Thomas Edison ed il Fonografo - IL TEATRO ILLUSTRATO, settembre 1889 |
EDISON ED IL FONOGRAFO
(...) Una delle ultime miracolose invenzioni di questo mago è il "Fonografo", del quale presentiamo il disegno unitamente al ritratto del suo immortale inventore: un fonografo che canta, parla, come solo l'uomo dovrebbe poter fare.
Con esso nulla di più semplice che il registrare a Bayreuth le opere, per esempio, di Wagner e di farci assistere dopo, qui in Milano, alle rappresentazioni del "Tristano" o del "Parsifal".
Noi siamo accorsi agli esperimenti dati nel ridotto della Scala.
Una cassetta contenente l'apparecchio e due pile erano disposte su d'un tavolo nel centro della sala.
Tutto intorno gli invitati aspettavano ansiosi che dal fonografo uscissero le voci e il suono che sono, per così dire, immagazzinati nel rocchetto. Un giovane ingegnere americano aveva applicato tale rocchetto all'apparecchio, e, messo questo in movimento per mezzo d'un congegno d'orologeria, ecco diffondersi per la vasta sala le prime note della "marcia reale".
La prima impressione, per quanto aspettata, è di viva sorpresa: anche i tecnici non possono fare a meno di rimanerne colpiti.
Dal fonografo uscì poi l'inno di Garibaldi, e successivamente, la voce dei più noti cantanti e dei più celebri oratori.
I canti popolari e le canzoni patriottiche uscivano dal magico corno con una freschezza e una efficacia tali da supporre vicina una fanfara che intonasse quei noti motivi.
La voce di Kaschmann, il celebre baritono, risuonò così gagliarda che per poco non sorse fra gli astanti un caloroso applauso come già fra il pubblico di Londra, allorchè udiva dalla bocca stessa dell'artista quelle note che il fonografo aveva raccolte per ripeterle a piacimento.
Levato il corno e applicata al suo posto una cannula di gomma ramificata, le cui estremità terminavano in due globetti simili a quelli della luce elettrica, le vibrazioni erano tali da chiedersi se i suonatori e i cantanti non fossero nascosti lì vicino.
L'ingegnere Copello invitò poi i presenti a parlare presso l'apparecchio, per udir poi ripetute le frasi, e il sindaco Negri pronunciò queste parole:
"Milano in questo giorno manda un addio riverente alla memoria di Benedetto Cairoli. —Saluta in lui l'uomo illustre che ha onorato l'Italia colla fede indomabile e col coraggio più indomabile ancora. Milano riverente manda un saluto a Cairoli, ai suoi fratelli e all'eroica madre loro."
Poi aggiunse: "Davanti al fonografo non è più sostenibile il detto antico: 'verba volant scripta manent', perchè la parola rimane imprigionata al volo ed è fissata per sempre. È sperabile che fra i vantaggi che produrrà il fonografo possa esservi quello di render più caute le donne."
Il discorsetto sindacale fu ripetuto parecchie volte dal fonografo, cosicchè non abbiamo durato fatica a tenerlo a mente.
Ecco ora una breve descrizione del fonografo:
Una molla è collegata ad una lamina vibrante in guisa che tutte le vibrazioni di una vicina piastra vengono immediatamente e simultaneamente riprodotte da uno stiletto e, reciprocamente, tutti i movimenti dello stiletto vengono riprodotti dalla piastrina. Questi tre organi si possono avvicinare quanto basta, poichè lo stiletto tocchi il cilindro, senza però che eserciti su di esso veruna pressione. Sul cilindro si adatta un sottilissimo foglio di stagno.
Quando si parla nell'imboccatura del fonografo, la piastrina vibra sotto l'azione delle onde sonore che escono dalla bocca; lo stile, che fa corpo con essa, vibra simultaneamente all'emissione della voce, e per conseguenza trovasi animato da una specie di tremolio.
Ogni volta che si appoggia sulla foglia di stagno, sebbene questa pressione sia debolissima, lascia sopra di essa una leggiera traccia. Ora, se parlano, si agisce sulla manovella per far girare il cilindro, lo stiletto seguirà forzatamente l'elica del cilindro e traccerà consecutivamente delle solcature, le quali saranno la rappresentazione grafica dei suoni emessi nell'imboccatura dell'istrumento, siano poi queste parole o note musicali, poco importa.
In conseguenza di ciò, la frase qualsiasi pronunciata nella imboccatura, si troverà impressa sulla foglia di stagno; il fonografo dunque registra le vibrazioni che agiscono sopra di esso. Questa è la prima operazione.
Per fargli ripetere quante volte si voglia la frase o le frasi registrate, basta far vibrare la piastrina, esattamente come vibrò sotto l'azione delle onde sonore che ricevette.
Allontanando lo stiletto dal cilindro, si riconduce quest'ultimo al suo punto di partenza, girando la manovella in senso contrario; poscia si riavvicina lo stiletto in guisa che possa seguire esattamente le traccie che ha lasciato, e si gira la manovella nel senso voluto perchè lo stilo segua di nuovo il cammino percorso nell'atto dell'emissione dei suoni; lo stiletto stesso ripassando sulle proprie traccie, effettuerà i movimenti della prima operazione, questi saranno comunicati alla piastra vibrante, e le onde sonore generate dalle sue vibrazioni riprodurranno i suoni emessi e registrati sulla foglia di stagno.
Vero miracolo della scienza!
(da: "IL TEATRO ILLUSTRATO", settembre 1889)
Giuseppe Kaschmann è probabilmente il baritono in assoluto più versatile tra quelli esistiti. Egli cantò diversi ruoli al Metropolitan, tra i quali Enrico, il Conte di Luna, Sir Riccardo Forth, Telramund, Don Giovanni, Valentin, Hamlet, Comte de Saint Bris, Kurwenal, Wolfram, Amonasro, Wotan e Rigoletto.
0:00 "O de verd'anni miei" (Ernani, 1903)
3:09 "Carlo che sol il nostro amore" (Don Carlo, 1903)
5:47 "Credo in un dio crudel" (Otello, 1903)
9:30 "O vin, discaccia la tristezza" (Hamlet, 1903)
12:58 Serenata (I Medici, 1903)
15:49 "Ah mon remords" (Dinorah, 1910)
21:26 "Credo in un dio crudel" (Otello, 1910)
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