Majesty's Theater. La rivide a Parigi nel 1866. E qui la riascoltò ancora nel 1870, come si apprende da alcune sue lettere; a Giulio Ricordi il 12 aprile 1870 dalla capitale francese: "Meravigliosa la Patti nel Rigoletto e nella Traviata". A Clarina Maffei, poche settimane dopo, sempre da Parigi: "Ho frequentato molto i teatri: in quei di musica nulla di buono, ad eccezione della Patti che è meravigliosa". ]
Adelina Patti nel ruolo di Violetta nella Traviata di Verdi data nel 1862 alla Royal Opera House di Londra |
<<Qui nulla di nuovo se non che vi furono tre recite della Patti con entusiasmo indicibile. Meritamente, perché è natura d'artista così completa che forse non vi è stata mai eguale! Oh! Oh! E la Malibran?! Grandissima, ma non sempre eguale! Sublime talvolta, e qualche volta barocca!.. Lo stile del suo canto non era purissimo; non sempre corretta l'azione, la voce stridula negli acuti!.. Malgrado tutto artista grandissima, meravigliosa. Ma la Patti è più completa. Voce meravigliosa: stile di canto purissimo: attrice stupenda con un 'charme' ed un 'naturale' che nissuna ha!...>>
Ecco spiegata da Muzio, allievo di Verdi, "L'educazione musicale della Patti":
Signore,
Nel "Times" del 26 luglio si asserisce che Adelina Patti imparò la musica ed il canto da un professore ungherese. Permettetemi, o signore, di stabilire la verità, essendo io stato il suo primo direttore musicale e d'orchestra all'Accademia di musica di Nuova-York, quando per la prima volta essa vi cantò nella sera del giorno di rendimento delle grazie (Tanks giving Day), giovedì, 24 novembre 1859.
Essa non ebbe mai un maestro ungherese. Il suo primo maestro di musica fu, quand'essa era ancora fanciulla, la signora Pavaralli, una prima donna italiana; indi i suoi fratellastri Antonio ed Ettore Barili. Il primo morì a Napoli or sono alcuni anni, ed il secondo è tutt'ora vivente ed esercita la professione di maestro di canto a Nuova-York.
Nell'anno 1859 i signori B. Ullmann e Maurizio Strakosch erano impresari associati dell'Accademia di musica. Le prime donne scritturate da quest'ultimo in Europa, Crescimanno e Speranza, fecero fiasco.
In tali tristi circostanze, la sorella di Adelina, madama Strakosch, suggerì l'idea di far esordire la sua piccola sorella. Il marito vi si oppose dicendo che era troppo giovane. Io fui chiamato al teatro, ed essendo direttore d'orchestra, fu lasciato a me il decidere, e dopo aver udito un solo pezzo cantato da lei, diedi la mia decisione favorevole per il debutto.
Strakosch era invariabile nella sua opposizione, ed ullmann disse: "Io fo come Ponzio Pilato. me ne lavo le mani; se avrà lieto successo, meglio per voi". I patti della scrittura furono stabiliti col suo patrigno Salvatore Barili, e la paga fu fissata in 100 dollari per rappresentazione. Cominciai allora ad insegnarle la lucia di Donizetti nella casa di Strakosch. Appena seppe la parte, ordinai una prova al pianoforte cogli altri artisti, che erano Brignoli, tenore, Amodio, baritono, Coletti, basso. Tutti gli artisti rimasero incantati e sorpresi per la bellezza della sua voce. Alla prova d'orchestra sorprese tutti, ed ebbe una vera ovazione dai professori. Alla prova generale, alla quale furono invitate centinaia e centinaia di persone, produsse la più grande sensazione; ed alla prima rappresentazione, 24 novembre 1859, destò grande entusiasmo, e dovette ripetere il finale e la scena della maledizione.
Dopo averle insegnato la "Lucia", le insegnai la "Sonnambula". Indi il signor Manzocchi, maestro di canto di molto talento, le fece imparare il "Barbiere", i "Puritani", ecc. Il di lei successo non venne mai meno, durante le due stagioni che cantò all'Accademia di musica.
La conclusione è questa: che Adelina Patti non venne educata nella musica da un maestro ungherese, ma da maestri italiani, che soli posseggono la vera tradizione della buona scuola di canto, e furono la signora Paravalli, Ettore ed Antonio Barili, Muzio e Manzocchi.
Credetemi vostro servitore devoto
Emanuele Muzio
già direttore musicale dell'Accademia di musica di Nuova-York, degli Italiani a Parigi, a Milano, Venezia, Bologna, ecc.
(Gazzetta Musicale di Milano, 17 agosto 1884)
Il 28 novembre 1888, Gounod diresse la prima di una celebrata serie di rappresentazioni del suo "Roméo et Juliette" all'Opéra di Parigi. Queste storiche recite vedevano nel cast la presenza di Jean de Reszke ed Adelina Patti come protagonisti, ed includevano l'aggiunta del finale dell'atto III e di un balletto per l'atto IV.
Gounod scrisse una lettera autografa, in francese, alla Patti - datata 6 gennaio 1889 - nella quale lodava il celebre soprano per la sua performance nel ruolo di Juliette con queste parole:
"...senza la tosse, che mi ha costretto a rimanere a letto, sono io che mi ero prefissato di abbracciarvi alla stazione ferroviaria e di dirvi di nuovo... quanto sono stato felice per il fascino che trasudavate nell'interpretazione di un così delicato e toccante ruolo come quello di Juliette!"
Gounod scrisse una lettera autografa, in francese, alla Patti - datata 6 gennaio 1889 - nella quale lodava il celebre soprano per la sua performance nel ruolo di Juliette con queste parole:
"...senza la tosse, che mi ha costretto a rimanere a letto, sono io che mi ero prefissato di abbracciarvi alla stazione ferroviaria e di dirvi di nuovo... quanto sono stato felice per il fascino che trasudavate nell'interpretazione di un così delicato e toccante ruolo come quello di Juliette!"
Patti dans Juliette (1888) |
Figlia del "tenore di forza" catanese Salvatore Patti e del soprano romano Caterina Chiesa-Barili, esordì con successo in "Lucia di Lammermoor" all'Academy of Music Opera House di New York nel 1859 e da allora rapidamente la sua fama crebbe internazionalmente sempre più: cantò a Londra (Covent Garden), a Parigi (Théâtre Italien), in Italia (Teatro Regio di Torino, Scala di Milano, Fenice di Venezia), in Austria, Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio, così come in Russia e in Sud America, suscitando ovunque l'entusiasmo del pubblico e della critica.
La Patti nell'Elisir d'amore |
Adelina Patti nel 1863 (dipinto di Franz Xaver Winterhalter) |
Patti nel Trovatore (1866) |
Patti nel ruolo di Marguerite |
Patti e Mario nell'atto II del "Roméo et Juliette" di Gounod - London, 1867 |
Adelina Patti (ca. 1870) |
Portrait - Mlle Adelina Patti Cantatrice du Théâtre-Italien à Paris, 1863 (L'ILLUSTRATION) |
Adelina Patti, first appearance as Leonora
(from: "The reign of Patti", by Hermann Klein - New York: The Century co., 1920)
ADELINA PATTI
"Ella ha 23 anni, una statura graziosa, un piede assai bene arcuato, una gamba un po' gracile, una vita sottilissima, e spalle e petto che non mostrano di poter contenere un potente organo vocale qual è il suo. (...) Si stupisce che le sue piccole labbra possano essere veicolo di tanta forza. (...)
Come artista, ella è incomparabile. Il suo organo vocale è d'estesissima potenza, il suo metallo puro ed argentino è d'una sonorità straordinaria, e sia ch'ella salga ne' registri più elevati, sia ch'ella resti nelle corde miste, la più perfetta giustezza, l'eguaglianza più precisa de' suoni caratterizzano tutto quello che, esce dalla sua gola. Il suo medio è largo, la sua respirazione prodigiosa. In somma è lo strumento più completo, più armonico, più equilibrato che siasi udito a nostri giorni.
Qual è la sua scuola? (...) Appartiene alla scuola della Malibran o a quella della Sontag? Modula come l'Albani o s'inspira all'antico metodo della Catalani. Procede ella dai Garcia o dai Borghesi. La Patti ha tutti questi generi e meglio non ne ha alcuno. La sua organizzazione è tanto straordinaria che puossi dire che ella proceda da tutte le celebrità del canto senza imitarne alcuna. (...)
Oltreciò, ella è attrice incantevole. La Patti non dimentica mai che è sulla scena. Sembra di vedervi il personaggio che rappresenta e non lei; non tronca una situazione per ringraziare il pubblico e non trascura mai la parte drammatica per mandare un sorriso o per provocare un nuovo applauso. (...) è sempre artista drammatica, nessuna cantante fu mai attrice com'ella è."
("Il giornale illustrato" - Anno II, n.47 - 1865)
Come artista, ella è incomparabile. Il suo organo vocale è d'estesissima potenza, il suo metallo puro ed argentino è d'una sonorità straordinaria, e sia ch'ella salga ne' registri più elevati, sia ch'ella resti nelle corde miste, la più perfetta giustezza, l'eguaglianza più precisa de' suoni caratterizzano tutto quello che, esce dalla sua gola. Il suo medio è largo, la sua respirazione prodigiosa. In somma è lo strumento più completo, più armonico, più equilibrato che siasi udito a nostri giorni.
Qual è la sua scuola? (...) Appartiene alla scuola della Malibran o a quella della Sontag? Modula come l'Albani o s'inspira all'antico metodo della Catalani. Procede ella dai Garcia o dai Borghesi. La Patti ha tutti questi generi e meglio non ne ha alcuno. La sua organizzazione è tanto straordinaria che puossi dire che ella proceda da tutte le celebrità del canto senza imitarne alcuna. (...)
Oltreciò, ella è attrice incantevole. La Patti non dimentica mai che è sulla scena. Sembra di vedervi il personaggio che rappresenta e non lei; non tronca una situazione per ringraziare il pubblico e non trascura mai la parte drammatica per mandare un sorriso o per provocare un nuovo applauso. (...) è sempre artista drammatica, nessuna cantante fu mai attrice com'ella è."
("Il giornale illustrato" - Anno II, n.47 - 1865)
Ecco un altro segreto ancora della Patti, la voce 'raccolta-coperta':
I recollect more especially the strange, dark, penetrating timbre - the "voix sombre", as Garcia classified it - of Patti's voice. How unlike it sounded to any other I had heard - so individual in quality, so perfectly in harmony with the personality of the singer, so elusive in its witchery, so satisying and entrancing to the ear! Incomparable, too, were her technique and art. Never before, of course, had I heard the familiar "Batti, batti" or "Vedrai carino" sung with this astounding perfection of easy grace, of persuasive charm, of pellucid tone in uninterrupted flow, enhancing even the intrinsic loveliness of Mozart's immortal melodies.
(in: "The reign of Patti", by Hermann Klein ... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
La "voix sombre" della Patti (nel ruolo di Zerlina nel mozartiano Don Giovanni del 1872 al Covent Garden di Londra) |
ADELINA PATTI
- Sente in italiano - canta in italiano - è impossibile che pensi, che ami, che soffra in altro idioma.
E' la più completa espressione del canto italiano, nel calore dell'accento, nella purezza dello stile. (...)
Tutto è tipicamente italiano in lei - (...) la vibrazione appassionata della voce, il modo con cui la modula, la pronunzia, le frasi, tutta insomma l'artista.
L'ho sentita per la prima volta a Firenze dodici anni or sono - nella Sonnambula e nella Rosina - cantatrice perfetta - nulla più. (...) Peccato, si diceva allora, che a quella grazia così squisita, a quell'artificio di canto, manchi ancora quella scintilla che tramuta l'artificio in arte, la grazia che si ammira in fascino che si sente! peccato che sotto la fanciulla non ci sia ancora la donna - sotto la cantatrice l'artista.
La scintilla venne (...) una di quelle scintille elettriche che servono a fondere i metalli, ed a trasmettere il pensiero, che illuminano o risanano secondo che si adoperano ad illuminazione, od a cura.
La trasformazione è completa. - L'artista ora fa obbliare in lei la cantante, - si segue nel suo viso il riflesso delle impressioni che riceve come su quello della Tessero, della Marini, della Pezzana in qualcuno dei drammi in cui primeggiano, - si guardano i suoi gesti come quelli di Rossi o di Salvini. - E l'arte è in essa tale che la finzione sparisce, - e lo spettatore si trova come davanti alla realtà, - tanto è in essa la naturalezza, la disinvoltura, la sobrietà. (...)
La sua interpretazione dei personaggi che rappresenta ha finitezze squisite, che talvolta possono sfuggire al pubblico - ma che contribuiscono - senza ch'egli se ne accorga - a creare quella specie di magnetismo che la Patti esercita su tutti i pubblici - e a cui non si sottrasse neppure quello di Milano. (...)
La magnetizzatrice dovette per conquiderlo caricarlo di fluido, finchè agitato, palpitante, debellato, soggiogato, si arrese a discrezione.
E come sempre avviene agli scettici convertiti, diventò di sbalzo uno dei più fervidi e devoti credenti.
L'accoglienza che le fece mercoledì nel riudirla - gli scoppj frenetici di applausi alla fine del Faust, provano che la sua conversione è proprio reale, e Saulle è diventato Paolo, un apostolo ardente della fede che negava.
Meravigliosa artista la Patti. - Ha tutto per essere completa (...)
La biografia di Adelina Patti si riassume in poche parole: nacque artista - vive per l'arte - e sarà artista fin che vivrà. - L'arte è la sua patria come è il suo mondo.
Ecco il segreto di Adelina Patti, del fascino che esercita (...)
("L'illustrazione italiana", anno IV - 1877 - secondo semestre)
- Sente in italiano - canta in italiano - è impossibile che pensi, che ami, che soffra in altro idioma.
E' la più completa espressione del canto italiano, nel calore dell'accento, nella purezza dello stile. (...)
Tutto è tipicamente italiano in lei - (...) la vibrazione appassionata della voce, il modo con cui la modula, la pronunzia, le frasi, tutta insomma l'artista.
L'ho sentita per la prima volta a Firenze dodici anni or sono - nella Sonnambula e nella Rosina - cantatrice perfetta - nulla più. (...) Peccato, si diceva allora, che a quella grazia così squisita, a quell'artificio di canto, manchi ancora quella scintilla che tramuta l'artificio in arte, la grazia che si ammira in fascino che si sente! peccato che sotto la fanciulla non ci sia ancora la donna - sotto la cantatrice l'artista.
La scintilla venne (...) una di quelle scintille elettriche che servono a fondere i metalli, ed a trasmettere il pensiero, che illuminano o risanano secondo che si adoperano ad illuminazione, od a cura.
La trasformazione è completa. - L'artista ora fa obbliare in lei la cantante, - si segue nel suo viso il riflesso delle impressioni che riceve come su quello della Tessero, della Marini, della Pezzana in qualcuno dei drammi in cui primeggiano, - si guardano i suoi gesti come quelli di Rossi o di Salvini. - E l'arte è in essa tale che la finzione sparisce, - e lo spettatore si trova come davanti alla realtà, - tanto è in essa la naturalezza, la disinvoltura, la sobrietà. (...)
La sua interpretazione dei personaggi che rappresenta ha finitezze squisite, che talvolta possono sfuggire al pubblico - ma che contribuiscono - senza ch'egli se ne accorga - a creare quella specie di magnetismo che la Patti esercita su tutti i pubblici - e a cui non si sottrasse neppure quello di Milano. (...)
La magnetizzatrice dovette per conquiderlo caricarlo di fluido, finchè agitato, palpitante, debellato, soggiogato, si arrese a discrezione.
E come sempre avviene agli scettici convertiti, diventò di sbalzo uno dei più fervidi e devoti credenti.
L'accoglienza che le fece mercoledì nel riudirla - gli scoppj frenetici di applausi alla fine del Faust, provano che la sua conversione è proprio reale, e Saulle è diventato Paolo, un apostolo ardente della fede che negava.
Meravigliosa artista la Patti. - Ha tutto per essere completa (...)
La biografia di Adelina Patti si riassume in poche parole: nacque artista - vive per l'arte - e sarà artista fin che vivrà. - L'arte è la sua patria come è il suo mondo.
Ecco il segreto di Adelina Patti, del fascino che esercita (...)
("L'illustrazione italiana", anno IV - 1877 - secondo semestre)
ADELINA PATTI (biografie e ritratti) :
E' un fatto innegabile: oggi i "cantanti" che "cantano" sono rari come le monete d'oro e d'argento nel beato regno d'Italia!... Le cause principali sono attribuite alla mancanza di abili docenti, al verdismo ed al wagnerismo, alla fretta degli artisti di rendere fruttifera la loro voce, e certamente possono ammettersi tutte e tre le cause insieme, con un po' di prevalenza della prima.
La deficienza di compositori capaci di rendere il bello informato alla verità drammatica ed all'idealismo della musica, concedendo a questo e a quella quanto loro necessita per elevarsi a prestigio d'arte e ad espressione estetica, provocò la deplorata prevalenza dell'uno di questi due elementi sull'altro, ed avemmo un tempo la turba dei "gargarizzatori" di note ed in altri momenti quella degli "urlatori".
Eppure gli onori che in ogni paese vengono tributati agli artisti di canto privilegiati, dovrebbero convincere che nella musica sopra ogni altra cosa, sopra tutte le decantate elaborazioni, per quanto auree possano essere, si ama, si adora la "melodia vocale"; e per vero, quale strumento artificiale può vincere quello della natura nella efficacia, nella purezza del suono, nella espressione, nella qualità, avvolta tuttora nel mistero, della sua tempra?
E' un fatto che la nostr'anima convibra immediatamente al suono della voce umana, e che, invece, è alquanto tarda a commuoversi alle vibrazioni del suono degli strumenti, per quanto essi si sforzino di imitarla nella miriade delle sue inflessioni. Novità codesta che, del resto, ha sulla groppa la bellezza di tre secoli: "Il suono degli strumenti musicali (si legge nell'antica "Fontegara") imita quello della voce umana, nello stesso modo che i colori dell'arte pittorica imitano quelli della natura."
Ed è poi strano il notare che per l'appunto fu in questi ultimi prosaici tempi, dati tutti ai negozi, che le virtuose, le sirene e le stelle vennero salutate nientemeno che Dive del canto! (...)
Le dive consacrate con tutte le formalità della fama moderna, sono Adelina Patti e Cristina Nilsson, la cantatrice girovaga che co' suoi 'trilli' seppe accumulare tesori e che con la Patti forma il più celebre binomio lirico dei nostri giorni. (...)
Se è vero che la patria dei figli è quella dei genitori, la Patti va reputata italiana, sebbene abbia sortito i natali a Madrid, il 9 aprile 1843.
Suo padre, Salvatore Patti, catanese, fu un valente tenore e la madre, la Barili, romana, si distinse pur essa sulle scene italiane e dell'estero per ingegno fervido ed eccellenti mezzi vocali. (...)
Adelina, come tutti i figli della Barili, aveva ereditato il genio artistico della madre, e venne fin dalla più tenera infanzia, e mercè le cure del padre, iniziata al culto d'Euterpe. (...)
(...) il primo vero maestro di canto della Patti fu un'artista ch'ebbe bel nome dal 1845 al 1855 in America, e specialmente nel Messico, la Elisa Valentini, morta or sono pochi anni a Nuova York, dove insegnava il bel canto. Indi studiò con suo fratello (uterino) Ettore Barili, baritono, tuttora vivente e maestro di canto a Washington.
Il maestro Manzocchi diede pur esso alla Patti qualche consiglio e chi la preparò a salire le scene, e la presentò all'Accademia di musica di Nuova York, fu il maestro Muzio - l'unico allievo di Verdi - oggi uno dei più chiari direttori d'orchestra. (...)
La Patti è una signora colta della mente e dotata di molto spirito: parla inglese, francese, spagnuolo e la lingua nella quale canta, l'italiano. Rossini e Bellini sono i maestri che più accarezza (...)
Quanto alla cantatrice, se le parole con cui ordinariamente esprimiamo i nostri pensieri, e se i pensieri stessi presentassero le gradazioni pressochè insensibili della gamma vocale, solo in questo caso sarebbe possibile dirne adeguatamente.
La voce, estesa per oltre due ottave, si parte dal Si grave e tocca il Mi bemolle acuto, percorrendo i gradi cromatici (ventotto note in tutto) con uguaglianza d'aurea e limpidissima tempra e ottima fusione nei registri, così da riuscire dolcemente omogenea, vellutata, soavissima.
Più che di straordinaria intensità, l'organo fonetico della Patti ha singolare espansione e uno splendore fenomenale per la ricchezza degli 'armonici', o suoni concomitanti. (...)
E' un organo maravigliosamente flessibile: le note di agilità spiccano come un vezzo di bianchissime perle su nero velluto; la loro leggerezza fu comparata poeticamente al remigare dell'ali d'un uccello nell'ampio azzurro del cielo, e la loro velocità ad una pioggia di perle irradiata dal sole.
Un tocco d'arpa cui si sposi il suono del flauto, sono i 'picchiettati'; il 'trillo' che eseguisce nella "Traviata" sul Sol acuto, attraversando di corsa il palcoscenico, coll'ebbrezza della donna spensierata del "demi-monde", è una perfezione da far strabiliare.
Dotata la Patti di grande talento, col suo canto squisitamente colorito, sa assimilarsi tutti gli stili: dalla Zerlina a Violetta, da Rosina a Margherita; è in lei la versatilità della Malibran! (...)
Ella è così grande nel recitativo che nel canto di portamento e nell'allegro più brillante. Nella "Traviata" fu somma anche come artista della passione e della verità drammatica. Bisogna averla veduta allorchè Alfredo le getta la borsa, bisogna averla udita nell' "Addio del passato", per esserne convinti. Ella si permette, ma rarissime volte, d'introdurre qualche variante nell'originale, come la seguente (scritta dal maestro Pietro Romani per la Piccolomini a Firenze), nell'andante della sua aria e l'altra nelle cadenze che precedono le due cabalette, sostituendo un la bemolle efficacissimo al Mi bemolle scritto da Verdi. Colla seguente variante di 'terzina' nel duetto: "Parigi, o cara" in luogo delle due note destò l'ammirazione di tutti.
Udimmo la Patti anche nel "Faust" e nel "Barbiere di Siviglia". (...)
Sulle labbra della Diva, l'aria dei gioielli è un vero gioiello d'interpretazione.
Non ci proviamo neanche a descrivere i portamenti dolcissimi ch'ella trovò nella canzone del re di Thulè, nè i trilli con cui preludia al valzer, la perfetta intonazione e la granitura delle scale d'agilità, la sicurezza negli sbalzi i più ardui dall'acuto al grave: "L'arte che tutto può, nulla discopre!"
Nella detta canzone, ella "ammorza" il Mi con tant'arte, che gli "armonici" della sua voce simulano una lontana eco; ti sembra udire il magico suono d'un'arpa eolia.
Bisogna poi vederla e udirla nell'ultimo atto, per convincersi del suo genio artistico. (...)
Ma il maggior trionfo e inarrivabile della Patti, fu nella parte di Rosina, nel "Barbiere di Siviglia". (...)
Canta l'adagio della cavatina: "Una voce poco fa" nel tono originale (sebbene scritto per mezzo soprano) e con una pompa lussureggiante di purissimi vocalizzi, e nell'allegro, dopo averlo fatto gustare quale uscì dalla penna di Rossini, aggiunge ogni sorta di vezzi vocali di sua propria composizione. (...)
Nella scena della lezione cantò l'aria della Dinorah, di Meyerbeer: "Ombra leggiera" nella quale emulò i prodigi della tastiera di Rubinstein e dell'archetto di Paganini.
Una vera maraviglia di scale ascendenti e discendenti, nelle quali, malgrado la loro celerità, l'orecchio distingue suono per suono; maraviglia di acutissimi 'picchiettati' che si slanciano fino al Mi bemolle, infine maraviglia di sicurezza e di spontaneità in qualsivoglia emissione la più perigliosa. (...)
Non sono imaginabili le feste fatte alla Patti nel "Barbiere"!
E ben ci voleva questo duplice trionfo nel canto studiato, d'agilità, artificioso, e in quello naturale, semplice e piano del sentimento, perocchè, diremo, parafrasando Voltaire, se è bello il saper farsi applaudire, più bello ancora è il saper commuovere di squisita tenerezza e trasportare l'uditore in mezzo alle battaglie del dramma umano!
(A. Galli in: "Emporio pittoresco", anno XIV. N. 690 - dal 18 al 24 novembre 1877)
THE ILLUSTRATED LONDON NEWS, May 24, 1879.
It was in June, 1876, that "Aïda" -Verdi's latest stage work- was produced at the Royal Italian Opera: having been originally commissioned by the Khedive for the inauguration of the Vice-Regal Theatre at Cairo, where it was first performed in 1872. Its representation here three years ago, and in following seasons, have given occasion for one of the finest of Madame Adelina Pattis' impersonations, in the character of the unhappy Aïda (the captive daughter of the Ethiopian King), who perishes, etmobed alive, with her lover Radamès. In her most recent representation -on the 13th inst.- Madame Patti displayed not only that superb vocalisation for which she has long been renowned, but also those largely enhanced powers of tragic and pathetic expression which have been chiefly developed during recent years. The portrait is from a photograph by the London Stereoscopic Company.
LA PATTI ALLA SCALA
La Penco, la De Giuli, la Frezzolini, avevano fatto in altri tempi, una creazione di questo spartito verdiano, che certamente non tiene uno dei primi posti fra i capolavori dell'illustre compositore.
Quando avessi detto che la Patti l'altra sera fece dimenticare quante la precedettero, avrei detto tutto; essa ne fece "una nuova e divina creazione"; trovò effetti sorprendenti nei punti più inconcludenti del dramma e fece risaltare scene che per altre artiste non uscivano dal più volgare convenzionalismo, nel popolare spartito.
La sua voce abbastanza estesa, è sonora, vibrata, squillante e si espande nell'ampia sala, cosa della quale gli intransigenti e gli incontentabili dubitavano assai. - Dicevan costoro: la voce della Patti non è voluminosa quanto occorre pel vasto recinto della Scala. - Come s'ingannavano! - Nei più lontani posti del teatro la voce della Patti giugne squillante, omogenea, limpida; l'intonazione è perfetta; l'agilità sorprendente. - Al primo suo apparire sulla scena vi fu un tentativo di applauso per salutare colei che veniva a noi preceduta dalla fama mondiale di celebrità. Questo tentativo fu represso tosto; alcuni vollero biasimare questo atto di quasi ostile severità nel pubblico milanese. (...)
Dopo ciò la Patti comincia a cantare. Il silenzio regna profondo nell'ampia sala, che è discretamente affollata. Qua e là di quando in quando il silenzio è rotto da qualche esclamazione di "brava". E' applaudito il duetto col tenore; nell'aria e nella cabaletta che seguono, la Patti entusiasma, sorprende coi suoi effetti di voce e specialmente col suo trillo, che eseguisce correndo dalla ribalta al fondo della scena.
Questa eccezionale artista che aveva trionfato davanti a tutti i pubblici del mondo, era visibilmente commossa e la si vedeva chiaramente invasa da un po' di panico, compresa della situazione, trovandosi dinnanzi al tribunale supremo. Ma dopo il primo atto non più reticenze; il giudizio era pronunciato ed anche a Milano Adelina Patti era proclamata la Diva dell'arte lirica.
Nel secondo atto ha poca parte ed il pubblico la attende alla seconda prova: al finale del terzo ed all'ultimo atto dove l'artista giudicata come cantante ha bisogno ancora di mostrarsi quanto valga come artista. - La Patti comincia al finale del terzo, alla scena della borsa a rivelarsi. Fa vedere come bene comprenda la situazione eminentemente drammatica. - A questa scena il pubblico si scuote ed applaude.
Siamo all'ultimo atto.
Si diceva: la Patti è fredda; la Patti cadrà all'ultimo atto della "Traviata" poichè non sente il dramma: la sua voce è un fenomeno, ma in lei manca il sentimento. - Come si sono ingannati una seconda volta! - Nel duetto con Alfredo, ella riveste il suo canto dell'accento drammatico il più efficace. Con quanta passione disse la frase: "Mai più dividermi". A questo punto il pubblico non sa più frenarsi, irrompe nel più entusiastico degli applausi, e vuole il "bis" del primo tempo del duetto.
La Patti è sublime in tutto il resto dell'atto e muore da grande artista.
Eseguì quest'atto come forse la sola Marini, insuperabile nella "Signora dalle Camelie", avrebbe potuto interpretarlo. Dopo l'opera s'ebbe sette chiamate fra gli applausi i più entusiastici che mai abbiano echeggiato nella sala del nostro massimo.
E qui non posso che ripetere, con un mio egregio collega, che in questo tempio, dove la Lalande, la Pasta e la Malibran, aprirono la via al moderno melodramma; dove la Frezzolini lo mantenne e la Galletti lo sublimò, era giusto, che la Patti lo chiudesse.
Mi resta ora a parlare degli altri artisti che furono compagni alla Patti. - Il tenore Nicolini ed il baritono Giraldoni sono pur essi due valenti campioni dell'arte. - Ebbero entrambi momenti felicissimi, specialmente il Nicolini al duetto del primo atto, alla scena della borsa ed al finale. Essi completarono il quadro in cui giganteggia la Patti.
("Asmodeo, monitor artistico-teatrale", Milano 17 novembre 1877 - anno VI. - Numero 22)
La Penco, la De Giuli, la Frezzolini, avevano fatto in altri tempi, una creazione di questo spartito verdiano, che certamente non tiene uno dei primi posti fra i capolavori dell'illustre compositore.
Quando avessi detto che la Patti l'altra sera fece dimenticare quante la precedettero, avrei detto tutto; essa ne fece "una nuova e divina creazione"; trovò effetti sorprendenti nei punti più inconcludenti del dramma e fece risaltare scene che per altre artiste non uscivano dal più volgare convenzionalismo, nel popolare spartito.
La sua voce abbastanza estesa, è sonora, vibrata, squillante e si espande nell'ampia sala, cosa della quale gli intransigenti e gli incontentabili dubitavano assai. - Dicevan costoro: la voce della Patti non è voluminosa quanto occorre pel vasto recinto della Scala. - Come s'ingannavano! - Nei più lontani posti del teatro la voce della Patti giugne squillante, omogenea, limpida; l'intonazione è perfetta; l'agilità sorprendente. - Al primo suo apparire sulla scena vi fu un tentativo di applauso per salutare colei che veniva a noi preceduta dalla fama mondiale di celebrità. Questo tentativo fu represso tosto; alcuni vollero biasimare questo atto di quasi ostile severità nel pubblico milanese. (...)
Dopo ciò la Patti comincia a cantare. Il silenzio regna profondo nell'ampia sala, che è discretamente affollata. Qua e là di quando in quando il silenzio è rotto da qualche esclamazione di "brava". E' applaudito il duetto col tenore; nell'aria e nella cabaletta che seguono, la Patti entusiasma, sorprende coi suoi effetti di voce e specialmente col suo trillo, che eseguisce correndo dalla ribalta al fondo della scena.
Questa eccezionale artista che aveva trionfato davanti a tutti i pubblici del mondo, era visibilmente commossa e la si vedeva chiaramente invasa da un po' di panico, compresa della situazione, trovandosi dinnanzi al tribunale supremo. Ma dopo il primo atto non più reticenze; il giudizio era pronunciato ed anche a Milano Adelina Patti era proclamata la Diva dell'arte lirica.
Nel secondo atto ha poca parte ed il pubblico la attende alla seconda prova: al finale del terzo ed all'ultimo atto dove l'artista giudicata come cantante ha bisogno ancora di mostrarsi quanto valga come artista. - La Patti comincia al finale del terzo, alla scena della borsa a rivelarsi. Fa vedere come bene comprenda la situazione eminentemente drammatica. - A questa scena il pubblico si scuote ed applaude.
Siamo all'ultimo atto.
Si diceva: la Patti è fredda; la Patti cadrà all'ultimo atto della "Traviata" poichè non sente il dramma: la sua voce è un fenomeno, ma in lei manca il sentimento. - Come si sono ingannati una seconda volta! - Nel duetto con Alfredo, ella riveste il suo canto dell'accento drammatico il più efficace. Con quanta passione disse la frase: "Mai più dividermi". A questo punto il pubblico non sa più frenarsi, irrompe nel più entusiastico degli applausi, e vuole il "bis" del primo tempo del duetto.
La Patti è sublime in tutto il resto dell'atto e muore da grande artista.
Eseguì quest'atto come forse la sola Marini, insuperabile nella "Signora dalle Camelie", avrebbe potuto interpretarlo. Dopo l'opera s'ebbe sette chiamate fra gli applausi i più entusiastici che mai abbiano echeggiato nella sala del nostro massimo.
E qui non posso che ripetere, con un mio egregio collega, che in questo tempio, dove la Lalande, la Pasta e la Malibran, aprirono la via al moderno melodramma; dove la Frezzolini lo mantenne e la Galletti lo sublimò, era giusto, che la Patti lo chiudesse.
Mi resta ora a parlare degli altri artisti che furono compagni alla Patti. - Il tenore Nicolini ed il baritono Giraldoni sono pur essi due valenti campioni dell'arte. - Ebbero entrambi momenti felicissimi, specialmente il Nicolini al duetto del primo atto, alla scena della borsa ed al finale. Essi completarono il quadro in cui giganteggia la Patti.
("Asmodeo, monitor artistico-teatrale", Milano 17 novembre 1877 - anno VI. - Numero 22)
LA PATTI ALLA SCALA ("Asmodeo, monitor artistico-teatrale", Milano 17 novembre 1877 - anno VI. - Numero 22) |
Patti (nel 1880 ca.) |
(Adelina Patti's Speaking Voice)
ADELINA PATTI - "Paris-Théâtre" |
La Patti in M.Mortier - Biographical Sketch of Madame Adelina Patti (1881) |
Il soprano Adelina Patti (ca. 1881) |
Adelina Patti, the everlasting prima-donna - Illustration from Puck, 21 December 1881 |
ADELINA PATTI - "Les Contemporains" (1881) |
Madame Adelina Patti at Home (from 'The Graphic', a weekly newspaper published in Great Britain in 1883) |
ADELINA PATTI du Théatre Italien (Camées Artistiques, ca. 1887) |
THE PERFECTION OF TOUCH AND TONE - "I am charmed with tone and touch of the splendid Pianoforte made for me by Messrs. John Brinsmead and Sons, and the case is lovely." - ADELINA PATTI (1888) |
MADAME ADELINA PATTI ("L'Univers illustré", 1er Décembre 1888) |
Ascoltata nel 1889, Bernard Shaw scrisse della Patti, qualche anno più tardi, lodandone "the wonderful even soundness of the middle of her voice, its beauty and delicacy of surface, and her exquisite touch and diction" (B.Shaw - "The World", 30 May 1894)
After buying Craig-y-Nos
Castle, near Swansea, Adelina Patti and her husband, the tenor Nicolini,
installed electricity (said to have been the first in a private house)
and in 1891 built their own little theatre attached to the castle (129).
It was essentially a ballroom with a permanent stage and an orchestra
pit seating twenty at one end; the wooden floor was so constructed that
it could be tilted up to improve the sightlines. Patti entertained her
guests with highlights from her career. The little theatre still exists
(130, 131), along with its original scenery, including an act drop
painted by Hawes Craven of Semiramide in a Roman chariot, with the face
of La Diva herself
Opening of Madame Patti's Theatre at Craig-Y-Nos Castle |
The triumphant opening performance in 1891 by the famous opera singer
Madam Adelina Patti at her specially built theatre at Craig-y-nos Castle
near Ystradgynlais. This drawing by J. Finnemore was engraved by E.
Herzog and published in Black & White magazine on 22 August, 1891.
Madame Patti's Theatre |
Lo stesso teatro oggi: Adelina Patti Theatre
The
soprano Adelina Patti (1843–1919) was brought up by her Italian parents
mostly in New York. Following her London appearance in 1861 she became
the primadonna assoluta of her time. She made England her home
and Covent Garden her harbour from where she set sail to the opera
houses of the world. In 1878 she bought a country house in the hilly
woodlands near Swansea; it had been built a few years before in the form
of a neo-Gothic castle. In 1891, when Patti was thinking of retirement,
the architects Bucknall & Jennings added a private theatre to the
castle where she continued to perform for her guests. The theatre has
been preserved entirely, including the stage, stage machinery, scenery,
and a painted front curtain showing Patti in her role as Semiramide. The
floor of the auditorium can be raised to stage level to form a
continuous ballroom. The castle itself is now a hotel, surrounded by 40
acres of country park.
LA BODA DE LA PATTI (1899) |
Adelina Patti - David Bispham - Lillian Nordica - Jean de Reszke - Emma Eames - Edouard de Reszke - Zelie de Lussan - Emma Calvé - Marcella Sembrich (from 'Little Visits with Great Americans' - The Success Company, NY 1905)
La Patti chantant à la Matinée du 21 avril 1903 au Trocadéro |
OUR FAREWELL TO PATTI (Lucius Perry Hills - "When Patti sang", 1904) |
Adelina Patti - Die-berühmte-Koloratursopranistin in Ihrem Boudoir im Schloss Craig-y- Nos (1906) |
ADELINA PATTI....DISVELATA
(...)
a Londra, ove il 14 maggio 1861 al Covent-Garden dal gran pubblico
della metropoli anglosassone fu battezzata come un fenomeno prodigioso
nella "Sonnambula". Di là a Madrid e il 17 novembre 1862, pure nella
"Sonnambula", al Théâtre italien di Parigi, che, vero cervello del
mondo, la giudicò soprano inimitabile e la elesse a suo idolo.
Aveva, allora, 19 anni: una voce — d'un timbro quale nessuno mai vantò di possedere — cristallina e, nel contempo, vellutata, rotonda, estesa dal Do basso al Fa sopracuto, che, senza il minimo accenno di fatica, dilagava, sebbene non fosse forte, dominando cori e orchestra: una perfezione per qualità, per virtuosità di vocalizzi, per fioriture, per metodo.
Aveva, allora, 19 anni: una voce — d'un timbro quale nessuno mai vantò di possedere — cristallina e, nel contempo, vellutata, rotonda, estesa dal Do basso al Fa sopracuto, che, senza il minimo accenno di fatica, dilagava, sebbene non fosse forte, dominando cori e orchestra: una perfezione per qualità, per virtuosità di vocalizzi, per fioriture, per metodo.
(da: Giuseppe Cavaciocchi - "Adelina Patti....disvelata" - Milano, "La lettura", agosto 1911)
Questa libro (in inglese) è una lettura interessante per approfondire la biografia della Patti.
--> https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc2.ark:/13960/t8gf0qc1x&view=1up&seq=1
Michel Mortier - Biographical Sketch of Madame Adelina Patti (1881)
Un altro libro (in inglese) sulla Patti assolutamente da leggere è il seguente:
--> https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=hvd.ml1aj1&view=1up&seq=5
LOUISA LAUW - 14 Years with Adelina Patti (Reminiscences) La Scala Autographs, 1977 [unabridged reprint of the 1884 English edit. transl. by Jeremiah Loder]. 68pp.
Infine Herman Klein scrisse "THE REIGN OF PATTI" (1920) --> https://archive.org/details/reignofpatt00klei/page/n11/mode/2up
A POEM TO PATTI
O charming Adelina!
How sweet is thy "Amina"!
How bewitching thy "Zerlina"!
How seldom has there been a
More tunable "Norina"!
And have I ever seen a
More enjoyable "Rosina"?
But to tell the praise I mean a-
-Las! there should have been a
Score more rhymes to Adelina.
(quoted in: "The reign of Patti", by Hermann Klein ... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
A Sonnet on Mme. Patti, by Mr. J. Hutchinson:
Great Queen of Song, accept this votive wreath,
Culled from Parnassus, where the Muses oft
Have stopped to catch, home upward through the soft,
Still ambient air, thy voice, holding their breath
In deep, entranced silence still as death—
Euterpe dropping from her lips her flute,
And e'en Apollo envious standing mute,
Whilst thou, inspired as one that ministreth
Before his altar, told'st the sweet, sad tale
Of human love —tale, old hut ever new —
In varied forms, in gentle "Lucia's" sighs,
In "Norma's" rage, in "Gretchen's" dying wail,
"Amina's" moan — in tones that sweeter grew
The longer heard, and, heard, are memories.
HONOURS TO MADAME PATTI AT BRECON
(Joseph Bennett in the Daily Telegraph, May 25, 1897)
SECRET OF THE LONGEVITY OF PATTI'S VOICE:
THUS, for nearly a decade more than half a century, has Adelina Patti been able to arouse the enthusiasm of the public and the cities. What is the secret of this longevity of her voice ?
It lies in this, that she never abused it and always took good care of her health, resisting the temptations to self-indulgence which her great wealth abundantly afforded her. She carefully avoided overexertion and excess of any kind. In her own words, "Never in my whole career have I sung oftener than three times a week, and to this precaution I attribute my many years of success." . . .
Throughout her career Patti kept up her exercises, but of course they were easy compared to those which less fortunately endowed artists have to submit to. "Her vocal organs," wrote Hanslick in 1879, "which she has managed with such consummate skill since her childhood, and with the instinctive certainty with which the rest of
us perform an ordinary action, hardly need any more practice.
Patti exercises solfeggios daily for half an hour, mostly "mezza voce"; the rôles themselves she does not go over. Never does she practise facial expression or gestures before a mirror, because, as she thinks, that only yields grimaces (singeries)."
The same Viennese critic, who knew her well and had many talks with her, speaks of some of the remarkable things she was able to do. Her memory was amazing. She learned a new role thoroughly by softly singing it two or three times, and what she had once learned and sung in public she never forgot (...)
(From "Success in Music," by Henry T. Finck, pp. 65-66; London: John Murray, 1910)
The art of pantomime never separate from music:
"I am never so happy," she once said to me, "as when I am on the stage. It is then that I feel the truest and strongest inspiration. It is then that I give of my best. Not merely because of the freedom to couple action and movement with my singing, but because of the thought that I am depicting personages, incidents, emotions, all of which I can supplement with facial look and gesture.
"I love the art of pantomime. I love to go through a scene and represent a character where there is neither singing nor speaking; only to feel and understand what I have to express, and carry it out by sheer acting, that is, with attitude, 'geste', glance of the eye, pointing of the hand or a finger. I can do that without using my voice, and yet I can still have music to aid and inspire me. For pantomime carried on without music means nothing; you cannot separate one from the other."
(from: "The reign of Patti", by Hermann Klein ... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
--> https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc2.ark:/13960/t8gf0qc1x&view=1up&seq=1
Michel Mortier - Biographical Sketch of Madame Adelina Patti (1881)
Un altro libro (in inglese) sulla Patti assolutamente da leggere è il seguente:
--> https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=hvd.ml1aj1&view=1up&seq=5
LOUISA LAUW - 14 Years with Adelina Patti (Reminiscences) La Scala Autographs, 1977 [unabridged reprint of the 1884 English edit. transl. by Jeremiah Loder]. 68pp.
Infine Herman Klein scrisse "THE REIGN OF PATTI" (1920) --> https://archive.org/details/reignofpatt00klei/page/n11/mode/2up
Herman Klein - The reign of Patti, 1920 |
A POEM TO PATTI
O charming Adelina!
How sweet is thy "Amina"!
How bewitching thy "Zerlina"!
How seldom has there been a
More tunable "Norina"!
And have I ever seen a
More enjoyable "Rosina"?
But to tell the praise I mean a-
-Las! there should have been a
Score more rhymes to Adelina.
(quoted in: "The reign of Patti", by Hermann Klein ... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
A Sonnet on Mme. Patti, by Mr. J. Hutchinson:
Great Queen of Song, accept this votive wreath,
Culled from Parnassus, where the Muses oft
Have stopped to catch, home upward through the soft,
Still ambient air, thy voice, holding their breath
In deep, entranced silence still as death—
Euterpe dropping from her lips her flute,
And e'en Apollo envious standing mute,
Whilst thou, inspired as one that ministreth
Before his altar, told'st the sweet, sad tale
Of human love —tale, old hut ever new —
In varied forms, in gentle "Lucia's" sighs,
In "Norma's" rage, in "Gretchen's" dying wail,
"Amina's" moan — in tones that sweeter grew
The longer heard, and, heard, are memories.
HONOURS TO MADAME PATTI AT BRECON
(Joseph Bennett in the Daily Telegraph, May 25, 1897)
SECRET OF THE LONGEVITY OF PATTI'S VOICE:
THUS, for nearly a decade more than half a century, has Adelina Patti been able to arouse the enthusiasm of the public and the cities. What is the secret of this longevity of her voice ?
It lies in this, that she never abused it and always took good care of her health, resisting the temptations to self-indulgence which her great wealth abundantly afforded her. She carefully avoided overexertion and excess of any kind. In her own words, "Never in my whole career have I sung oftener than three times a week, and to this precaution I attribute my many years of success." . . .
Throughout her career Patti kept up her exercises, but of course they were easy compared to those which less fortunately endowed artists have to submit to. "Her vocal organs," wrote Hanslick in 1879, "which she has managed with such consummate skill since her childhood, and with the instinctive certainty with which the rest of
us perform an ordinary action, hardly need any more practice.
Patti exercises solfeggios daily for half an hour, mostly "mezza voce"; the rôles themselves she does not go over. Never does she practise facial expression or gestures before a mirror, because, as she thinks, that only yields grimaces (singeries)."
The same Viennese critic, who knew her well and had many talks with her, speaks of some of the remarkable things she was able to do. Her memory was amazing. She learned a new role thoroughly by softly singing it two or three times, and what she had once learned and sung in public she never forgot (...)
(From "Success in Music," by Henry T. Finck, pp. 65-66; London: John Murray, 1910)
The art of pantomime never separate from music:
"I am never so happy," she once said to me, "as when I am on the stage. It is then that I feel the truest and strongest inspiration. It is then that I give of my best. Not merely because of the freedom to couple action and movement with my singing, but because of the thought that I am depicting personages, incidents, emotions, all of which I can supplement with facial look and gesture.
"I love the art of pantomime. I love to go through a scene and represent a character where there is neither singing nor speaking; only to feel and understand what I have to express, and carry it out by sheer acting, that is, with attitude, 'geste', glance of the eye, pointing of the hand or a finger. I can do that without using my voice, and yet I can still have music to aid and inspire me. For pantomime carried on without music means nothing; you cannot separate one from the other."
(from: "The reign of Patti", by Hermann Klein ... illustrated with photographs - New York: The Century co., 1920)
The influental Viennese critic Eduard Hanslick (1825-1904) has described Patti as follows: "I've heard greater artists as singers and more brilliant voices. I recall more sophisticated actresses and more beautiful women. But Patti's charm consists in making one forget them. What she offers is so completely hers, so harmonious and loveable, that one allows oneself to be captivated and accepts it with great pleasure."
Auber, being asked what he thought of her, replied: "I have seen and heard many singers. I remember Catalani, Pasta, Malibran, Grisi, and Sontag. But I never heard so perfect an artist as Patti. As for her voice, it is without a flaw."
[in the picture: LA REINE, in "Diamants de la Couronne", 1870]
[in the picture: LA REINE, in "Diamants de la Couronne", 1870]
Nessun commento:
Posta un commento