lunedì 2 settembre 2024

'L'uomo Vivaldi', secondo una sua lettera del 16.11.1737 - DOC di Belcanto Italiano, Venezia 2024

L'uomo Vivaldi

Ecco il nostro breve Documentario di Belcanto Italiano su Vivaldi, musicista e uomo - realizzato il 21 giugno 2024 a Venezia, presso la Chiesa di San Girolamo nel sestiere di Cannaregio - tra interessanti mie letture scelte, dal diario del viaggiatore tedesco Johann Friedrich A. von Uffenbach e dalle (poche) lettere vivaldiane esistenti, e qualche estratto saliente della nostra esecuzione 'live', come Belcanto Italiano Duo - Astrea Amaduzzi, soprano, Mattia Peli, organo - in omaggio al grande compositore veneziano, dell'espressivo "Quia respexit" (dal "Magnificat"), e del primo movimento del mottetto "In furore iustissimae irae".
L'incipit di quest'ultimo brano paraliturgico, dalle caratteristiche chiaramente teatrali, è presente anche all'inizio del video, nella registrazione audio della nostra interpretazione offerta al pubblico veneziano, nel corso del concerto di musica sacra e operistica d'ispirazione sacra 'Capolavori del Belcanto' dell'anno scorso, che abbiamo tenuto il 20 maggio 2023 sempre a San Girolamo.

https://ilnuovoterraglio.it/a-venezia-il-festival-internazionale-itinerante-di-belcanto-italiano/
https://www.veneziatoday.it/eventi/festival-belcanto-italiano.html

Il 28 luglio 1741 scompariva a Vienna uno dei più grandi geni della storia della musica: il violinista-virtuoso e compositore Antonio Lucio Vivaldi, detto "il Prete rosso". Era nato a Venezia il 4 marzo 1678 e nell'arco di circa quarant'anni donò al mondo non solo le sue famose 'Quattro stagioni' ma anche un immenso numero di straordinarie creazioni musicali strumentali, orchestrali, sacre ed operistiche (sono stati identificati una cinquantina di titoli di Opere liriche che vennero per la prima volta rappresentate 'in vita', dal 1713 al 1739, a Vicenza, Venezia, Firenze, Mantova, Roma, Milano, Reggio Emilia, Verona e, all'estero, a Praga, ma di esse ci rimangono ad oggi solo 26 partiture manoscritte!).
Famoso in vita in tutta Europa, Vivaldi dopo la sua scomparsa 'sparì' improvvisamente alquanto dall'attenzione mondiale, per riapparire gradualmente in una sorta di progressiva "rinascita" a cominciare dai primi decenni del Novecento. Tuttavia, nonostante gli sforzi fatti da molti musicisti, ancora oggi la sua musica non è sufficientemente conosciuta ed eseguita, in particolare quella vocale, e soprattutto la sua musica operistica.

Ma quanto alla sua vita cosa sappiamo? Pochissimo! Una lettera di Vivaldi scritta da Venezia, il 16 novembre 1737, al Marchese Guido Bentivoglio d'Aragona, ci dà un quadro generale di base della sua esistenza terrena, lasciamo parlare lo stesso compositore... 

Venezia, 16 novembre 1737

Eccellenza.
Dopo tanti maneggi e tante fatiche, ecco a terra l'opera di Ferrara. Oggi questo monsignor Nunzio Apostolico mi ha fatto chiamare e ordinato, a nome di Sua Em.a Ruffo, di non venire a Ferrara a far opera, e ciò stante essere io religioso che non dice messa, e perchè ho l'amicizia con la Girò cantatrìce. A colpo così grande V. E. si può immaginare il mio stato.
Ho sulle spalle il peso di sei mila ducati in scritture segnate per quest'opera, e a quest'ora ho già sborsato più di cento zecchini. Far l'opera senza la Girò non è possibile, perche non si può ritrovare simile prima donna. Far l'opera senza di me non posso, perchè non voglio affidare nell'altrui mani un soldo sì grande. D'altra parte, sono tenuto alle scritture, onde ecco un mare di disgrazie. Quello che più mi affligge è che Sua Em.a Ruffo dà a queste povere signore una macchia che il mondo non ha loro mai dato. Sono quattordici anni che siamo andati assieme in moltissime città d'Europa, e pertutto fu ammirata la loro onestà, e può dirlo abbastanza Ferrara. Ogni otto giorni esse fanno le loro divozioni, come si può rilevare dalle fedi giurate e autenticate.
Sono venticinque anni ch'io non dico Messa, nè mai più la dirò, non per divieto o comando, come si può informare Sua Eminenza, ma per la mia elezione, e ciò stante un male che patisco "a nativitate", pel quale io sto oppresso. (1)
Appena ordinato sacerdote, un anno o poco più ho detto messa, e poi l'ho lasciata avendo dovuto tre volte partir dall'altare senza terminarla a causa dello stesso mio male. Per questo io vivo quasi sempre in casa, o non esco che in gondola o in carrozza, perchè non posso camminare per male di petto ossia stretezza di petto. Non v'è alcun cavaliere che mi chiami alla sua casa, nemmeno l'istesso nostro Principe, mentre tutti sono informati del mio difetto. Subito dopo il pranzo ordinariamente io posso andare, ma mai a piedi. Ecco la ragione per la quale non celebro messa. Sono stato tre carnevali a far opera in Roma, e V. E. lo sa, nè mai ho detto messa, e ho suonato in teatro, e si sa che sino a Sua Santità ha voluto sentirmi suonare e quante grazie ho ricevuto. Sono stato chiamato a Vienna, né mai ho detto messa. In Mantova sono stato tre anni al servigio del piissimo principe Darmstadt, insieme con queste signore le quali sono state sempre riguardate da S. A. S. con somma benignità, nè mai ho detto messa. I miei viaggi mi costarono sempre molto, perchè sempre gli ho fatti con quattro o cinque persone che mi assistessero. Tutto quello che io posso fare di bene, lo faccio in casa e al tavolino. Per questo ho l'onore di corteggiare con nove Principi d'altezza, e girano le mie lettere per tutta l'Europa. Per questo, ho scritto al sig. Muzzuchi che se non mi dà la sua casa io non posso venir a Ferrara. Insomma, tutto nasce per questo mio male, e queste signore mi giovano molto perchè sono informate di tutti i miei difetti. Queste sono verità note a quasi tutta l'Europa; dunque ricorro alla benignità di V. E. acciò si compiaccia d'informarne anche Sua Em.a Ruffo, mentre questo comando è il totale mio precipizio. Replico a V. E. che, senza di me, non si può far l'opera in Ferrara, e vede per quante ragione.
Non facendosi, io debbo, o portarla in altro paese ch'ora non ritrovo, o pagare tutte le scritture, sicchè se Sua Eminenza non si rimovesse, supplicherei V. E. ad ottenere almeno da S. E. Legato la sospensione dell'opera, affinchè io fossi assolto dal pagare le scritture. Spedisco altresì a V. E. le lettere di Sua Em.a Albani che dovrei presentare io stesso.
Da trent'anni sono maestro della Pietà, e senza scandali. Mi raccomando al benignissimo patroconio di V. E. e umilmente mi confermo ecc.

(1) Da quanto è detto nel seguito della lettera il male di cui era afflitto Vivaldi sembra evidente sia stato l'asma.

[Lettera di Vivaldi scritta a Guido Bentivoglio d'Aragona - Nell'immagine: Pier Leone Ghezzi (1674-1765), caricatura di Antonio Vivaldi disegnata in occasione dell'allestimento romano di 'Ercole su 'l Termodonte'. La didascalia riporta: 'Il Prete rosso Compositore di Musica che fece l'opera a Capranica del 1723'.]

Vedi anche il precedente video: Belcanto Italiano in visita a Venezia, sulle orme di Antonio Vivaldi (Dirette-Video del 4 e 5 marzo 2023)

Mattia Peli

Nessun commento:

Posta un commento