Cari cantanti, studenti e insegnanti di canto, e tutti voi fedeli lettori di Belcanto Italiano, siamo oggi lieti di condividere con voi - a scopo di riflessione ed ispirazione alla creatività nell'arte scenica - la parte conclusiva del libro quarto del trattato del baritono Enrico Delle Sedie "Estetica del canto e dell'arte melodrammatica" - Livorno, 1885.
Ecco i temi trattati (e le proposte suggerite) :
DELLA DECLAMAZIONE E DEL GESTO
DELLA DECLAMAZIONE E DEL GESTO
DELL'AZIONE SCENICA
- Posa di fronte (e seduto)
- Posa di due terzi (e seduto)
- Posa di tre quarti (e seduto)
- Posa di profilo
Passo in avanti
Passo indietreggiato
Passo trepidante
DELLE POSE ESPRESSIVE
Affermativa
Afflizione
Agitazione
Ammirazione
Compassione
Collera
Delle Sedie - Estetica del canto e dell'arte melodrammatica (1885) - POSA Compassione, Collera, Dolore |
Dolore
Dubbio
Esclamazione
Meditazione
Racconto
DELL'ESPRESSIONE DEL GESTO E DELLA FISONOMIA DEL SALUTO
Ammirazione nell'amore
Ammirazione delle bellezze del cielo
Delle Sedie - Estetica del canto e dell'arte melodrammatica (1885) - GESTO Ammirazione delle bellezze del cielo |
Afflizione e pianto
Autorità
Collera
Sdegno e minaccia
Anelito, angoscia
Dolore profondo
Esclamazione nel dolore
Furore, rabbia, disperazione, desolazione
Delle Sedie - Estetica del canto e dell'arte melodrammatica (1885) - GESTO Furore, rabbia, disperazione, desolazione |
Diffidenza, dubbio
Facezia
Delle Sedie - Estetica del canto e dell'arte melodrammatica (1885) - GESTO Facezia |
DEL SALUTO
AZIONE SCENICA NEL DIALOGO
Alcuni esempi-modello di arte scenica nel Novecento :
Rosa Raisa e Giacomo Rimini
Italo Tajo
Giuseppe Valdengo
Cesare Siepi
Roberto Scandiuzzi
Samuel Ramey
Sesto Bruscantini
Alessandro Corbelli
(da 1:03.40 a 1:13:20)
Ugo Benelli
Enzo Dara
Clara Petrella
Licia Albanese
Anna Moffo
Renata Tebaldi
Magda Olivero
Renata Scotto
Mariella Devia
Montserrat Caballé
Giulietta Simionato e Gabriella Tucci
Enrico Delle Sedie, nato a Livorno il 17 giugno del 1824, studiò canto con Cesario Galeffi e, per la declamazione e l'arte scenica, con l'attore L. Domeniconi.
Il debutto come baritono avvenne nell'estate del 1851 al teatro di San Casciano, presso Firenze.
Nel 1852, a Firenze nel "Rigoletto" di Verdi, ottenne un vero trionfo. Nella parte del buffone verdiano il Delle Sedie si impose immediatamente per una interpretazione originale e personalissima, distaccandosi da quella creata a Venezia da F. Varesi e seguita fedelmente da tutti gli altri interpreti.
Nel 1855 si impose definitivamente nei teatri più importanti: al teatro Argentina di Roma fu applaudito come cantante e come attore, tanto da reggere il confronto con F. Colini, nella "Luisa Miller" di Verdi; al teatro alla Canobbiana di Milano interpretò "Corrado d'Altamura" di F. Ricci, "Puritani" di Bellini, "Lucia di Lammermoor" di Donizetti.
Criticato inizialmente per i mezzi vocali modesti sia per volume sia per estensione, fu presto accettato dal pubblico per la voce calda e pastosa, per la finezza del gusto, per l'intensità dell'espressione, per l'intelligenza interpretativa e per l'efficacia dell'azione drammatica. Nel 1856 fu di nuovo al teatro Argentina in Marin Faliero (Israele) di Donizetti e in "Maria di Biscaglia" di S. Fenzi (prima rappresentazione, 31 maggio), poi al teatro Carignano di Torino nel "Rigoletto" e ne "La Demente" di F. Marchetti (prima rappr., 27 novembre).
All'inizio dell'anno seguente conseguì un grande successo personale nel "Torquato Tasso" di Donizetti eseguito al teatro Carcano di Milano
Nella stagione 1857-58 fu al teatro Carlo Felice di Genova in "Traviata", "Rigoletto" e "Trovatore" di Verdi:
"...la sua voce non è potente, ma ha tale dolcezza e pastosità che squisitamente si piega a tutte le modulazioni del canto e a tutti i colori della passione..." (in Gazzetta musicale di Milano, XVI[1858], 4, p.29).
Il debutto come baritono avvenne nell'estate del 1851 al teatro di San Casciano, presso Firenze.
Nel 1852, a Firenze nel "Rigoletto" di Verdi, ottenne un vero trionfo. Nella parte del buffone verdiano il Delle Sedie si impose immediatamente per una interpretazione originale e personalissima, distaccandosi da quella creata a Venezia da F. Varesi e seguita fedelmente da tutti gli altri interpreti.
Nel 1855 si impose definitivamente nei teatri più importanti: al teatro Argentina di Roma fu applaudito come cantante e come attore, tanto da reggere il confronto con F. Colini, nella "Luisa Miller" di Verdi; al teatro alla Canobbiana di Milano interpretò "Corrado d'Altamura" di F. Ricci, "Puritani" di Bellini, "Lucia di Lammermoor" di Donizetti.
Criticato inizialmente per i mezzi vocali modesti sia per volume sia per estensione, fu presto accettato dal pubblico per la voce calda e pastosa, per la finezza del gusto, per l'intensità dell'espressione, per l'intelligenza interpretativa e per l'efficacia dell'azione drammatica. Nel 1856 fu di nuovo al teatro Argentina in Marin Faliero (Israele) di Donizetti e in "Maria di Biscaglia" di S. Fenzi (prima rappresentazione, 31 maggio), poi al teatro Carignano di Torino nel "Rigoletto" e ne "La Demente" di F. Marchetti (prima rappr., 27 novembre).
All'inizio dell'anno seguente conseguì un grande successo personale nel "Torquato Tasso" di Donizetti eseguito al teatro Carcano di Milano
Nella stagione 1857-58 fu al teatro Carlo Felice di Genova in "Traviata", "Rigoletto" e "Trovatore" di Verdi:
"...la sua voce non è potente, ma ha tale dolcezza e pastosità che squisitamente si piega a tutte le modulazioni del canto e a tutti i colori della passione..." (in Gazzetta musicale di Milano, XVI[1858], 4, p.29).
Nell'autunno del 1858 tornò al teatro Argentina di Roma nella "Vestale" di Mercadante, "Saffo" di Pacini, "Rigoletto", "I promessi sposi" di A. Traventi (prima rappr., 22 novembre). Nella stagione carnevale-quaresima 1858-59 si esibì al teatro Vittorio Emanuele di Torino in "Ugonotti" di Meyerbeer, "Lucrezia Borgia" di Donizetti, "Isabella d'Aragona" di C. Pedrotti (prima rappr., 7 febbr. 1859), "Petrarca alla corte d'amore" di G. Roberti (prima rappr., 22 febbraio), "Traviata". Fu alla Scala di Milano nella "Lucia di Lammermoor" (7 agosto 1859). Nel 1859 cantò anche a Vienna, nel 1860 a Berlino (Barbiere di Siviglia), Londra (Un ballo in maschera) e a Pietroburgo.
A Parigi, città che gli offrì forse le maggiori soddisfazioni artistiche e dove rimase per il resto della sua vita, debuttò nel 1861: il 17 ottobre al Théâtre Italien venne rappresentato "Un ballo in maschera". Nella stagione 1861-62 cantò poi in "Trovatore" (conte di Luna), "Marta" di Flotow (Plumkett), "Don Pasquale" (il dottore), "Rigoletto", "Il barbiere di Siviglia" (Figaro), "Don Giovanni" di Mozart, "Lucrezia Borgia" (il duca Alfonso), "Il Furioso" di Donizetti (Cardenio), "Traviata". Partecipò anche ai "Concerts spirituels" della settimana santa eseguendo la famosa aria "Pietà Signore" (attribuita per tanto tempo a Stradella). Nelle stagioni successive interpretò i ruoli di Dandini nella "Cenerentola" di Rossini e Barbarino in "Stradella" di Flotow (1862-63), Severo nel "Poliuto" di Donizetti, don Carlo in "Ernani", Enrico in "Maria di Rohan" di Donizetti (1863-64), Nottingham in "Roberto Devereux" di Donizetti, Antonio in "Linda di Chamounix" di Donizetti, Carlo Cibo in "La duchessa di San Giuliano" di A. Graffigna (1864-65), Barono in "Leonora" di Mercadante (1865-66). Dopo queste cinque stagioni di ininterrotti successi il D. si ritirò momentaneamente dalle scene, ma poi tornò a cantare, sempre a Parigi, nelle stagioni 1868-69 e 1869-70.
Nel marzo del 1867, su proposta di Auber, fu nominato insegnante di canto al conservatorio, posto che mantenne fino al 1871 quando rassegnò le dimissioni e si dedicò all'insegnamento privato. Cantò ancora in concerto nel 1872 e dette l'addio alle scene nell'aprile del 1874 con la "Lucia di Lammermoor".
Come maestro di canto (fu coadiuvato nell'insegnamento privato dalla moglie Margherita Tizzoni, ex allieva del conservatorio di Milano, morta a Parigi il 23 marzo 1888), ebbe forse maggior presenza che nella storia dell'arte lirica. Se, a cagione dei mezzi vocali modesti per volume ed estensione, rare furono le sue apparizioni nei grandi teatri anche quando il suo nome era ormai celebre, riversò nell'insegnamento le sue precipue qualità di gusto, di stile, di espressione e di intima aderenza al personaggio. Tra i suoi allievi si ricordano, tra gli altri, Bianca Donadio (nome d'arte di Blanche Dieudonné), Gustavo Moriani e Felice Coen (futuro maestro di Alessandro Bonci).
Delle Sedie intrattenne una bella amicizia con Verdi, che si protrasse nel tempo, e questo amichevole connubio fu utile per la produzione verdiana, se non altro per un simpatico scambio di vedute. Altri compositori ebbero modo di dedicare canzoni ed arie al Delle Sedie; oltre alle amicizie nella musica, intrattenne un'amicizia in anzianità con Francesco Vigo.
Scomparve a La Garenne-Colombes, vicino Parigi il 29 novembre del 1907.
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